Corpi esangui di creature che emergono dall'acqua, nudi malinconici ritratti dall'alto, archeologie industriali simili a relitti o carcasse animali, questi sono i temi sui quali si e' concentrata negli ultimi anni la ricerca di uno degli esponenti di punta della nuova figurazione italiana, Alessandro Papetti (Milano 1958).
Corpi esangui di creature che emergono dall'acqua, nudi malinconici ritratti
dall'alto, archeologie industriali simili a relitti o carcasse animali,
questi sono i temi sui quali si è concentrata negli ultimi anni la ricerca
di uno degli esponenti di punta della nuova figurazione italiana, Alessandro
Papetti (Milano 1958). La pennellata densa e pastosa dell'artista descrive
con grande realismo un mondo di silenzio, vuoto, sospeso, con un motivo
costante: una luce lunare che descrive cose e persone, e le illumina con
bagliori improvvisi mettendone in evidenza la fragilità . Se negli atelier e
negli interni di fabbrica l'artista si sofferma sulle tracce lasciate dal
tempo in luoghi deserti abbandonati dalla vita, nei ritratti il tempo è
assente, bloccato in uno sguardo che ambiguamente dalla tela sembra scrutare
l'osservatore, ma che forse osserva solo se stesso riflesso in uno specchio.
Catalogo Charta f.to 23x30; 64 pag.; ill. 20 a colori; cartonato; testi di Mimmo Di Marzio;
ed. it./ingl.; 32 euro; ISBN 88-8158-400-X
Scheda biografica - Percorso Pittorico
Alessandro Papetti (Milano, 1958) decide di dedicarsi appieno alla pittura, dopo aver compiuto gli studi classici. Le prime influenze gli derivano dallo studio dell'arte antica, unita ad una predilezione per il movimento espressionista, del quale condivide la passione per le incisioni, che accompagnano spesso le tele. Vivendo a Milano non può essergli stata estranea l'opera di quella cerchia di artisti, tra i quali Ferroni e Romagnoni, attivi negli anni sessanta, influenzati dalle teorie esistenzialiste di Sartre, Beckett e Camus e non indifferenti alle tensioni sociali del periodo. A partire dal 1985 si può già delineare il raggiungimento di uno stile pittorico personale, basato sulla rappresentazione di interni e figure. È proprio un ciclo di ritratti visti dall'alto (1988-1990) ad attirare l'attenzione di Giovanni Testori, che dedica a Papetti un articolo sul Corriere della Sera (12 marzo 1989), nel quale si situa l'attività del giovane pittore milanese all'interno di quella "congrega" di artisti, nata fra Lombardia e Canton Ticino, che ha come "Maestri" Varlin e Giacometti. Anche se Papetti - sempre secondo il celebre critico- dopo aver appreso e applicato la "poetica della confraternita" se ne distacca per "inventare una sua attualissima e atroce nuova oggettività " che, possiamo aggiungere, si afferma attraverso un continuo scandagliare il mondo esterno rivolgendosi a soggetti sempre diversi. Il ciclo seguente, infatti, dall'emblematico titolo Reperti (1990-92), pone l'attenzione sui particolari, oggetti o strumenti situati nello studio dell'artista, o in fabbriche e cantieri navali abbandonati, sui quali il trascorrere del tempo ha impresso delle tracce indelebili. Non si tratta di scattare una fotografia per immortalare il presente, quanto di permettere agli oggetti di raccontare, quello di cui furono protagonisti in un passato seppur prossimo, già inafferrabile.
Da questo momento l'indagine di Papetti comprende scenari di archeologia industriale ed interni di ville settecentesche, uniti a vedute di strade di Parigi, città nella quale lavora a partire dal 1995. È del 1996, proprio nella capitale francese, l'incontro con James Lord, celebre scrittore e critico americano, autore della biografia ufficiale di Alberto Giacometti, del quale Papetti realizza un ritratto. Lord nel testo critico dedicatogli definisce la pittura di Papetti profondamente italiana. L'italianità della sua arte consiste nella " capacità di cancellare se stesso di fronte alla materia che tratta. La sua persona non intralcia mai ciò che l'artista sta facendo. L'arte è lì e lui ne è l'innocente esecutore." A ciò si unisce la "tensione della visione" e "una focalizzazione sullo spazio", la quale riporta alla mente Tintoretto. Lord evidenzia, inoltre, l'equilibrio visivo e psichico, che l'artista riesce a realizzare, tra arte e vita. Vita vista come "enigma psicologico" da esplorare. Dal 1995 al 1999 continua la realizzazione di interni e ritratti aggiungendo uno studio approfondito sul tema del nudo. Nel 1999 fa la sua comparsa il tema dell'acqua, che ha come origine simbolica la tela "Donna al bagno" di Rembrandt, nella quale una giovane donna sollevando delicatamente la veste bianca, si immerge nell'acqua di un ruscello. Accanto a questa si può annoverare l'influenza di Böcklin e le magiche atmosfere di Film Blu di Kieslowski. In questi dipinti Papetti affronta il tema della figura a contatto con l'acqua. Vi sono donne, uomini e bambini, che si tuffano, nuotano o semplicemente si lasciano avvolgere e cullare dalle onde. I loro corpi ne riflettono i riverberi e giochi di luce fino a dissolvere la propria consistenza volumetrica e diventare tutt'uno con la materia acquatica. In questi ultimi due anni l'attività di Papetti continua a registrare la realtà circostante al fine di svelare i misteri di un'esistenza purtroppo ineffabile.
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