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FMR (2006-2008) Anno 24 Numero 16 dicembre-gennaio 2006



Cento anni di Van Cleef & Arpels

Daniela Mascetti

Il gusto del secolo





EMOZIONI
Musices Liber Primus

Diego Ortiz da Toledo, maestro della Cappella Regia nel Regno di Napoli retto dal principe don Pereffano Ribera, duca di Alcalá e marchese di Tariffa, viceré valorosissimo, pubblica nel 1565 un fondamentale libro di musiche, che solo ora trova degna esecuzione e da cui scaturisce un gioco meravigliato di specchi tra musica e pittura, rivelandoci ancora una volta una Napoli capitale.

Le pitture del Monte di Pietà di Denis Grenier
Ad Vesperas di Marco Mencoboni
Fotografie di Luciano Pedicini


GRAND BAZAR
Il gusto del secolo

C’è chi le mode le segue, e chi si erge a maestro di gusto, entrando di prepotenza nella storia delle arti. Fondata nel 1906 da Alfred Van Cleef e dai cognati Charles, Julien e Louis Arpels, esperti in pietre preziose, per un secolo la maison parigina ha incarnato il paradigma stesso del gusto, dallo stile orientale al déco, dal risorgere dell’ispirazione floreale all’imporsi del gusto animalier.

Cento anni di Van Cleef & Arpels di Daniela Mascetti

PRESENZE
Spiegelspielen

Artista polivalente e incontenibile da una sola disciplina, Charles Matton da decenni realizza delle boîtes in cui, come in un borgesiano gioco di specchi, realtà e apparenza, sensazione e rappresentazione sono sottoposte a un fantasmagorico gioco di rimandi incrociati: la Babele
delle immagini vi si trasforma nel magazzino dell’immaginario, lucido e insieme spettacolare.

Charles Matton accerchiato di Sylvie Matton
Fotografie di Sebastian Straessle



MNEMOSiNE
“Moderni alla maniera italiana”

Scipione e Mario Mafai, Ferruccio Ferrazzi e Antonietta Raphaël: tra gli anni Venti e Trenta Roma è una delle capitali europee dell’arte, affiancando il “ritorno al mestiere” propugnato da Giorgio De Chirico con il senso delle “atmosfere in tensione” nascenti dal fantasticare di Massimo Bontempelli: una vicenda tra realismo magico ed espressionismo, tra sogno e urgenza della storia.

Vicende della Scuola Romana di Flaminio Gualdoni


MAPPA MUNDI
La casa di Ignacio

Capolavoro del barocco spagnolo, il santuario di Loyola celebra i fasti della Compagnia di Gesù e soprattutto del suo fondatore, Ignacio de Loyola. Un viaggio suggestivo in uno dei capisaldi dell’arte sacra europea, di un tempo in cui la fede assumeva i tratti abbaglianti del trionfo delle immagini e dell’orgoglio dell’identità.

Loyola e il suo santuario di Alfonso Rodríguez G. de Ceballos
Fotografie di Luciano Romano


ICONOGRAphIA
Il classico diligente

Nel mese di marzo del 1727 il principe dell’Accademia Clementina Giuseppe Mazza comunica la volontà del generale pontificio Luigi Ferdinando Marsili d’istituire un premio, sulla scia di quanto avveniva già nell’Accademia
di San Luca a Roma. Le formelle settecentesche del premio Marsili Aldrovandi, vanto dell’Accademia bolognese, sono figlie del momento maturo del classicismo come modello e come paradigma didattico e di gusto: ma sono una grande riscoperta.

Il premio Marsili Aldrovandi e Bologna di Alessia Marchi
Fotografie di Alfredo Dagli Orti
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

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Flaminio Gualdoni
n. 23 gennaio-febbraio 2008

Bologna, 6 dicembre 1529
Gianni Guadalupi
n. 22 dicembre 2007

I diari di lavoro di Ferruccio Ferrazzi
Gianluigi Colalucci
n. 21 ottobre 2007

Tomar dei Templari
Franco Cardini
n. 19 giugno 2007

Il nudo & i libertini
Pascal Lainé
n. 17 febbraio - marzo 2007

Tra Picasso e Velazquez
Francisco Calvo Serraller
n. 15 ottobre-novembre 2006


creazioni della maison Van Cleef & Arpels. Spilla a forma di foglia in oro, diamanti e rubini Serti Mystérieux,1935.© Sotheby’s.

maison Van Cleef & Arpels. Collier in diamanti, impreziosito da due pietre tagliate a goccia del peso rispettivo di 40,72 e 58,61carati, 1949.© Sotheby’s

creazioni della maison Van Cleef & Arpels. Collier Ruban Dentelle in rubini Serti Mystérieux e diamanti, 2005.Intero e particolare.© Guy Lucas de Pesloüan/VanCleef & Arpels.

Esattamente cent’anni fa, nel mese di giugno del 1906, tre uomini giovani e intraprendenti, Alfred Van Cleef ed i suoi cugini Charles e Julien Arpels, inaugurarono un atelier di alta gioielleria al numero 22 di Place Vendôme a Parigi. L’indirizzo era stato scelto con molta attenzione: dal momento dell’apertura dell’Hotel Ritz, l’imponenete piazza e la vicina Rue de la Paix erano diventate l’epicentro dell’industria della moda e dei beni di lusso, ove ricchi stranieri si affollavano in cerca di eleganza ed esclusività. Il passo era stato oculatamente calcolato per attrarre l’attenzione di una clientele ricca, elegante e selezionata.
A seguito della Espozione Universale di Parigi del 1900 l’aristocrazia Russa, famosa per la sua prodigalità, aveva eletto la Francia come destinazione preferita per i propri viaggi. Ricche signore americane, nel tentativo di eguagliare e superare in glamour, eleganza e opulenza l’aristocrazia europea, non visitavano altra città se non Parigi per rinnovare i loro guardaroba e scegliere nuovi gioielli. La studiata strategia diede subito i suoi frutti e in un epoca in cui i gioielli erano essenziali per la vita di società sia in Europa che in America, il successo fu immediato.
A partire dal 1906 Van Cleef & Arpels cominciò ad aprire succursali in eleganti località di villeggiatura come Nizza, Deauville, Vichy, Cannes e Monte Carlo ove una clientele cosmopolita si rifugiava in cerca di tranquillità alla fine delle brillanti ‘stagioni’ di Londra, Parigi, Vienna e San Pietroburgo, costellate di balli, cene, corse di cavalli, rappresentazioni teatrali e serate all’opera.

Le doti complementari di Alfred Van Cleef, lo stratega, Charles Arpels il gran venditore e Julien Arpels l’esperto di gemme, cui si aggiunse, nel 1913 lo charme di Louis, il più giovane dei fratelli Arpels, furono elementi determinanti per il successo iniziale dell’impresa. Le delicate creazioni in platino e diamanti di Van Cleef & Arpels di questi primi anni, erano la quintessenza della femminilità: leggeri e diafani come i merletti più preziosi, questi gioielli si conformavano per forme e disegno ai dettami dello stile ghirlanda ed erano il perfetto complemento alle linee sinuose degli abiti dei tempi.
Questa delicatezza era destinata a breve vita. Un’esplosione di colori vivi e contrastanti e rigorose linee geometriche vennero a caratterizzare la produzione degli anni Venti. Particolarmente sensibili all’esotismo, i disegnatori di Van Cleef & Arpels furono sopraffatti dal fascino dell’antico Egitto. La determinazione e gli sforzi congiunti del nobiluomo inglese Lord Carnarvon e dell’archeologo Howard Carter, culminarono, nel Novembre 1922, con l’apertura della tomba de Tuthankamen, il giovane faraone la cui maschera d’oro e lapislazzulo sarebbe presto diventata un emblema dell’arte Egizia.
Fotografie scattate all’apertura della tomba fecero rapidamente il giro del mondo e rinnovarono l’interesse per il fascino intramontabile di questa cultura.
Le forme ed i colori dei gioielli contenuti nel sarcofago di quarzo del faraone non mancarono di ispirare Van Cleef & Arpels e, a partire dal 1924, motivi Egiziani si infiltrarono nel loro repertorio decorativo. Tra i gioielli di maggior successo in questo stile spicca una serie di bracciali decorati con sfingi, fiori di loto, scarabei, serpenti, avvoltoi, schiavi al lavoro e geroglifici realizzati con pietre preziose colorate cabochon su sfondo in pavé di diamanti sfaccettati. Le ricchezze dei Maharaja e l’opulenza dei gioielli delle Maharani che i fratelli Arpels avevano incontrato durante i loro viaggi in India alla ricerca di gemme preziose ispirarono alcune delle creazioni più particolari dell’epoca.

Tra queste è uno splendido paio di bracciali creati alla metà degli anni Venti per Daisy Fellowes, una delle donne più eleganti e affascinati dell’epoca, il cui gusto in fatto di moda -condivise con la Duchessa di Windsor la posizione di donna meglio vestita al mondo- era eguagliato da uno gusto per gioiello squisito e all’avanguardia. Perfetta combinazione di disegno superbo, lavorazione ineccepibile e generoso impiego di pietre preziose, nella loro fresca interpretazione di un tema Indiano, questi gioielli sono testamento della creatività di Van Cleef & Arpels negli anni Venti. Pure l’arte dell’ Estremo Oriente non mancò di offrire innumerevoli fonti d’ispirazione. Peonie e vasi Ming, paesaggi Cinesi ed esotiche fenici furono brillantemente reinterpretate dai disegnatori di Van Cleef & Arpels.
Le linee stilizzate ed essenziali di questi motivi furono adattati ai gioielli in voga al momento: bracciali a fascia, smisurati pendenti sospesi a lunghe collane, orecchini pendenti creati per enfatizzare abiti da sera lineari, a vita bassa e senza manica ed acconciature à la garconne. Il colore era essenziale per questi gioielli e le tradizionali giustapposizioni cromatiche di rubini, zaffiri, smeraldi e diamanti furono spesso combinate con perle, giada e corallo, le pietre favorite dall’Estremo Oriente. Inaspettatamente, in questo fermento di motivi Orientalizzati, i gioielli presentati da Van Cleef & Arpels all’ Exposition International des Arts Décoratifs di Parigi del 1925 furono un trionfo di motivi floreali. Questo evento, concepito come vetrina per le migliori opere Francesi nel campo delle arti decorative, richiedeva agli espositori di esibire solamente lavori veramente originali e di fresca ispirazione. Gioielli la cui fonte d’ispirazione provenissa da altri paesi, altre culture o altre epoche non furono penalizzati qualora l’interpretazione di questi temi fosse stata nuova ed originale. Van Cleef & Arpels vinse un Grand Prix con un bracciale a fascia decorato con una serie di rose bianche e rosse ove il tradizionale motivo naturalistico era reinterpretato con linee geometriche semplici ed essenziali.

I fertili anni Venti e Trenta furono caratterizzati dalle personalità di Renèe Puissant, figlia di Alfred Arpels e direttore artistico della ditta dal 1926, e di René Sim Lacaze, disegnatore di grande talento presso Van Cleef & Arpels dal 1922 al 1939. La combinazione di questi due geniali personaggi diede grandi risultati. Le loro brillanti idee ed il loro gusto squisito sono alla base di alcune delle più importanti creazioni del XX secolo nel campo della gioielleria. Tra queste è lo splendido bracciale in zaffiri e diamante donato dal Duca di Windsor alla Signora Simpson in occasione del loro matrimonio nel 1937 ed una collana in rubini e diamante di grande effetto drammatico, specificament disegnata per la Duchessa di Windsor nel 1939. In questo stesso gruppo di gioielli ‘oversize’ della fine degli anni Trenta, è il bracciale-scultura creato per la diva cinematografica Marlene Dietrich, amica personale di Louis Arpels. Forti e scultorei, questi gioielli sono veri e propri capolavori d’arte che con grandi volumi e una spiccata mascolinità non mancavano di creare senzazione quando indossati con gli abiti da sera del tempo, ultra-femminili, fluidi e sensuali.
Dal punto di vista tecnico, il risultato più importante di questi anni è senza dubbio la messa a punto ed il successivo brevetto nel 1933 di un procedmento di montatura di pietre preziose conosciuto con il nome di serti mistèrieux ovvero montature invisibile. Questa tecnica, lunga e complicata, consiste nel montare ogni pietra vicino all’altra senza soluzione di continuità in un perfetto mosaico di zaffiri o rubini ove il metallo della montatura rimane completamente invisibile all’occhio, nascosto sul retro dell’oggetto.
Gioielli in serti mistèrieux non sono mai usciti di produzione: solo le loro forme e le loro misure, ma non la tecnica, si sono adeguate ai mutamenti della moda. Dalle foglie stilizzate degli anni Trenta ai ricchi bouquets degli anni Cinquanta, dai flessibili bracciali a fascia degli anni Sessantas alla splendida collana recentemente realizzata per celebrare il centenario della casa, questi gioielli sono veri capolavori di eleganza senza tempo. Nel 1934, Van Cleef & Arpels, per salvaguardare l’originalità delle proprie invenzioni, brevettarono con il nome di ‘Minaudière’ una borsetta da sera incrostata di gemme e fornita di numerosi accessori. Si dice che la Minaudière fu creata nel 1930 da Charles Arpels per la sua cliente ed amica Florence J. Gould, moglie del famoso magnate Americano delle ferrovie, quando si accorse che l’elegante e ricca signora aveva fatto scivolare rossetto e fazzoletto nella scatola di metallo delle sue sigarette.
Il nome fu coniato da Alfred Van Cleef ed era allusivo alle minauderies ovvero ai modi affettati di sua moglie. Molto ammirata e largamente imitata, la Minaudière contribuì sensibilmente al successo di Van Cleef & Arpels a rimane tutt’ora un marchio di fabbrica della ditta.

Rispettivamente nel 1932, 1936 e 1944 i tre figli di Julien Arpels, Claude, Jacques e Pierre entrarono nell’azienda di famiglia. Il maggiore, Claude, fu reso responsabile della sede di New York che era stata aperta nel 1939, mentre Jacques e Pierre rimasero in Francia, il primo a sviluppare ed approfondire il suo interesse per le pietre preziose, il secondo ad occuparsi delle pubbliche relazioni della ditta.
Questi erano i fertili anni che ispirarono la creazione dei gioielli ‘Passe-Partout’ che presto sarebbero diventati gli ornamenti più di moda degli anni Quaranta: versatili clip di disegno floreale montate con pietre preziose colorate che potevano essere indossate come spille o affrancate ad una catena d’oro tubolare da avvolgere attorno al collo o al polso o da stringere in vita.
Tra le creazioni più famose di Van Cleef & Arpels di questo decennio è l’orologio da polso ‘Cadenas’, a forma di lucchetto, ed il bracciale ‘Ludo’ disegnato come una fasciata articolata di pannelli esagonali d’oro lucido. Piccole pietre preziose potevano essere montate al centro dei motive esagonali, ed altre ancora erano incastonate nella fermezza.
Nella stessa maniera venivano trattati anelli, clips ed orecchini. Un altro gioiello di questi anni è la clip ‘Flamme’ creata nel 1934 e riproposta con grande successo negli anni Cinquanta.
La fine della seconda Guerra mondiale fu caratterizzata presso Van Cleef & Arpels, dalla creazione di una serie di spille allegre, divertenti ed esuberanti a forma di fiocco di neve, uccelli e fazzoletti da taschino. La prima spilla a forma di ballerina fu creata nel 1945 e presto divenne uno dei gioielli più alla moda dei tempo. Varianti fuono presto offerte in oro e pietre semipreziose o in platino, diamanti e pietre preziose colorate. Al vertice della produzione più esclusiva, la fine delle restrizioni ed il ritorno sul mercato di un abbondante flusso di pietre preziose è perfettamente esemplificato da una splendida collana in diamante del 1947. Gioiello dal disegno fluido e sinuoso, impreziosito, su un lato, da una enorme clip a forma di fiocco, questa collana è un vero tributo al ritorno al glamour e alla femminilità.
Interamente realizzato con diamante, questo straordinario gioiello è ulteriormente impreziosito da due pietre a forma di goccia del peso rispettivo di 40.72 e 58.61 carati –la misura di un piccolo uovo: chiaro segnale di un ritorno della ricchezza e dell’abbondanza. Gli anni Cinquanta furono caratterizzati da un profondo interesse per la lavorazione dell’oro.
In linea con la tendenza generale, Van Cleef & Arpels si mise in competizioni con i grandi couturiers nel creare gioielli ove l’oro era trattato come il più intricato dei merletti o il più morbido dei tessuti. Nel corso degli anni Cinquanta, Van Cleef & Arpels raffinò all’estremo le tecniche che nel decennio precedente avevano permesso di ricreare, in oro, i tessuti, i ricami, le frange, i pom-pom usati in sartoria: l’oro venne così lavorato a riquadri, a rete, venne intrecciato, ridotto in filamenti, attorcigliato e arrotolato in un’infinità di modi. La collezione ‘Tissu Serge’ lanciata nel 1951 comprendeva una spilla a forma di nodo, un bracciale a forma di polsino completo di occhiello e bottone ed una collana. La collana ‘Zip’, uno dei gioielli piu’ caratteristici ed insoliti prodotti da Van Cleef & Arpels, ispirata dalla Duchessa di Windsor negli anni Trenta fu messa in produzione nel 1951.
Disegnata come una vera e propria cerniera lampo, era munita di una nappa di fili d’oro intrecciato che permetteva di chiuderla e trasformarla in un bracciale. Piccoli diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi in varie combinazioni aggiungevano un tocco prezioso e colorato.
Coscienti dei mutamenti occorsi nella società del dopo guerra e di una distribuzione della ricchezza in una fascia della popolazione ben più vasta che in passato, Van Cleef & Arpels fu la prima maison di alta gioielleria ad aprire, nel 1954, una ‘Boutique’ allo stesso indirizzo del negozio principale. La ‘Boutique’, offrendo edizioni limitate di gioielli di stile e qualità ad un prezzo contenuto ad una clientele più giovane e vasta si trasformò in un’anticamera dell’atelier di alta gioielleria e si rivelò un successo immediato. Piccole spille raffiguranti animali spiritosi e divertenti - gatti che fanno l’occhiolino, leoni neonati, orsacchiotti – ebbero grande successo degli anni Cinquanta e Sessanta.
Gli anni Settanta preferirono motive floreali: spille ed orecchini ‘Rose de Nöel’ in corallo rosso, rosa e bianco, spille ‘Clematis’ in oro e legno, catene ‘Alhambra’ formate da una successione di quadrifogli portafortuna in oro e pietra dura. Alla continua ricerca di varietà ed innovazione, negli anni Ottanta van Cleef & Arpels introdusse la produzione di gioielli in materiali insoliti come l’ematite e la madreperla grigia. Più recentemente i gioielli della ‘Boutique’ Van Cleef & Arpels si sono ispirati a disegni e motivi che in periodi precedenti avevano contribuito alla fama della maison. La linea ‘Vole d’Eole’ con le sue capricciose e romantiche fatine è una brillante reinterpretazione delle fate e ballerine degli anni Quaranta, mentre ‘Alhambra’ e ‘Rose de Nöel’ sono state riproposte con linee più pulite ed essenziali in una grande varietà di pietre per accontentare i gusti della donna moderna.

Negli anni Sessanta e Settanta, i numerosi viaggi in India di Claude e Jacques Arpels furono sorgente d’ispirazione per una quantità di gioielli. Tra i più caratteristici una serie di collane basate sui disegni multicolori dei gioielli indossati dai Maharajas, spesso create con una combinazione di pietre preziose e semipreziose.
Negli ultimi decenni del XX secolo, Van Cleef & Arpels ha continuato a produrre gioielli di grande impatto visivo. Le maschere leonine in oro giallo e diamanti sospese a catene d’oro degli anni Settanta ed i girocollo impreziositi con gemme multicolori e decorati con un motivo di fiocco al centro degli Ottanta non sono che due esempi.
Ai vertici della produzione, la maison eccelle ora come in passato nella montatura delle pietre preziose più rare ed esclusive e nella creazione di esotiche spille floreali e flessibili bracciali ‘serti misterieux’ in zaffiri e rubini. Ciò sottolinea il costante desiderio di Van Cleef & Arpels di dare il massimo risalto alle gemme più rare e l’incessante ed appassionata ricerca di forme e linee armoniose in gioielli originali ma pur sempre classici.
La line di alta gioielleria creata per celebrare il centenario della fondazione conferma questa filosofia: reinterpretazioni di classici senza tempo come collane in ‘serti misterieux’; gioielli insoliti e audaci basati su disegni, mai realizzati, degli anni Venti; montature semplici ed essenziali per le gemme più perfette e preziose.