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Extrart (2006-2009) Anno 9 Numero 36 gennaio-marzo 2009



Cinque domande ad Alterazioni Video

Mario Savini

Intervista



iniziative coordinate per l'arte contemporanea
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anti social worker
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dimension 70x40 cm
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riot street
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dimension 70x40 cm
2006

Alterazioni Video è un collettivo artistico nato a Milano nel 2004. Oggi ne fanno parte Paololuca Barbieri Marchi, Andrea Masu, Alberto Caffarelli, Giacomo Porfiri e Matteo Erenbourg. Video, quadri, installazioni e performance danno spazio a segni estetici con un evidente carico emotivo e metaforico, altre volte provocatorio. I temi del quotidiano, degli spazi pubblici, sono presentati in maniera analitica e, spesso, non viene perduta nessuna informazione. Ne sono esempio le prove relative ai lavori pubblici incompiuti del paese di Giarre (CT), rilette per un’operazione di rivalutazione del territorio e per dar vita al progetto del Parco Archeologico dell'Incompiuto. I “luoghi sconosciuti” riprendono la loro esistenza nella memoria della gente proprio come le parole censurate in Cina, stampate su sacchetti di plastica e distribuite gratuitamente alla popolazione di Shanghai. Ciò che normalmente viene nascosto può dunque acquisire lo status di opera d’arte e mettere in discussione i sistemi di controllo. I diversi metodi di osservazione e narrazione destrutturano la superficialità di certi linguaggi, delineando altre possibilità ed alternative. “Ci siamo concentrati – ribadiscono gli artisti – su questioni estetiche e sociali in quanto pilastri della nostra società. […] Noi ci siamo limitati a far circolare delle informazioni in maniera creativa e a riconfigurare l'esistente attraverso la nostra prospettiva e sensibilità”.

Attivismo politico e ricerca artistica. Partendo da questo contesto, come presentate il collettivo Alterazioni Video?
La ricerca artistica con l'attivismo politico non c’entra. Il collettivo in questi anni ha cercato di sviluppare una ricerca artistica che sfruttasse strategie e metodi della comunicazione contemporanea per riflettere su diversi aspetti del nostro tempo con la libertà di non dover appunto fare politica.
Ci siamo concentrati su questioni estetiche e sociali in quanto pilastri della nostra società. La politica ha lo scopo di ottenere dei risultati concreti. Noi ci siamo limitati a far circolare delle informazioni in maniera creativa e a riconfigurare l'esistente attraverso la nostra prospettiva e sensibilità.
Alterazioni Video è una società a responsabilità limitata che produce arte contemporanea. Non è nostro obiettivo cambiare lo stato delle cose.

In “Smart mobs” di Howard Rheingold si legge che “Il codice a barre […] è stato il primo esempio di ponte tra mondi fisici e virtuali”. Il lavoro sui segni linguistici di Alighiero Boetti diventa medium per nuovi messaggi, “sfondi” ideali anche per qr-code. Quali sono gli intrecci narrativi che emergono da questa operazione?
Far circolare informazioni in maniera creativa. Sfidare i sistemi di censura. Rimettere in circolazione parole proibite. Relazionarsi col contesto in cui la mostra ha avuto luogo. Questi erano alcuni aspetti che ci interessava indagare con questo progetto. L'appropriazione di un'estetica altrui è stata la chiave attraverso la quale ciò è stato possibile. Volevamo che la mostra avesse l'effetto di un déjà vu per bypassare la censura. Ricodificare, cambiare di senso ed alterare sono aspetti ricorrenti della nostra pratica artistica. Il ricamo è stato lo strumento più radicale che abbiamo trovato per riflettere su tali questioni.

Con “The Holy extra virgin project” (work in progress), c’è il riferimento ad un altro grande artista. Perché un omaggio a Joseph Beuys?
Joseph Beuys era un truffatore, un mago della comunicazione e un sognatore e come tale per noi un punto di riferimento. Il progetto è nato dal desiderio di vivere un'esperienza bucolica. L'arte, così come avvenne per Beuys, ci ha dato l'occasione di vivere in campagna, sporcarci di fango, bere vino e celebrare le tradizioni millenarie che ci legano agli altri popoli del Mediterraneo.
La bruschetta d'oro vinta quell'anno è stato uno dei riconoscimenti più importanti che abbiamo ottenuto col nostro lavoro.

Dal 2005 “Lightwaves” è un work in progress, una ricerca sul rapporto fra luce e suono avviata in collaborazione con Markus Ghur, professore di fisica applicata alla Frei Universitat di Berlino. Qual è lo scopo di questo progetto? Di cosa si tratta in particolare?
Rock and roll. Questo lo scopo. Alterazioni Video è una rock band mancata che ha ripiegato sull'arte in quanto pessimi musicisti. Questo progetto è stata la scusa per andare in tournée e realizzare concerti in giro per il mondo (Shanghai, Mosca, New York...). Abbiamo avuto la possibilità di entrare in un laboratorio di fisica sperimentale applicata dell'Università di Berlino e cominciare a giocare con la strumentazione in maniera creativa finché non abbiamo fatto l'empirica scoperta che le onde di luce producono suoni diversi campionabili e amplificabili attraverso tecnologie a basso costo. Da qui è nata la nostra vena musicale. Abbiamo prodotto un disco e realizzato una serie di concerti. Dal punto di vista musicale il risultato finale è un ibrido a cavallo tra il free jazz, il noise giapponese e la techno di Detroit. Suoniamo senza spartiti cercando ogni volta di portare al limite e di conseguenza bruciare le apparecchiature che utilizziamo (sistemi di amplificazione e lampadine...)

Con "Copy-Right No Copy-Right" vi siete interrogati sulla proprietà intellettuale. Quali riflessioni sono emerse?
Ve lo dovremmo chiedere noi a voi. In realtà in questo progetto abbiamo agito come se la proprietà intellettuale non esistesse. Abbiamo condiviso le memorie dei nostri computer ridistribuendo materiale più o meno legale che avevamo scaricato o prodotto. Crediamo che tutto ciò che può essere digitalizzato vada condiviso. Questa installazione è stata un’occasione per creare una piattaforma di scambio e condivisione dove l'arte c’entra poco. Eravamo consapevoli che a Manifesta sarebbero passate molte persone, giovani artisti, critici e ricercatori che avrebbero potuto usufruire dei nostri archivi così come noi abbiamo usufruito dei loro. Il bello dello scambio digitale è che nessuno ci perde niente e tutti ci guadagnano. Se scambi un’idea alla fine ognuno ne ha due... con i file è lo stesso...