Personale. "Considero tutto il mio lavoro come un lavoro di mantenimento della memoria, che si traduce in arte nel rendere possibile cio' che altri tempi non lo e' stato". (Lidia Sanvito)
a cura di Marco Tagliafierro
"Ridurre, decurtare, scarnificare, scartare (scartare!), ripulire. Di fronte al Minimalismo provavo sempre
una vaga irritazione. Mi chiedevo che si stesse facendo: riempendo un vuoto o svuotando un pieno?
Credo che intorno a questa faccenda graviti la ricostruzione linguistica della scultura contemporanea,
della “plastica”. Plastica: un geniale fraintendimento, da ogni punto di vista. Tutta la nostra vita ricostruita
in plastica, plastica nobilitata a materia di arredo, decoro, surrogato di cose che avrebbero dovuto essere
imperiture. Lo scarto diventa decoro; il poco, il valore basso, il pezzettino di scotch, la gettata di polvere.
Personalmente non mi posso permettere tutto questo romanticismo, non c’è tempo. Abbiamo perso la
lingua o l’abbiamo stravolta (in fondo tutti i movimenti degli anni ’70 in arte vertono su questo), lo
facciamo continuamente e nel contempo ereditiamo la ricostruzione dei nostri predecessori, anche i più
recenti. Considero tutto il mio lavoro come un lavoro di mantenimento della memoria, che si traduce in
arte nel rendere possibile ciò che altri tempi non lo è stato. Potrei parlare di Cezanne, ora, e di lui
attraverso Morandi o di Morandi attraverso il Minimalismo, fino a sostenere che il silenzio è l’unico codice
suscettibile di traduzione simultanea ed ecco che ho già detto troppo."
Lidia Sanvito
Immagine: Untitled, 2007, video 2’ 30”, ed. 1/10
Inaugurazione: giovedì 26 maggio, ore 19
UNO+UNO
Via Ausonio, 18 Milano
c.p. Via Ariberto, 19 Milano
Orari: Lun-Ven 10-13, 15-19 Sab su appuntamento
Ingresso libero