Apotheosized Abstractions. La mostra inaugura il nuovo spazio espositivo a meta' strada tra una galleria d'arte e un centro per la promozione di cultura, nato da un'idea di due storici dell'arte, Chiara Badinella e Fabrizio Affronti. In esposizione circa venti dipinti, tre sculture, un'installazione, 4 video e 11 disegni dell'artista tedesco Anton Henning. La sua arte e' soggettiva, intuitiva, romanticamente ironica, non facilmente incasellabile nell'ambito dell'arte contemporanea.
Brand New Gallery è un nuovo spazio dedicato all'arte contemporanea che apre a Milano, a metà strada tra una galleria
d’arte e un centro per la promozione di cultura, nato da un’idea di due storici dell’arte, Chiara Badinella e Fabrizio
Affronti. Con i suoi 350 mq lo spazio è una possibile piattaforma dove artisti, curatori e collezionisti possono incontrarsi e
si prefigge di promuovere l’opera di artisti attivi a livello internazionale e mai presentati in Italia, pianificando cinque
mostre per anno oltre a lectures e incontri dedicati all’arte contemporanea. Per ogni mostra è prevista una pubblicazione
con immagini, testi, interviste, in una collana che si inaugura con il primo appuntamento previsto per novembre 2010: la
mostra personale dell’artista tedesco Anton Henning.
In mostra: circa venti dipinti, tre sculture, un’installazione, quattro video e undici disegni.
Pittore, scultore, fotografo, video artista e musicista, l’artista tedesco Anton Henning (Berlino, 1964) si appropria della
storia dell’arte offuscando i confini dei suoi generi tradizionali. Ignorando ogni convenzione, Henning distrugge
intenzionalmente ogni regola e standard, violando deliberatamente i modelli prestabiliti e le aspettative del gusto. La sua
arte è soggettiva, intuitiva, romanticamente ironica, non facilmente incasellabile nell’ambito dell’arte contemporanea. I
canoni del giudizio estetico ordinario vengono sagacemente sovvertiti in modo da offrire una nuova serie di valori e
riconquistare un’innocenza e curiosità perduta. Le sue opere sembrano create per soddisfare una fame di bellezza ma
con la consapevolezza che questo desiderio contribuisce ironicamente alla loro banalizzazione.
Spingendosi a volte agli
estremi del kitsch e violando ogni taboo, le opere idiosincratiche di Henning sembrano però adattarsi alle classiche
composizioni tradizionali di nature morte, ritratti, paesaggi e astratti. Anton Henning combina elementi apparentemente
contradditori, ogni lavoro vive in una propria indipendenza e come parte di un tutto, di un’intera composizione
(Gesamtkomposition). Le sue installazioni mettono in relazione elementi figurativi ed astratti, creando veri e propri
“salons” attentamente orchestrati per la contemplazione delle singole parti. Tra pittura, scultura, installazione e video,
Henning contraddistingue le sue creazioni da un marchio inconfondibile conosciuto come “Hennling”, una pianta dalla
forma tripartita che, come una firma, appare in buona parte delle sue opere: a volte inseriti come fiori, altre come forme
astratte, gli “Hennlings” si insinuano nei dipinti, distruggendo la coerenza della scena, minandone la credibilità,
aggiungendo un elemento surreale e assurdo. Un esempio: il video Voilà dove l'artista, pattinando sul ghiaccio, disegna
la linea curvilinea tipica delle sue opere pittoriche.
L'opera di Henning tratta temi conosciuti tendendo a rendere nota la spaventosa mancanza di prospettiva critica con cui
l'arte di oggi è troppo spesso edonisticamente consumata. L’artista tedesco, servendosi di ciò che Duchamp chiamava
“meta-ironia”, sceglie deliberatamente di creare spaesamento, perché proprio grazie a esso, lo spettatore riesca a
liberarsi dai pregiudizi morali ed estetici e a godere di un piacere sensuale.
Tra le opere in mostra:
L'installazione Familienportrait No. 1 presenta cinque tavoli su cui sono inserite cinque tele dipinte che mostrano su un
lato il ritratto dell'artista e dei membri della sua famiglia (moglie e tre figli) e sull'altro dei teschi. Le tele sono
incessantemente mosse dall’aria prodotta da un ventilatore. Una rinnovata versione di vanitas o memento mori, grande
tema dell’arte di tutti i tempi.
Nell'opera di Henning esistono corrispondenze e associazioni tra i generi (pittura, scultura, video) ben stabilite; per
questo motivo spesso le sculture e i quadri riportano stessi titoli, come nell’opera Blumenstilleben - Natura morta. In
questa interazione di supporti utilizzati spesso le sculture di Henning divengono un prolungamento tridimensionale
dell’opera pittorica, come è evidente in Öl auf Leinwand dove la tavolozza diviene elemento scultoreo.
Anton Henning nasce a Berlino nel 1964. Dopo aver vissuto alcuni anni a Londra e New York, si trasferisce nei primi
anni ’90 a Manker dove attualmente risiede e lavora. Ha guadagnato una fama internazionale attraverso numerose
mostre personali e collettive in importanti musei e gallerie in Europa, USA e Asia. Recentemente due istituzioni
pubbliche berlinesi – Georg Kolbe Museum e Haus am Waldsee- gli hanno dedicato parallelamente due personali
(2009). Nello stesso anno ha avuto due retrospettive alla Kunsthalle di Mannheim e al De Pont Museum a Tilburg in
Olanda. Negli anni precedenti è stato oggetto di altre retrospettive presso Arp Museum, Remagen (2007-2008),
S.M.A.K. Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Ghent (2007) e ha avuto la sua prima retrospettiva in un museo
giapponese. Nel 2005 espone per la prima volta l’installazione Oktogon al MARTa Herford (2005) e nello stesso anno la
stessa installazione viene inclusa nella retrospettiva al Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main.
Negli stessi anni ha esposto in gallerie americane ed europee quali Zach Feuer, New York; Arndt, Berlin; Haunch of
Venison, London e Bob Van Orsouw, Zurich. L’opera di Anton Henning è presente nelle collezioni permanenti di
numerosi musei inclusi MOCA, Los Angeles; Hammer Museum, Los Angeles; Magasin 3, Stockholm; Kunstmuseum
Luzern; Centre National des Arts, Paris; Sammlung Essl, Klosterneuburg; Fred Jones Jr. Museum of Art, University of
Oklahoma; Frieder Burda Museum, Baden Baden; Gemeentemuseum, Den Haag; National Museum of Art, Osaka;
Neues Museum, Nürnberg; Valencia Art Contemporaneo, Valencia; Arp Museum, Rolandseck; Galerie für
Zeitgenössische Kunst, Leipzig; Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main; Krefelder Kunstmuseen, Krefeld; De
Pont Museum of Contemporary Art, Tilburg and Museum of Contemporary Art, Kansas City.
In questi ultimi anni ha partecipato a collettive in importanti musei e istituzioni pubbliche quali: Kunstmusem, Luzern
(2010), Berlinische Galerie, Berlin (2010), Henry Moore Institute, Leeds (2009), Center for Contemporary Art, New York
(2008), Kunstmuseum Wolfsburg (2008), De Pont Museum, Tilburg (2007), Hudson Valley Center for Contemporary Art,
Peekskill (2007), Kunsthalle Rotterdam (2007), Kusthalle Vienna (2007), Museum Frieder Burda, Baden-Baden (2006),
Kunsthalle Kiel (2006), Franz Gertsch Museum, Burgdorf (2006). Contemporaneamente ha esposto in collettive in
gallerie quali Gagosian New York, White Cube London, Robert Miller New York, John Berggruen, San Francisco.
Nel 2010 partecipa alla collettiva: Thrice Upon A Time al Magasin 3 di Stoccolma e , con una sala personale, a If not in
this period of time-Contemporary German Painting: 1989-2010 presso il Museu de Arte de São Paulo, evento
collaterale alla Biennale di São Paulo.
Catalogo in galleria con testo di Alberto Mugnaini
Uff. Stampa: Adicorbetta
stampa@adicorbetta.org
skype: adicorbetta stampa
t. 02 89053149
corso Magenta 10 . 20123 Milano
Image: A. H. - Voilà, 2009, DVD/Video
Courtesy Anton Henning/Brand New Gallery
Inaugurazione venerdì 12 novembre 2010 ore 18.00-21.00
Brand New Gallery
via Farini, 32 20159 Milano
Orario: dal martedì al sabato 11-13; 14.30-19
ingresso libero