Stile Arte (2006-2011) Anno 11 Numero 105 febbraio 2007
Il meraviglioso e la gloria
Il meraviglioso e la gloria - grande mostra aperta a Bassano del Grappa dal 17 marzo al 10 giugno - ha all’origine un’idea non comune. Viene concepita, cioè, come racconto della vita di un personaggio strepitoso, ancorché poco conosciuto, del XVII secolo. Uno di quei protagonisti del mondo cattolico post-conciliare che tante affinità e comunanze tra loro rivelano nelle scelte e nella biografia.
Giovanna Maria Bonomo viene celebrata nella “sua” città - la città che con Asiago la onora come patrona -, in occasione del quarto centenario dalla nascita, attraverso l’arte. Non appare mai direttamente; resta sottotraccia, all’ombra di una settantina di capolavori di pittura e scultura del Seicento europeo. Lei, titano della spiritualità, ma insieme campione dell’umiltà, diventa il filo conduttore della mostra, la vera, autentica ispiratrice.
Palazzo Bonaguro si dispone così ad accogliere un intrigante percorso, scandito in tappe che disegnano insieme il profilo di una figura eccezionale, tutta da riscoprire - anche da un punto di vista storico e culturale -, e quello multiforme e sfolgorante della manifestazione delle arti figurative e plastiche di un’epoca unica e inimitabile.
Si comincerà con i modelli di riferimento della Beata Bonomo: san Francesco e santa Chiara, santa Scolastica e santa Caterina da Siena; e, sopra tutti, san Benedetto. Miti del cattolicesimo, descritti di volta in volta da Ludovico Carracci, Leandro Bassano, Padovanino, Piazzetta... Ecco poi la geografia della devozione, “inevitabilmente” cristocentrica: con il bacio al costato divino immortalato da Besenzi, con il Gesù coronato di spine di Francesco Cairo.
E gli angeli? Della venerabile monaca di Asiago si diceva che avesse un angelo personale, che le portava nella cella l’Eucaristia. Non poteva dunque mancare una “fermata” sul tema. Di spiriti alati ci parleranno, tra gli altri, Guido Reni e il Baciccio.
La biografia di Giovanna Maria Bonomo narra di rivelazioni precoci, di sublimazioni dell’anima fin dall’infanzia più tenera. Così, la mostra bassanese prevede una sezione, cui uno dei curatori, Mario Guderzo, ha assegnato il titolo, bellissimo, I Santi bambini - I bambini santi. Vi compaiono artisti quali Piazzetta, Damini, Murillo; mentre Federico Barocci, con la Madonna delle ciliegie della Pinacoteca vaticana, lascia trapelare l’inquietante baluginio premonitore del martirio del Figlio di Dio.
Si diceva dei modelli - giganti per fede e carità - a cui la Bonomo si ispirava; ma non si può dimenticare che anche la sua epoca fu epoca di grandi santi, da Carlo Borromeo a Francesco Saverio, da Teresa d’Avila ad Ignazio di Loyola, a Filippo Neri. Immortalati da contemporanei che si chiamavano Borgianni, Vassallo, Romanelli, Maratta.
La mostra si spalanca poi al suggestivo capitolo delle straordinarie espressioni del misticismo della religiosa veneta: il transito, le visioni, l’estasi, il rapimento, le stimmate, passando per le forche caudine dei tormenti e delle tentazioni. Tante e notevoli le opere proposte, dalle terrecotte di Bernini e Algardi provenienti dall’Ermitage, a due capolavori di Caravaggio (il San Francesco che riceve le stimmate e la Maddalena in estasi), a dipinti di De Ferrari, Ricchi, Strozzi, Pietro da Cortona.
Dopo essersi soffermata sul tema della carità, somma virtù cristiana, la rassegna bassanese si conclude rammentando la solennità della morte, l’attesa chiamata di Dio, e cantando la Gloria, giusto premio per una vita di santità. Emerge, in queste estreme sezioni, tra le tele del Baciccio, di Pittoni, di Liss, la splendida Assunzione di Maria Vergine di Rubens, prestata ancora dall’Ermitage.