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PlayZebra (2005-2007) Anno 5 Numero 5 marzo 2007



AnnLee

Francesca Comisso

ovvero l’esperienza di un’immagine



interactive crossing between contemporary art and visual design


Pierre Huyghe, Setting-up event as a work of art /
di Marco Della Torre

AnnLee or the experience of an image /
di Francesca Comisso

Japan tecnonature, about ghost in the shell /
di Ida Nabresini

Michel Gondry, the hyper-narrative director /
intervista di Nello Russo

Real Illusion /
di Simone Varriale

m a ° d e /
intervista di Kelsie Livia Sanders

Sergei Sviatchenko /
intervista di Anna Follo e Nello Russo

Video clip, the alteration of perception /
di Beppe Vaccariello

Duel and El Tres /
doppia intervista a cura della redazione

Sound-synaesthetic installations /
di Anna Follo

Gianluigi Falabrino /
intervista di Greta Zamboni

Nuria Schoenberg Nono /
intervista di Anna Follo

Needs for complexity, art in the age of diminishing tensions /
di Valerio Del Baglivo

Damien Hirst, Death becomes beautiful /
di Paolo Battaglino

Mag:Desire, Italian Independent Magazines /
rubrica a cura della redazione

On the reality of a photograph /
di Anthony Marasco

Michele Guaschino /
intervista di Paolo Stenech

Panamarenko /
intervista di Sarah Dewilde
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Jaakko Heikkila
a cura di Anna Follo
n. 4 2006

BalenaProject
Anna Follo
n. 3 2005


Pierre Huyghe, Two Minutes Out of Time, 2000, video still

Pierre Huyghe, One Million Kingdoms, 2001, video still

Il progetto No ghost just a shell, che Pierre Huyghe e Philippe Parreno hanno sviluppato in modo collettivo coinvolgendo, tra il 1999 e il 2003, molti altri autori tra artisti e scrittori, nasce da un’immagine creata per il mercato dei manga e intende verificare come sia possibile sfuggire alle regole dell’industria culturale e alla logica dello spettacolo, trasformando un’immagine da oggetto di consumo a segno mobile e cangiante per un’esperienza plurale.
Come, in breve, la finzione possa generare nuove realtà in un mondo in cui i confini tra le due istanze sono fluidi e reversibili.
Prima di acquistare il copyright e l’immagine digitale di AnnLee dal catalogo di Kworks, agenzia giapponese specializzata nella creazione di personaggi destinati all’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento, Pierre Huyghe e Philippe Parreno avevano già “dato vita” a un personaggio: Anna Sanders. Se per AnnLee la condizione di partenza era un’immagine senza identità e senza storia, per Anna Sanders si tratta di un’identità fittizia destinata a rimanere invisibile e a rivelarsi solo attraverso le proprie “azioni”. Per entrambe il modo d’esistere è quello di condensare storie, di accogliere e suscitare immaginari.
La sua prima apparizione è del 1997 nella forma di un magazine uscito in un unico numero. L’editoriale recitava: “Anna Sanders non è una persona che possiamo trovare sulla copertina.
Non vedrete alcuna immagine di lei, sebbene essa sia onnipresente – nella scelta degli articoli, delle fotografie e della concezione grafica”.
Il carattere invisibile e in qualche misura fantasmatico di questo personaggio introduce, sebbene alla rovescia, il tema della rappresentazione e, di qui, il rapporto complesso e ibrido, lontano da qualsiasi chiarezza dialettica, tra realtà e finzione, tra esperienza e spettacolo, quale territorio di ricerca centrale nel lavoro dei due artisti.
Non è dunque un caso che dopo qualche mese dalla sua prima apparizione Anna Sanders sia diventata una società di produzione cinematografica.
Anche in questo nuovo ruolo essa si rivela unicamente attraverso le opere che sceglie di produrre, destinate non solo a trasgredire i confini tradizionali tra arte e cinema, ma a scompaginare dall’interno le convenzioni stesse del linguaggio filmico -a partire dalle opzioni tra documentario e film di finzione con le quali si era già misurato molto cinema sperimentale francese tra anni sessanta e settanta.
Se l’obiettivo è “raccontare il mondo attuale”, il metodo è quello di sostituire la rappresentazione della realtà con la sua presentazione. Non si tratta di “rendere la realtà visibile e di crearne un’immagine veritiera, ma di creare della realtà per se”. Con questa intenzione Anna Sanders ha prodotto anche AnnLee, un personaggio virtuale creato originariamente per il cinema d’animazione, i video games o la pubblicità, che in No ghost just a shell viene sottratto al regno della rappresentazione e, tornato ad essere un puro segno, ri-presentato come oggetto catalizzatore di esperienze.
Tra i personaggi disponibili in catalogo, Huyghe e Parreno hanno scelto una figura femminile minimamente elaborata dal punto di vista grafico e senza biografia poiché destinata a ruoli di secondo piano e a un’esistenza breve.
“L’idea – scrive Parreno - è stata quella di rendere libero un personaggio che non avrebbe mai avuto alcuna possibilità di produrre una storia. Dopo averle dato il nome di AnnLee e averla trasformata in immagine tridimensionale, i due artisti hanno realizzato due film animati che spiegano il senso di questa emancipazione: in Anywhere Out of the World, di Parreno, AnnLee si presenta con i suoi tratti alieni – i grandi occhi vuoti – e racconta la propria storia di immagine liberata mostrando un disegno in cui compare come personaggio di un manga, con gli occhi melanconicamente bagnati di lacrime e un’espressione che invita all’immedesimazione. Nonostante la tentazione di proiettare su di lei, giovinetta senza qualità e senza destino, le nostre fantasie, essa sfugge a questa possibilità, rendendoci consapevoli della sua condizione di segno e della possibilità di “usarlo” come tale.
Nel video di Huyghe Two Minutes Out of Time, AnnLee parla infatti di sé in terza persona, spiegando come “in attesa di essere calata in una storia, sia stata deturnata – in senso situazionista – da un’esistenza fittizia e sia diventata quello che essa è, un segno deviante”, sottratto alle regole della finzione narrativa dei manga e reso disponibile a dare voce ad altri autori, invitati a riempire con la propria soggettività il guscio vuoto fornito dall’industria dello spettacolo. L’esito è stato una narrazione corale e frammentaria, che ha conferito ad AnnLee un’identità molteplice e molteplici voci.
Tra queste AnnLee ci parla anche attraverso una voce sintetica ricavata da quella di Neil Armstrong al momento del suo atterraggio sulla Luna. In questo video di Huyghe (One Million Kingdoms, 2001) AnnLee è una silhouette luminosa che cammina in un paesaggio disegnato dalle curve grafiche prodotte dalla sua stessa voce.
Lo scenario prende forma dalle sue parole, in cui si intrecciano alle osservazioni di Armstrong sulla Luna brani da Il viaggio al centro della terra di Jules Verne. Entrambe le spedizioni, spiega l’artista, partono da un cratere vulcanico in Islanda, dove inizia il racconto di Verne e dove furono scattate le prime immagini dell’astronauta “saltellante nella sua tuta spaziale”.
Un perfetto esempio di come la finzione possa generare la realtà e come quest’ultima non possa oggi mai essere immune dalla finzione. AnnLee è dunque un’entità nomade che vive nel tempo e nel luogo dello scambio, seguendo un percorso non lineare, denso di stratificazioni –di contesto, di codici, di registri semantici. “E’ una figura – afferma Huyghe – intorno alla quale si è formata una comunità e che è stata originata da questa comunità. (…).
Per esistere, un ologramma ha bisogno di vari raggi di luce. Ciascun autore amplifica un’eco che non ha emesso e che non possiede”. Infatti i diritti, dopo essere stati acquisiti dai due artisti, sono stati restituiti al personaggio attraverso la stesura di un contratto legale che gli ha permesso di non appartenere ad altri che a se stesso.
In tal modo il progetto si è significativamente concluso con un nuovo atto emancipatorio, che questa volta vede in gioco oltre alla nozioni di autorialità e ai processi di produzione, circuitazione e ricezione dell’immagine, il rapporto tra l’artista e l’opera e il ruolo di entrambi nel mondo attuale.






1 La Anna Sanders Film è stata fondata, oltre che da Huyghe e Parreno, da Dominique Gonzalez-Foerster, dal regista Charles de Meaux e dai curatori Xavier Douroux e Franck Gautherot, già fondatori del centro d’arte Le Consortium di Dijon.

2 Agnieszka Kurant, L’Usine à rêve, in AA.VV., The in-between. Anna Sanders Film, Forma – Les presses du réel, Editoriale Bortolazzi-Stei, Verona 2003, p. 78.

3 Philippe Parreno, in Kendra Mayfield, Art explores Cartoon as Commodity, in “Wired”, n. 14, dicembre 2002, citato in Tom McDonough, No ghost, “October”, n 110, Fall 2004, p. 111.

4 Oltre ai video d’animazione di Pierre Huyghe e di Philippe Parreno, AnnLee è stata la protagonista, tra gli altri, di lavori di Domenique Gonzalez-Foerster, Liam Gillick, Rirkrit Tiravanija, Douglas Gordon, Angela Bulloch, Sylvie Fleury e dell’attrice Catherine Deneuve.

5 Pierre Huyghe, conversazione con Hans Ulrich Obrist, Philippe Parreno e Beatrix Ruf (2003), in Pierre Huyghe, catalogo della personale al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, aprile-luglio 2004, Skira, Milano 2004, p. 365.