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Espoarte Anno 14 Numero 81 luglio-settembre 2013



Vadim Zakharov

F. Di Giorgio V. Siviero

Ritrovare se stessi nello specchio di Danae: l’attrazione enciclopedica per il mito



Contemporary Art magazine


SOMMARIO N. 81

ANTINEUTRALE #7 | Vox populi e/o vox dei: Biennale e dintorni | di Roberto Floreani
ESERCIZI DI STILE | Tu chiamale se vuoi... sinergie. Dalla Laguna al web: Padiglione Crepaccio at yoox.com | di Luisa Castellini
PENSIERI ALBINI #14 | di Alberto Zanchetta
NEW MEDIA ART | L’alternativa multimediale di uno spazio utopico | di Chiara Canali
GREMLINS | Cannes - Venezia: l’Italia non dispera | di Mattia Zappile
CONCETTI VISIBILI | Arte: una specie di lingua straniera? | di Leonardo Conti
EPPUR SI MUOVE #3 | Verso l’infinito e oltre! | di Christian Ghisellini

TONOSUTONO | MMK | Masbedo e Marlene Kuntz | All’incrocio di binari paralleli... | di Francesca Di Giorgio

LUCREZIA DE DOMIZIO DURINI | “Umile e solerte giardiniera dell’arte” | intervista di Francesca Di Giorgio

EDITORIA | Enrico Castellani: un catalogo lungo cinquant’anni | intervista a Federico Sardella di Matteo Galbiati

EDITORIA | Recensioni | di Matteo Galbiati e Ilaria Bignotti: Francesco Bonami. Mamma voglio fare l’artista! Istruzioni per evitare delusioni / Giorgio Bonomi. Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea / Francesca Alix Nicoli. Giù le mani dalla modernità / Flaminio Gualdoni. Piero Manzoni. Vita d’artista

TALKIN' | Venezia, Milano, Firenze. In viaggio con Aldo Mondino | intervista ad Antonio Mondino di Igor Zanti

NICOLA VERLATO | Dal tramonto all’alba: il buio della notte verso il nuovo giorno | intervista di Viviana Siviero

TALKIN' | Mike Kelley all’Hangar Bicocca... Eternity is a Long Time | intervista ad Andrea Lissoni di Viviana Siviero

SPECIALE BIENNALE:
MASSIMILIANO GIONI | Voci di Palazzo | intervista di Ginevra Bria
La vertigine del sapere. Il Mondo visto dal Palazzo Enciclopedico | di V. Siviero, F. Di Giorgio, L. Savorelli
Alle soglie dell’invisibile. Il potere delle immagini | di Francesca Di Giorgio
Sommersioni ed emersioni. Dal profondo alla superficie | di Francesca Di Giorgio
“C” come Corpo - “S” come Spirito | di Viviana Siviero
La natura nel segno dell’albero | di Viviana Siviero
Sintomi | di Livia Savorelli
Una Biennale multisensoriale | di Viviana Siviero
VADIM ZAKHAROV | Ritrovare se stessi nello specchio di Danae: l’attrazione enciclopedica per il mito | intervista di Francesca Di Giorgio e Viviana Siviero
KIMSOOJA | To Breathe: Bottari. Un caleidoscopio spazio-temporale | intervista di Francesca Caputo
BARTOLOMEO PIETROMARCHI | vice versa: la prospettiva polare dell’arte italiana | intervista di Francesca Caputo
ALFREDO JAAR | La rinascita come opportunità | intervista di Ginevra Bria
EVENTI COLLATERALI | AA.VV.: Thomas Zipp. Comparative Investigation about the Disposition of the Width of a Circle | Love me Love me not. Contemporary Art from Azerbaijan and its Neighbours | Carlos Marreiros. PATO.MEN, Palace Theatre Of Memory Encyclopedic | Personal Structures | Who is Alice? | Ai Weiwei. Disposition
PEDRO CABRITA REIS | L’autonomia del processo creativo | intervista di Chiara Canali
EVENTI PARALLELI | AA.VV.: Wunderkammer. Camera delle meraviglie contemporanea | Qiu Zhijie. L’Unicorno e il Dragone | Marc Quinn. Artificio di Natura | Rudolf Stingel
TALKIN' | Omar Galliani. Venezia: un approdo rivolto ad Oriente | di Chiara Serri
TALKIN' | MUVE Contemporaneo. Venezia scoppia d’arte! | intervista a Gabriella Belli di Matteo Galbiati

SPECIALE: WHAT ABOUT TEL AVIV? Arte, design e non solo... | di Valeria De Simoni

ANDREA BIANCONI | Romanzo d'artista | intervista di Alice Zannoni

TALKIN' | Roberto Dolzanelli. Il fascino inquieto del femminino | di Alessandro Trabucco

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Vadim Zakharov, DANAË,
Padiglione russo, Venezia, 2013, veduta dell’interno
Foto: Diego Santamaria

Vadim Zakharov, DANAË,
Padiglione russo, Venezia, 2013, veduta dell’interno
Foto:Daniel Zakharov

Vadim Zakharov, DANAË,
Padiglione russo, Venezia, 2013, veduta dell’interno
Foto: Daniel Zakharov

Il Padiglione Russia nel suo centesimo anniversario – è uno dei pochi padiglioni nazionali costruiti precedentemente il primo conflitto mondiale – resterà certamente tra i più scenografici e attrattivi della 55. Biennale di Venezia. Il solo show di Vadim Zakharov è insieme installazione e performance. La materializzazione di un mito, quello di Danae, che dà il nome al progetto e ne diventa il fulcro, si piega, ancora una volta, all’interpretazione e, come ai tempi della tradizione orale, si fa suscettibile di aggiornamento, al servizio del racconto. Danae, nel mito greco, fu rinchiusa dal padre in una grotta; secondo una profezia, infatti, egli avrebbe trovato la morte per mano del nipote, non ancora concepito. Ma Zeus si trasformò in pioggia d’oro e fu così che nacque Perseo che, dopo aver sconfitto Medusa e salvato Andromeda, uccise accidentalmente il nonno, avverando un destino ineluttabile.
Un mito che si presta ad infinite letture personali: «ho realizzato una costruzione, voglio che i visitatori si scervellino per capire cosa voglio dire» ha provocatoriamente affermato Zakharov, fra i più importanti artisti concettuali russi del momento. Danae è un progetto costoso ma, allo stesso tempo, semplice e coinvolgente, perché alla mitologia greca unisce una riflessione sulla situazione politico-economica attuale. All’ingresso del Padiglione un performer, dallo sguardo imperturbabile, è letteralmente in sella ad una trave del soffitto. Un “cavaliere” (lavoratore del sistema bancario) senza il suo cavallo (la realtà) continua a sbucciare e mangiare noccioline a ripetizione. Sullo sfondo la frase impressa sul muro parla chiaro: «Signori, è tempo di confessare la nostra maleducazione, la nostra lussuria, il nostro narcisismo, la nostra falsità, demagogia, banalità e...». Un lungo elenco che siamo caldamente invitati a non ignorare. Nella sala centrale, l’artista ha creato un inginocchiatoio di legno, simile a quelli che si trovano nelle chiese, che corre lungo il perimetro di un quadrato che si affaccia nel vuoto (il piano rialzato del Padiglione è stato sventrato per permettere di vedere cosa accade al piano inferiore). Dall’alto scende una pioggia d’oro di monete coniate per l’occasione che “bagna” solo le donne, le uniche a poter accedere, con appositi ombrelli, al piano terra...

F.D.G. | V.S.: Come è nato il progetto Danae?
Vadim Zakharov: Mi serviva una chiave, un’immagine che descrivesse questo strano mondo, in cui tutti viviamo. Per fare questo era necessario un punto d’appoggio nella nostra tradizione culturale. Non è stato facile ma alla fine ci sono riuscito: ho trovato quello che cercavo! Danae è la fedele immagine del mondo, che abbiamo costruito in migliaia di anni. Questa immagine è l’esatto incrocio di molti problemi e domande attuali: quali sono i valori oggi? Qual è la forma delle relazioni reciproche fra uomo e donna? Perché rubiamo?... Ad esempio, sul retro della moneta “Una Danae”, che è stata appositamente coniata per il progetto nella quantità di 200.000 esemplari, sono incise le parole: verità, libertà, amore, unione. Le persone (sia donne che uomini), dopo aver letto, immediatamente mettono le monete in tasca. Così il processo di furto, corruzione, imbroglio si fa prolungato.

Credi che questo valga anche per il mondo dell’arte?
Certamente, in questa immagine si rispecchiano molti problemi dell’arte contemporanea. A proposito, in una delle sale lo spettatore vede l’immagine della Danae di Rembrandt, dopo l’aggressione subita nel 1985, quando un tale versò sul dipinto, conservato all’Ermitage, dell’acido solforico e lo sventrò, per due volte, con un coltello. È interessante come, dopo l’atto di vandalismo, questo dipinto non abbia perso la sua forza, questa immagine di bellissima donna non si può annientare. È solo la conferma dell’esattezza della mia scelta. Per più di duemila anni questa immagine non si è cancellata dalla memoria umana.

Hai dichiarato di non voler rivelare il senso simbolico dell’installazione. Rappresenta un punto di continuità, di rottura, di evoluzione?
Si può dire che io abbia aperto una sorta di capitolo successivo al mito di Danae. Dico solo: guardatevi attorno e vedrete dappertutto immagini di Danae. Oggi le possiamo vedere sui tetti di ogni città sotto forma di un’antenna tonda, proprio come quella che ho installato all’ingresso del Padiglione Russia. L’immagine di Danae, una ragazza bellissima, è svalutata, limitata a ricevitore d’informazione. Oggi, l’informazione è il motore del mondo. Mentre, il tuonante Zeus incarna la Borsa.

Come definiresti il progetto che è scaturito da queste riflessioni?
Installazione-performance o, ancora meglio, la “performance in cinque atti” sarà attiva per sei mesi. Questo processo, modulato nel tempo, quanto più a lungo agisce, tanto più chiaramente rimarrà impresso. Potrei sintetizzare così: «Trova te stesso nello specchio!». In Danae si riflettono molte passioni umane, quelle che si trovano scritte sulle pareti del Padiglione: avidità, invidia, lussuria... Non restano semplici parole perché, senza accorgersene, le persone iniziano con le loro azioni a rafforzarne il significato. Ad esempio, alcuni uomini dall’alto hanno gettato monete da uno, due euro a donne che si trovavano al piano terra. Uno ha addirittura lanciato dieci euro. Interessante è notare che questo gesto non sia stato letto come insulto o umiliazione: una ragazza ha tranquillamente raccolto i dieci euro. Insomma, questo progetto può essere considerato una ricerca scientifica, che riflette i processi, senza analizzarli. L’analisi deve avvenire nella testa dell’osservatore.

Il Ministro della Cultura della Federazione Russa, Vladimir Medinskij, parlando di Danae, ha dichiarato: «Il senso dell’installazione esprime una semplice verità: i soldi non fanno la felicità!».
Il parere del signor Medinskij è l’opinione di un uomo. Si può essere d’accordo o no. Credo che nel denaro non ci sia niente di male, il problema è come ci si relaziona ad esso. Questo in fondo è un quesito per ciascuno di noi: analizzando in maniera sincera il nostro comportamento verso il denaro possiamo capire molto sulla nostra vita. Comunque, Danae resta un progetto complesso, nonostante l’apparente semplicità interpretativa.
La stessa “lettura del progetto” è parte della mia intenzione. Le associazioni e le interpretazioni possono riguardare la propria vita, o la propria cultura, è questo il mio scopo: stimolare gli osservatori ad un’attiva meditazione su ciò che accade intorno.

Che significato pensi abbia, invece, il tuo lavoro in relazione all’anniversario del Padiglione Russia? Quale reazione hai notato fra il pubblico?
Credo che il progetto Danae chiuda un’epoca di dominazione maschile nell’arte russa. Sono certo che la quantità di donne che hanno esposto nel Padiglione russo negli ultimi cento anni, sia stata davvero minima.
La reazione del pubblico è stata molto positiva. Persino gli uomini hanno reagito con ironia, quando sono stati bloccati all’ingresso della “sala degli ombrelli” (accessibile solo alle donne). Le tre antenne, che si trovano nella facciata del Padiglione, non sono state collegate a nessun centro mediatico. Le antenne erano collegate direttamente al Mito.

Quando il tuo progetto è stato incluso nel contesto generale della Biennale e in particolare nella mostra di Massimiliano Gioni, sapevi di cosa si trattava?
L’idea di Massimiliano mi è molto vicina. Faccio ricerca negli archivi da molto e so di cosa si tratta. Ma solo molto dopo aver iniziato a lavorare al progetto ho saputo il titolo: Il Palazzo Enciclopedico. È curioso perché il mio progetto consiste piuttosto in una “Danae con attrazione enciclopedica”, e questa è una trappola intellettuale, soprattutto per i presuntuosi: cadendo dentro, ci si potrebbe perdere per strada.

Vadim Zakharov è nato nel 1959 a Dushanbe (Tajikistan). Vive e lavora tra Berlino e Mosca.

Evento in corso:
Vadim Zakharov. Danae
a cura di U. Kittelmann

Padiglione Russia
55. Esposizione Internazionale d’Arte
Giardini della Biennale, Venezia

1 giugno - 24 novembre 2013

Info: www.ruspavilion.ru
www.conceptualism-moscow.org