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Crudelia? (2006-2007) Anno 5 Numero 31 gennaio-febbraio 2007



Guerrieri o Angeli Ribelli?

Marta Massaioli



Contemporary Art Magazine


1] Cover_Marcello Diotallevi
2] Editoriale
3] R.s.v.p_ Daniela Carati
5] Eitel Tim
7] Marcello Diotallevi
11] Discovery Roma_Ringo of Dakar
13] Discovery New York_Diana Lowenstein
14] Shoso Shimamoto
16] Pier Giuseppe Pesce
20] Eder Martin
22] Gian Paolo Tomasi
24] omage a Christo
26] Domizia Arte
27] Neo Rauch
29] [R.S.V.P.] testi.opinioni.immagini.d'artista_Lucio Fontana
31] Space Gallery ”Pretty Communication”
32] Back cover_”Pretty Communication” G. Binderova
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Ringo of Dakar, untitled, mixed media on canvas, 2007

Ringo of Dakar, untitled, mixed media on canvas, 2007

Ringo of Dakar, untitled, mixed media on canvas, 2007

Chi sono i Guerrieri di Ringo of Dakar? Guerrieri o Angeli Ribelli?
Un guerriero primitivo che uccide gli animali per nutrirsi del suo sangue?
Un guerriero che conserva il teschio per un occulto rito propiziatorio , o come simbolo della vittoria? Sarebbe troppo semplice identificare le immagini che questo artista, originario del Senegal, ci propone in questa sua prima personale romana, con il ritratto di un guerriero appena entrato nella casta dei Cedo. L'artista ci presenta delle immagini il cui intento èassoltamente antietnico e assolutamente non descrittivo.
L'Africa è un territorio ideale, un'astrazione, un pregiudizio un luogo comune che non ha rispondenza nella realtà. Esistono molte Afriche, tra loro diverse, difformi, che spesso s'ignorano l'una con l'altra quando non sono divise da avversione o ostilità. Ma l'artista non ci parla nemmeno di questa Africa. Il suo è un viaggio letterario, ribelle, ed ipnotico,che mette in evidenza i valori della comunità e della stanzialità,che intrecciati tra loro danno vita ad una nuova identità culturale collettiva.
Le sue icone, i Cavalli-Malaw, i Guerrieri, i Teschi, le Bombe dorate, i saggi delle Montagne, sono immagini tutte attraversate dal doppio estremismo di un pensiero creativo che scavalca la contingenza formale dell'opera feticcio borghese, e dal desiderio di un arte che non ha come suo obiettivo la reserchè della bellezza, ma il rifiuto dell'estetica considerata da Ringo of Dakar "Un abominevole tik della ragione". L'Africa non è solo un continente dove tutto è grande primordiale, e magico. L'Africa è anche un fenomeno culturale, una serie continua di micromemorie collettive in continua evoluzione e mutamento.
Malaw, l'Afrique c'est chic, un cavallo innocente, quasi grossolano, come quello dei bambini, sovrasta la sagoma nera dell'Africa. E' l'Africa delle montagne e i corsi d'acqua, quella ingabbiata nei luoghi comuni delll'immaginario occidentale ed Europeo. Il continente dove le piane, l'orizzonte sono vastissimi. Il cielo incombe, sovrasta, riduce l'individuo ad un punto minuscolo. La natura si impone d'istinto , d'autorità, e senza mezze misure essa esprime il dominio sull'uomo.
In questa opera, si leggono con chiarezza una serie di sfumature letterarie che consentono di affondare nella superficie pittorica, oltrepassando la rappresentazione geografica in sè, per rivelare una verità dimenticata, in bilico tra il mito e l'immagine di un mondo inafferrabile, un frammento visionario di una realtà che inesorabilmente svapora. La pittura , l'icona, il simbolico, sono sovrastati in tutte le tele da riferimenti alla cultura ed ai rituali sciamanici, che si intrecciano alla coscienza dell'impermanenza che regola il flusso degli eventi, al desiderio di un benessere estetico, volto alla salvezza dei popoli, popoli, travolti dal continuo dispetto di una morte culturale, che costanemente li minaccia.

La mostra è anzi un viaggio sciamanico, iniziatico ed i soggetti in mostra sono i segnali di questo viaggio. I Guerrieri con le proprie armi di appartenenza (lancia e spada corta appoggiata sulla spalla, recipienti dorati, gioielli simbolici, pelle corrusche) sono icone di una vita che scorre e non si concede. I Guerrieri Sacri, sono in grado di recarsi in battaglia seminudi, indossando la pelle del loro animale totemico e preziosi gioielli. Guerrieri che non avvertono il dolore delle ferite e combattono come "belve inferocite".

Forse assumono, come scritto nella migliore tradizione sciamanica, prima della battaglia birra e amanita muscaria, un potente fungo allucinogeno, oltre che un notevole stimolatore dell'attività psico-fisica. Forse il contenitore di polvere dorata in alto, sospeso nel cielo marrone intenso, contiene quella bevanda sacra che mette in contatto l'uomo con le divinità, fino a provocare delle vere e proprie trasformazioni sul piano fisico.
I Guerrieri sono così reliquie esistenziali di una presenza costante al centro del mondo e contemporanemaente al suo limite estremo, laddove la realtà ed il mito si uniscono indissolubilmente con incosciente coraggio. Ma questo sentimento sublime e tragico, si mescola costantemente ad una visione talora più sofisticata e narrativa. I Guerrieri sono descritti in tutta la loro possente sensualità, come veri e propri Dandy della savana.
L'artista li descrive ieraticamente posti in modo frontale, facendo risaltare i punti di forza della loro sensualità: il bianco degli occhi e le dentature forti e candide. Vi è un sottile gusto perverso nel presentare questi guerrieri, la cui immagine è connessa alla testimonianza di un'intima quotidianità, conchiusa negli indizi che si trasformano in un illusione di verità, e fanno riemergere il peso di un'opera il cui ruolo è fortemente simbolico, poetico.
I Guerrieri Sacri, svolgono infine un ruolo rassicurante nell'economia dell'intera mostra, così conchiusi nella magia di una presenza pittorica complessa e sofisticatamente articolata, in bilico tra una composizione apparentemente trasandata ed un cromatismo aggressivo. .. Nell'opera "Attenti ai teschi" , una serie di bombe vagano sospese tra teschi colorati. Il verde è sostenuto da un bagliore acido, il lavoro è concentrato in un cromatismo primordiale, istintivo. In quest'opera, polemica e radicale, l'irruenza pittorica si accende nella luminosità degli smalti, nello sfondo caratterizzato da una gestualità e da un ritmo incontrollato. E' il racconto di una quotidianità estrema, gli oggetti (il teschio, la bomba), sono icone di una realtà tragica, che scivola sull'esistenza, lasciando tracce di immagini caratterizzate da un freddo concettualismo, temperato dalla funzionalità narrativa che allude alla distruzione ed alla morte, che accompagna le sorti del mondo contemporaneo. Nell'opera RED PASSION, che concettualmente conclude la mostra, l'energia poetica traccia un percorso più articolato, carico dell'energia dell'apparizione e dell'ignoto, grazie soprattutto all'uso degli strumenti del misterioro e dell'incantatorio.
Vi è in questa tela l'allusione ad un racconto fiabesco. Due sagome che si sdoppiano, l'una lo specchio dell'altra. Un volto che esce da un cuore, un giovane che indossa delle scarpe incredibilmente sproporzionate rispetto al suo corpo. (Sono , come l'artista afferma, le scarpe piene di sabbia, larghe che indossano i bambini africani) Gli improbabili protagonisti di questo universo fiabesco interpretano un ruolo oscuro e lievemente inquietante. Vi è un clima di vaporosa meditazione, anche se l'occhio deve esercitare tutta la sua attenzione per cogliere nel caos del magma segnico, le chiavi di accesso al mondo di significati che questa opera presenta. I conigli sono animali consueti all'immaginario occidentale, simbolo sciamanico del nomadismo e del vagabondare, ed in questa opera accompagnano i profeti della montagna e del deserto, nel loro viaggio attraverso le foreste ed i ghiacci delle passioni, un viaggio verso un'arte che compie il riscatto dell'eidesen per scegliere lo stupore del nuovo e dell'ignoto.

Despite all... Africa souma Rewe