Cantieri Teatrali Koreja
Lecce
via Guido Dorso, 70
0832 242000 FAX 0832 242000
WEB
Pierluca Cetera
dal 10/2/2011 al 3/3/2011
nelle serate di spettacolo e lun-ven 15.30-18

Segnalato da

Paola Pepe



approfondimenti

Pierluca Cetera



 
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10/2/2011

Pierluca Cetera

Cantieri Teatrali Koreja, Lecce

La ricerca pittorica di Cetera si muove dall'analisi profonda della realta', con particolare attenzione alle reazioni inconsce dei soggetti rappresentati. Le Cavie sono un lavoro pensato per il box del teatro: 8 ritratti, dipinti su carta montata su lamiera zincata, che delineano un corpo a corpo con la materia che l'artista aggiunge e rimuove in un processo che evoca il rilievo della scultura.


comunicato stampa

Ancora spazio all’arte contemporanea nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce con SENSO PLURIMO, la seconda edizione della rassegna curata da Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso il Liceo Artistico “V. Ciardo” di Lecce.

Si inaugura venerdì 11 febbraio 2011 alle ore 19.00 (visitabile fino al 4 marzo 2011) le Cavie, la mostra del tarantino Pierluca Cetera. La sua ricerca pittorica si muove dall'analisi profonda della realtà, con particolare attenzione alle reazioni inconsce dei soggetti rappresentati. Le Cavie sono un lavoro pensato per il box del teatro: otto ritratti, dipinti su carta montata su lamiera zincata, che delineano un corpo a corpo con la materia che l’artista aggiunge e rimuove in un processo che evoca il rilievo della scultura.

Pierluca Cetera blocca i soggetti in un immobilismo esistenziale a testimonianza di un dolore, di una sofferenza protratta nel tempo. Le sue figure non urlano le segrete lacerazioni, ma le mostrano nell’apparente inespressività dello sguardo muto.
Nelle opere Cera, Sentimento, Punto Croce, Il colpo, quattro opere delle otto del ciclo le Cavie, i personaggi raffigurati, sono alcune delle tante vittime che potremmo considerare, oltre che cavie della società, cavie di se stessi, di una specie di masochismo che è simbolo di un grido silenzioso di richiesta d’aiuto e gli arti amputati come nel caso di Cera o di Sentimento ne sono i segni evidenti.

“[…] Cetera – afferma Salvatore Luperto - erode la superficie dei suoi dipinti per far riemergere in un’immagine cruda la vera natura dei personaggi ai quali dà nuova vita dopo aver scavato nel loro inconscio. Egli indaga nelle sottili falde della personalità di questi individui additati, talvolta condannati, per scoprire, come uno psicoanalista, le cause recondite del loro modo di esistere o di apparire. L’intento è di denudare la verità che come tale non deve essere travestita, ma vissuta in quanto parte della realtà umana. […] Cetera, dal canto suo, intuisce le spinte emotive e le esprime sulla tela dando forma ai sentimenti scavati nella personalità degli individui osservati. Egli isola il soggetto nell’interno dell’ambiente in cui è inserito e con vigore gli imprime nello sguardo il riflesso del travaglio e del dissidio interiore in cui si dibatte. I volti esprimono inerzia, apatia, freddezza, tormentata sessualità. E se questi sentimenti sconfinano nel morboso vengono affinati dalla “pietas” dell’artista e, purificati nella verità, si elevano nobilitati, anche quando il soggetto è affetto di autolesionismo esasperato come nelle mutilazioni corporali. […] Nell’interiorità di questi individui vive un sentimento giustiziere, un boia che esprime la sua aggressività sul proprio corpo perché ha sdegno e rancore di se stesso. La persona autolesionista vive il vuoto interiore ed è incapace di sentire emozioni o di esprimere i propri sentimenti.

Le opere di Pierluca Cetera sostengono queste persone, queste “cavie sociali” restituendo loro la dignità delle azioni autentiche e contemporaneamente condannano per reazione le pseudo verità apparenti.

“[…] Tra singolarità del ritratto e qualità delle stesure cromatiche, Pierluca Cetera segue la cronaca degli esclusi ed entra nelle storie delle vittime con la sua mise en abîme e il suo sguardo d’intensificazione del reale. Uno sguardo ontologico che immobilizza i suoi modelli nello spazio ristretto di un’edicola sacra come se osservasse degli organismi biologici oltre che degli esseri umani, stabili nei loro punti d’appoggio ma incerti nel loro offrirsi al mondo, mostruosi — nel senso di monere (avvertire, far pensare) e di mostrare (attirare lo sguardo) — e prodigiosi perché si attestano nei rivoli infiniti della vita. Otto soggetti dolenti che attingono alla tradizione del realismo ma si traducono in visioni contemporanee e viscerali in bilico tra dimensione biografica e valori universali. Le immagini, tratte da frame catturati dalla cronaca, sono dissacrate e insieme addolcite da titoli spiazzanti e surreali rilevatori di una natura amabile e ironica. Titoli che nascondono ermetiche citazioni come i rebus di Lorenzo Lotto e il cinema di Kubrick de Il Nascondiglio, con un uomo che copre la sua identità in una grottesca mancanza di “dentità” o il dubbio tra bene e male, tra vittima e carnefice, de Il colpo, maschile della “colpa”, concretizzato in un rapinatore con una maglia a strisce (allusiva alla Stoffa del diavolo di Michel Pastoureau, storia ironica della rigatura occidentale) che aggredisce una vittima dallo sguardo assente e dal corpo denudato.

Le intenzioni volte si dichiarano apertamente autobiografiche — I Pasticcini (della Mamma) — immagine di un alter ego bambino (il figlio dell’artista) che pasticcia con pratica edipica le foto di famiglia, uno sguardo chiaro lanciato verso il futuro che si oppone allo sguardo dolente e pieno di rimpianto della donna di Cera, una santa/prostituta mutila, che parla di mancanze, soprusi e violenze. Tuttavia la forza degli otto ritratti di Pierluca Cetera sta anche nella dimensione inarrestabile del tempo: è come la pratica di aggiungere o togliere strati di colore e vernice determinasse all’interno delle strutture dei corpi lenti processi d’assestamento, di metamorfosi. Un’azione evidente in ZZZZZ, il ritratto di Welby, essere martoriato dalle zanzare, il cui sangue raggrumato è materia perché l’occhio scalpella e decompone nel momento stesso in cui dipinge. Platone (citato nel box/caverna) percepiva il corpo come un intralcio alla vita spirituale; la modernità con i suoi miti e le sue protesi tecnologiche ci fa coltivare il sogno di affrancamento dai nostri limiti ma Pierluca Cetera, ci invita senza false illusioni a fare i conti con il nostro involucro carnale e con le sostanziali incongruità della vita perché in fondo, e a ben vedere, il punto supremo al quale l’uomo può pervenire è solo stupore e con Pierluca Cetera lo stupore in fondo è pratica contagiosa.
Marinilde Giannandrea

Pierluca Cetera (Taranto, 1969)
Ha realizzato il suo ultimo lavoro, Date il pane al pazzo cane date il pane al cane pazzo, per LIMITE, lo spettacolo teatrale della compagnia Vincenzo Schino, prodotto dal teatro della Valdoca e messo in scena presso il castello Pasquini di Castiglioncello (LI). Tra le mostre più recenti: Depicta e Trilogia vol.1, Galleria delle Battaglie a Brescia, begin_of_the_skype_highlighting      end_of_the_skype_ highlighting, Pinacoteca Civica di Follonica (GR) e Vorraum space Galerie Urs Meile di Lucerna (Svizzera), Euclidea, Galleria Arte Boccanera Contemporanea di Trento, REPLAY, galleria BizArt, a Shanghai e La Pensèe du Dehors, Masseria Mavù, Locorotondo (BA). Vive e lavora a Gioia del Colle.

Paola Pepe
Ufficio Stampa
cell. 328/8912211
Cantieri Teatrali Koreja - Lecce
ufficiostampa@teatrokoreja.it

Inaugurazione 11 Febbraio 2011, ore 19

Cantieri Teatrali Koreja
via Dorso, 70 - Lecce
Sarà possibile visitare le mostre nelle serate di spettacolo
e dal lunedì al venerdì dalle ore 15.30 alle ore 18.00. Bus urbano linea 28
ingresso libero

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