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Overview (2006-2007) Anno 1 Numero 5 estate 2006



Nei mondi surreali e “zoognanti” di Coniglio Viola

Marianna Lentini

Intervista a Luca Beatrice



mensile bilingue a distribuzione gratuita


CREATING
5 Questa è… bioarte
6 Gli artisti biotech
11 Il coniglio fluorescente e il gene di Cartesio
16 “Your genius unzipped”, viaggio tra arte e scienza
22 Pietro Nicoletti
27 Il paladino della trashart si chiama Van Hoorn
32 Arte utile? E’ possibile
36 Il volume è la chiave, il corpo è il mezzo
44 Materiamorfosi
48 Nei mondi surreali e “zoognanti” di Coniglio Viola con Luca Beatrice

55 A Milano, la nuova Bovisa
59 Human Game – Vincitori e Vinti
64 Appunti per una storia della fotografia al femminile

WEARING
68 Antonio Marras
81 Lo stilista dell’anima
94 Ingenua trasgressione
100 Cool! Cold? Summer…
102 You You

RUNNING
108 IO BIO
109 Cappuccetto Rosso e la nonna bionica
113 Dal mondo della biotecnologia… I gattini clonati
116 Bio-ritmo-grafie
119 B.I.O.
122 Dalle stelle alle stalle
125 La bioedilizia a portata di scuola
130 Slowfood in Camper
140 La nuova frontiera del viaggio Low Cost
143 Biografia di un ideale

PLAYING
146 Umbria Jazz 2006
156 tracks and traces
162 Maria Antonietta, un’adolescente a corte

WRITING
166 I poveracci di Alsadair Gray
169 Over Comics
183 La mia amica Leeza
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Coniglio Viola Senza titolo
Courtesy BnD Milano

Coniglio Viola Ammazzo il tempo
Courtesy BnD Milano

Coniglio Viola Tutti quanti continuano
Courtesy BnD Milano

Attraverso lo specchio, seguendo l’erede virtuale del Bianconiglio, ci si ritrova perduti in un paesaggio onirico dalle potenzialità infinite, sospesi nel minimalismo estremo, o meravigliati in rutilanti scenari dove reale e fiabesco, animazione e animalità tendono a convergere. E’ il viaggio nei mondi surreali e zoognanti di ConiglioViola, un’Art Factoryrinascimentale nell’era digitale, come amano definirsi i piemontesi Fabrice Coniglio e Andrea Viola. Immaginifica e contraddittoria, l’arte di ConiglioViola attinge al digitale ma si definisce anti-tecnologica. Si propone infatti di mettere la fluidità tipica del digitale al servizio della tradizione pittorica e cinematografica, liberandosi dalle costrizioni delle categorie di mestiere, con un’attitudine quasi rinascimentale. Ma questo non è l’unico ambizioso proposito di ConiglioViola: l’eclettico duo intende anche restituire all’arte l’accezione di entertainment, una forma di divertimento fuori dalle elite e dalle collezioni, un festa pop-olare, un fenomeno collettivo fruibile dal vasto pubblico della Rete e non solo. Il tutto all’insegna del Verbo di questa sorprendente creatura ibrida: coniglio-violentare i confini tra generi, contaminarli, abbattere le relazioni gerarchiche tra i diversi linguaggi creativi, fino ai limiti estremi dell’espressione artistica.
Reduce dal successo ottenuto alla Biennale dei Giovani Artisti tenutasi a Napoli e al Miart, ConiglioViola è in mostra in questi giorni alla galleria BnD di Milano. La personale si articola, come un vecchio 45 giri, in due lati: il Lato A, Recuperate Le Vostre Radici Quadrate è un tributo alle più feroci dive italiane degli anni ’80; il lato B, Kill Lola Project, nasce da una collaborazione di ConiglioViola con Loredana Bertè per la realizzazione del video di animazione Strade di Fuoco, estratto dall’album BabyBertè. Il primo è un progetto multimediale e multipiattaforma che contiene in sé tutte le anime del Coniglio: il proposito originario era quello di far cantare ad un uomo canzoni di dive italiane degli anni ’80, melodie che comunemente vengono definite trash e che si pensa possano imperversare solo in improbabili revival del sabato sera. ConiglioViola ha recuperato la loro anima tutt’altro che leggera e restituito loro, attraverso le molteplici possibilità offerte dall’elettronica, l’identità forte e l’estetica immediatamente riconoscibile di cui quelle artiste erano esponenti. Il progetto multimediale si tinge così di una vena nostalgica e surreale, volta a rifondare quella cultura dell’immagine che negli anni ’80 aveva portato alla creazione di vere e proprio icone (come, tra le altre, Loredana Bertè, Donatella Rettore, Giuni Russo, Patty Pravo, Marcella, Alice) e comprende un cd contenente 15 brani delle “più feroci dive degli anni ’80” riarrangiati in chiave elettronica, 15 video, un concerto spettacolo multimediale e una mostra d’arte. In Recuperate le Vostre Radici Quadrate capita di perdersi in quest’immaginario mitico e trovare la Primavera botticelliana divenuta uomo mentre intona canzoni italiane e beve caffè nero bollente. O restare incantati dall’ammiccante espressione di una testa persa in un mirabolante cyber-spazio mentre inneggia ad Un’estate al mare, o ancora catturati dalla danza quasi mistica di una donna- albero sulle note di Prospettiva Nevskij. La seconda parte della mostra prevede invece la proiezione “uncensored” del video di Strade di Fuoco della provocatoria Loredana Bertè, artista per la quale in passato hanno realizzato videoclip artisti del calibro di Andy Warhol, Guido Manuli e più recentemente Asia Argento.
Curatore di quest’eccentrica quanto sorprendente mostra è il critico Luca Beatrice, che ne ha redatto il catalogo. Beatrice insegna Storia dell’Arte all’Accademia di Brera di Milano ed è uno dei critici più attivi della nuova generazione. Ha curato numerose rassegne e mostre collettive e pubblicato diversi volumi sulla giovane arte italiana come, tra gli altri, Nuova scena (con G. Costa e C. Perrella, Giorgio Mondadori, 1995) e Nuova arte italiana (con C. Perrella, Castelvecchi 1998). Collabora a “Flash Art”, “Arte”, “Blue” e “Kult”. Si è inoltre più volte occupato delle contaminazioni e degli scambi linguistici tra diverse forme d’arte, come è evidente in Sounds & Vision, prima grande rassegna in Italia dedicata al cross-over tra musica e arti visive dal 1967 ad oggi, in mostra ancora per tutto il mese di giugno, a Perugia a Palazzo della Penna. Il progetto espositivo si propone di indagare le collaborazioni tra artisti visivi e musicisti nella creazione delle copertine dei dischi 33 giri o dei booklet dei cd, la proiezione delle quali fa da sfondo a circa 100 opere originali.
Abbiamo incontrato Luca Beatrice in occasione dell’inaugurazione della personale di ConiglioViola.

OVERVIEW: Sig. Beatrice, come critico si è più volte occupato degli scambi tra diversi linguaggi artistici. Penso, ad esempio, oltre all’esperienza con ConiglioViola, alla rassegna Sounds & Vision di Perugia. Da dove nasce questa sua passione e qual è l’aspetto più affascinante di questa indagine?

LUCA BEATRICE: Direi che questa mia passione nasce da una sorta di errore genetico. Mi occupo d’arte ma le mie autentiche passioni sono altre. La musica da sempre, per esempio. L’arte è sì un mestiere, ma anche una forma di linguaggio aperta ad altre soluzioni. Sounds & Vision, quindi, è anch’essa una storia che risale ad una riflessione: la ricerca musicale e artistica vanno spesso di pari passo, come è parso evidente dalla pop-art in poi.


O: Lei insegna all’Accademia di Brera. Trova che la contaminazione sia un interesse primario anche tra i suoi studenti?

LB: All’Accademia tengo un corso proprio sull’argomento e devo dire che le risposte da parte dei ragazzi sono davvero degne d’attenzione. E’ un tema più che mai attuale, stimolante, dai risvolti affascinanti, che suscita negli studenti un vivo interesse.


O: ConiglioViola è stata una delle rivelazioni alla Biennale dei Giovani Artisti e al Miart ed è molto conosciuto e apprezzato nel mondo della Rete grazie alle sue creazioni web. Da dove nasce l’idea di dedicargli una personale?

LB: L’idea nasce, in realtà, per merito del gallerista Tommaso Bracco, grazie al quale abbiamo portato a compimento un progetto nato circa un anno fa a Torino e che circolava da tempo in diverse maniere, tanto più che loro sono una figura ibrida, a metà strada tra artisti e musicisti. Ora questo progetto trova nella mostra la sua cornice ideale: qui si potranno vedere tutte le polivalenti installazioni di ConiglioViola.


O: Lei ha definito “Recuperate le Vostre Radici Quadrate” una sorta di manuale ermeneutico degli anni ‘80. Questi ultimi sono divenuti un territorio mitico indagato, ultimamente, in vari ambiti espressivi (penso anche alla moda e al design). Come si spiega questo ritorno a quegli anni?

LB: Credo che in realtà, gli anni ’80 non siano mai finiti. Gli anni ’80 sono stati l’ultimo grande momento della storia italiana, il periodo in cui si credeva che davvero fosse possibile cambiare il mondo in chiave estetica e non solo etica. Sono stati importanti per la cultura, l’arte, la moda, la politica italiana, tanto più che rappresentano il momento in cui si afferma lo stile italiano nel mondo: penso ad Armani, per esempio, alla pubblicazione de “Il nome della Rosa” di Eco, ai governi laici. Il lavoro di ConiglioViola costituisce un vademecum degli anni ’80 e interpreta felicemente la possibilità di un’arte senza confini. E’ un mirabile lavoro d’avanguardia.

O: Nel Manifesto di ConiglioViola si legge che l’arte è da intendersi come un fenomeno collettivo, fuori dalle elite e dalle collezioni. L’arte che abbatte i confini tra linguaggi creativi e attinge a forme espressive, per così dire, di più facile impatto, musica e video per esempio, diverrà più accessibile al grande pubblico?

LB: Penso che quello dell’accessibilità dell’arte al grande pubblico sia un falso problema in quanto per definizione essa è destinata ad una cerchia ristretta. Il vero problema è lavorare su linguaggi che siano riconoscibili. L’arte indirizzata alle masse è un concetto che non apprezzo. L’arte dovrebbe rimanere qualcosa di esclusivo o quanto meno non deve essere per forza destinata al pubblico più vasto.


O: Crede che la contaminazione, il lavoro borderline tra diversi generi, quell’attitudine rinascimentale di cui parla ConiglioViola sarà il futuro dell’arte o ci sarà ancora posto per un’arte, per così dire, compartimentale?

LB: Non so con certezza quale possa essere il futuro dell’arte. Oggi ci muoviamo in un territorio che possiamo definire della complessità e in cui siamo costretti a parlare non di arte al singolare, ma di arti, ognuna delle quali possiede un suo linguaggio specifico. E’ una situazione che si dispiega in questa maniera da circa venti anni. Siamo in una fase in cui non si torna più indietro. Il futuro dell’arte è gia il presente.