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Overview (2006-2007) Anno 1 Numero 5 estate 2006



Questa è…Bioarte

Adele Sarno, Davide Grosso



mensile bilingue a distribuzione gratuita


CREATING
5 Questa è… bioarte
6 Gli artisti biotech
11 Il coniglio fluorescente e il gene di Cartesio
16 “Your genius unzipped”, viaggio tra arte e scienza
22 Pietro Nicoletti
27 Il paladino della trashart si chiama Van Hoorn
32 Arte utile? E’ possibile
36 Il volume è la chiave, il corpo è il mezzo
44 Materiamorfosi
48 Nei mondi surreali e “zoognanti” di Coniglio Viola con Luca Beatrice

55 A Milano, la nuova Bovisa
59 Human Game – Vincitori e Vinti
64 Appunti per una storia della fotografia al femminile

WEARING
68 Antonio Marras
81 Lo stilista dell’anima
94 Ingenua trasgressione
100 Cool! Cold? Summer…
102 You You

RUNNING
108 IO BIO
109 Cappuccetto Rosso e la nonna bionica
113 Dal mondo della biotecnologia… I gattini clonati
116 Bio-ritmo-grafie
119 B.I.O.
122 Dalle stelle alle stalle
125 La bioedilizia a portata di scuola
130 Slowfood in Camper
140 La nuova frontiera del viaggio Low Cost
143 Biografia di un ideale

PLAYING
146 Umbria Jazz 2006
156 tracks and traces
162 Maria Antonietta, un’adolescente a corte

WRITING
166 I poveracci di Alsadair Gray
169 Over Comics
183 La mia amica Leeza
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Eliana Venier
n. 10 febbraio 2007

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n. 9 dicembre 2006-gennaio 2007


Credit: Eduardo Kac
GFP Bunny, 2000, Alba
The fluorescent rabbit

Credit: Eduardo Kac
Genesis, 1999
Transgenic net installation

Credit: Eduardo Kac
Move 36

Conigli verdi che brillano al contatto con i raggi della luce del sole, maiali con le ali, cloni di alberi, ibridi di fiori e farfalle transgeniche. Non sono i protagonisti di un fumetto o di un cartone animato ma opere artistiche, anzi bio-artistiche. A realizzarle sono gli artisti biotech che, maneggiando provette, coltivando tessuti epidermici, incrociando fiori, si stanno affermando come esponenti di una nuova tendenza mondiale, che porta l’arte dentro i laboratori di genetica e di biologia.
Questi artisti-scienziati sono dei pionieri in questo campo e ricordano i primi net-performer che utilizzavano l’informatica come mezzo di espressione creativa. La bioarte non condanna le biotecnologie, anzi, le sperimenta allo scopo di sollevare il velo su quanto accade all’interno dei laboratori di genetica e fa presa sui timori provocati dall’accelerazione stimolata dal progresso tecnologico.
Il capostipite dell’arte biotech è Eduardo Kac, brasiliano 41enne, creatore nel 2000 di Alba, la celebre coniglietta transgenica dall’improbabile colore fluorescente. Le sue opere hanno fatto scuola. E così, grazie a Marion Laval-Jeantet e Benoît Mangin possiamo stupirci di fronte a “Coltura di pelle d’artista”. I due bioartisti hanno decorato piccoli pezzi di pelle tatuandovi sopra immagini di animali come topi, farfalle, ragni. Il risultato finale? Piccole provette da laboratorio contenenti campioni di pochi centimetri di pelle ibrida cesellati con i ritratti degli animali in miniatura. Da esporre nelle gallerie d’arte, ma anche da farsi impiantare sul braccio. Questa anzi sarebbe la destinazione ideale dell’opera immaginata dai due autori, che l’hanno studiata per collezionisti desiderosi di indossarla.
Se Laval e Benoit ottengono pezzi di pelle da impiantare, Gessert, un altro bioartista, crea piante che rispondono unicamente al suo personale concetto di bellezza, ignorando il comune concetto del bello, Colore, forma, consistenza, profumo – afferma l’artista – esistono nella loro massima espressione soltanto negli organismi vivent. Accanto alla bellezza dei fiori geneticamente modificati ci sono i lavori del collettivo australiano Simbiotica che realizza Pig Wings, ali di maiale, creando in provetta ali di pipistrello in miniatura a partire da tessuti prelevati da maiali, precisamente cellule staminali di midollo osseo. Lo scopo è dare vita organi semi-viventi con cui sostituire quelli malati o difettosi tramite il trapianto.
È un’idea estrema, scioccante, forse ripugnante: ma anche questa è arte. O meglio, bioarte, arte biotech, arte trangsenica: creazione artistica che non teme di sporcarsi le mani nei laboratori e considera la manipolazione di tessuti, cellule e DNA come il suo principale strumento di espressione.

Il Coniglio fluorescente e il gene di Cartesio
La bioarte di Eduardo kac, breve viaggio tra arte e letteratura, bioestetica e genetica, filosofia e comunicazione.


Conosciuto come il pioniere della Holopoetry e della Telepresence Art, questo artista brasiliano arriva negli anni ’90 alla biotelematica dove il processo biologico risulta fortemente legato alle reti digitali. Anelando sempre alla massima partecipazione dello spettatore, coniuga installazioni e performance con avanzate tecnologie genetiche e robotiche. Unico fine della sua arte è la comunicazione e la costante riflessione sul mondo contemporaneo.
Riflette e fa riflettere con opere quali Genesis, nella quale traduce, prima in codice morse e successivamente in DNA, una frase del testo sacro per i cristiani, che recita: Let man have dominion over the fish of the sea, and over the fowl of the air, and over every living thing that moves upon the earth. Così creato il gene (d’artista), viene innestato in batteri particolari che emettono fluorescenza se esposti a luce UV. L’opera viene esposta e il visitatore può e deve interagire con essa decidendo se accendere la luce UV oppure no, in altre parole se accettare o meno quanto proclamato dalle sacre scritture come assoluta verità.
Fa scalpore e viene censurato con l’opera GFP Bunny in cui, creato un coniglio fluorescente, lo integra nella vita sociale sottolineando così l’impatto etico e sociale delle biotecnologie. Ancora più ambizioso con l’opera The Eight Day nella quale, alludendo ad un ottavo giorno della creazione in cui è l’uomo stesso a creare, a farsi Dio onnipotente e inventore di nuove forme di vita, realizza una specie di universo artificiale, un piccolo ecosistema nel quale forme di vita transgeniche (topi, pesci e piante di tabacco), interagiscono fra loro. In questo nuovo mondo, un Biobot, cioè un robot che funziona attraverso componenti biologiche, viene fatto spostare dai visitatori che diventano parte attiva e integrante dell’opera stessa.
La sua opera più recente Move 36, è una complessa istallazione che allude alla celebre partita a scacchi persa per la prima volta dal miglior giocatore del mondo, Gary Kasparov, contro un computer. La macchina schiaccia l’uomo, lo umilia nella sconfitta, lo stende con un messaggio così forte da diventare inquietante. All’interno di una scacchiera con quadrati fatti di terra e sabbia, rispettivamente vita e morte biologica, nella casella dove il computer Deep Blue dichiarò il suo scacco matto all’intera umanità, è piantata una pianta di pomodoro modificata con quello che lui ha chiamato gene di Cartesio perché prodotto codificando la celebre frase dell’inventore della filosofia moderna: Cogito ergo sum. Questo conferisce alla pianta un effetto visibile nella crescita di foglie anomale e induce a riflettere sui confini tra ciò che è umano e ciò che non lo è.
Per il futuro è in divenire il suo nuovo progetto di un cane transgenico da integrare nella vita quotidiana di una famiglia, sempre con il massimo rispetto per la vita, per creare una nuova interfaccia sociale tra due mondi, quello transgenico e quello propriamente naturale, che vanno sempre più avvicinandosi.
Kac ha fatto scandalo, è stato accusato varie volte, Alba, il suo coniglio fluorescente è rinchiuso nel laboratorio che aveva inizialmente approvato il progetto. Bisogna in questo caso dire che i procedimenti utilizzati sono ormai cosa comune nei laboratori e non mutano in alcun modo le altre caratteristiche degli esseri viventi presi in esame. La questione è molto complessa, qui si indaga sull’estetica, sulla morale, sull’interazione sociale di tutte le forme di vita. L’arte, quale espressione della contemporaneità, ha sempre usato gli strumenti che il mondo le ha offerto di era in era, con il conseguente ribaltamento di posizioni, di punti di vista, con barriere superate e molte ancora da superare.
Eduardo Kac vuole abbattere la barriera transgenica, biologica e fluorescente, la frontiera artistica avanguardista e conservatrice. Con armi diverse volta per volta, che hanno però una stessa forza generatrice.