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MU6 Anno 8 Numero 28 luglio-settembre 2013



Il Palazzo Enciclopedico di Marino Auriti da Guardiagrele

Massimiliano Scuderi



arte – cultura – impresa – paesaggio – territorio


SOMMARIO N. 28

Editoriale, Collegamenti, di Germana Galli

Il Personaggio, Il Palazzo Enciclopedico di Marino Auriti da Guardiagrele di Massimiliano Scuderi

L’Opinione, Oliviero Toscani: L’Aquila una città estrema. Per questo voglio raccontarla con una mostra, di Angela Ciano

Il Personaggio, Luciano D’Alfonso, la forza della consapevolezza, di Angela Ciano

Speciale Convegni Salone della Ricostruzione, Cronaca di una fiera del fare, di Filippo Tronca

6-, Toyo Ito per Piazza Salotto a Pescara e la questione dell’arte nello spazio pubblico, di Massimiliano Scuderi

L’intervista, Opus Fragile. In conversazione con Piotr Hanzelewicz prima della mostra a l’Aquila, di Antonella Muzi

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Ha ispirato il curatore della 55a Biennale d’arte di Venezia, Massimiliano Gioni, ad indagare la capacità dell’uomo di dare risposte ai grandi quesiti dell’esistenza, tra il quotidiano e l’eccezionale.

La vicenda di Marino Auriti è sicuramente simile a molte altre. Una piccola grande storia che accomuna molte famiglie italiane in cui spesso girano racconti, tra il mitologico e il neorealistico, di uno zio, un nonno o un parente costretto a cercare fortuna altrove. Questa storia è la più attuale ed emblematica che si possa raccontare al giorno d’oggi (1).

Nato in Abruzzo a Guardiagrele nel 1891, ebbe occasione dopo aver frequentato la scuola pubblica, di appassionarsi all’architettura sotto la guida del suo parroco. Dopo la prima guerra mondiale Marino, insieme col fratello Giovanni, pensò bene di scappare dal suo piccolo paese ai piedi della Majella, per andare in America. Guardiagrele, a quei tempi, era divenuto un luogo ostile a causa del regime fascista contro il quale Marino si era apertamente schierato, avendo pubblicato anche alcuni sonetti ironici. A causa però della legge sull’immigrazione del 1924, ovvero il Johnson-Reed Act che limitava il numero annuo di immigrati dall’Europa del Sud e dell’Est, e sebbene fosse sposato con una donna di origine americana, non gli venne concesso il permesso di entrare negli Stati Uniti. Per questo motivo dovette trasferirsi in Brasile, vicino a San Paolo, dove trovò il tempo di inventare una macchina per la trebbiatura del caffè (sembra che il pallino delle invenzioni fosse un tratto caratteristico di tutta la famiglia Auriti). Nel 1938 finalmente Marino e la sua famiglia entrarono in America attraverso Ellis Island, dove si stabilirono nel sud est della Pennsylvania, a Kenneth Square.

Dedicatosi alla pittura e alla realizzazione di cornici d’arte, lavorò come meccanico fino alla pensione. Intorno al 1950, per tre anni si dedicò alla realizzazione del suo sogno, ingenuo e ambizioso: la costruzione del Palazzo Enciclopedico. Questa architettura mai realizzata, di cui è visibile il plastico all’ingresso dell’Arsenale nell’ambito della Biennale d’arte di Venezia curata da Massimiliano Gioni, rappresenta lo sforzo di una persona curiosa di dotarsi in qualche modo di quegli strumenti linguistici utili ad esprimere la propria meraviglia di fronte al mondo, alla cultura, così come i propri limiti e le proprie aspirazioni. Un modo per contenere l’incontenibile, per archiviare l’intero sciibile umano, “dall’invenzione della ruota al satellite”; un’impresa titanica ed utopistica, resa attraverso un linguaggio architettonicamente ingenuo che unisce Michelangelo agli architetti rivoluzionari del settecento francese, Ledoux, Boullee o Leque.
Convinto della bontà del suo progetto, nel 1955 richiese il brevetto del Palazzo, cercando possibili finanziatori. Il complesso, previsto da Auriti per il National Mall di Washington, sarebbe stato alto oltre 700 metri (cioè quattro volte l’altezza del monumento a Washinghton), si sarebbe esteso per sedici isolati e sarebbe costato all’incirca 2,5 miliardi di dollari. Il Palazzo pensato intorno ad una torre centrale suddivisa in otto piani, sormontati da un’antenna metallica, avrebbe previsto 24 ingressi, di cui 8 larghi e 16 più piccoli. Il complesso costituito da quattro palazzi del sapere ( divisi per nazioni, ovvero Francia, Spagna, Italia e Stati Uniti) all’interno prevedeva 144 colonne di varia grandezza di cui 126 concepite come supporto di statue bronzee raffiguranti i ritratti di scrittori, artisti e scienziati del passato, del presente …e del futuro! La piazza, al centro, è composta da 220 colonne doriche sormontate da fregi recanti alcuni aforismi del tipo “ Non abusare della generosità”, “Meno si desidera più grande sarà la felicità” o “ Ama i tuoi vicini.” Questi aforismi rappresentano la visione di Auriti, parole in cui riecheggiano forse le frasi del parroco di Guardiagrele e un lieve moralismo. Inoltre Auriti aveva previsto altre gerarchie di spazi, che in riflettessero la cultura in un modo veramente contemporaneo, come valore dinamico, con 4 cupole per ospitare laboratori, auditorium, spazi per l’amministrazione e ristoranti.

Come definire questo personaggio? Quanti di noi, forse tutti, misuriamo le nostre capacità nello sforzo di comprendere ciò che ci avviene intorno, ed è forse questo lo slancio più interessante della vita di ogni individuo, riuscire a spostare quel limite di comprensione che c’è tra noi e le cose, e gli altri. Hobbisti e bricoleurs, collezionisti o catalogatori, tutti nella dimensione intima e segreta del proprio convinto lavoro, spinti da una punta di presunzione, elaborano le proprie personali risposte costruendo oggetti che ne sono la promanazione, ovvero la rappresentazione, in un ordine personale, dello stato delle cose.

In questa tumultuosa, e forse anche frustrata condizione, Marino Auriti è riuscito a dimostrare col suo Palazzo Enciclopedico non solo la grandezza utopica di un edificio pensato per contenere l’intero sapere umano, ma lo sforzo dell’uomo qualunque che proprio nel sentirsi ‘qualunque’ elabora, e non senza sorprese, la propria antropologia, quella che parla anche un po’ di noi.
Massimiliano Scuderi

1. Si ringrazia Mario Palmerio per le notizie utili alla redazione dell’articolo