Les chambres de la tete. I disegni in mostra, tanto fragili quanto sensibili, costituiscono il vaso di Pandora, il ritratto mentale di un artista rivolto verso i grandi temi della memoria. Sono espostie 4 grandi fotografie, 3 carte di grandi dimensioni, 20 carte di piccole dimensioni.
Un artista deve sognarsi. Pittore, disegnatore, scultore, ceramista e vincitore nel 2005 della Biennale Internazionale dell’incisione di Liegi, Ronny Delrue rivendica il disegno, non solo come filo conduttore di tutta la sua creazione, ma soprattutto come spazio di libertà, superficie della memoria dove il binomio controllato-incontrollato trova sfogo in un flusso inesauribile, in una necessità senza limiti. Il pensiero si esprime, in ogni tratto sorpreso e travolto dall’immaginario.
A fior di carta di un diario intimo, questi disegni, tanto fragili quanto sensibili, costituiscono il vaso di Pandora, il ritratto mentale di un artista rivolto verso i grandi temi della memoria. Memoria minacciata da quei parassiti che vi si attaccano, da quei divoratori della vita e del tempo, da quella polluzione che Ronny Delrue ha battezzato «Cerebriraptor», che corrompe i nostri cervelli, tenebroso abisso nel crogiolo della lotta tra l’istante e l’eternità.
L’identità e la manipolazione del pensiero si ritrovano nelle stampe fotografiche. Visi e corpi nascosti dall’inchiostro di china. Immortalati dal fotografo su una duna, che cosa ne hanno fatto di quella felicità, fittizia o reale, di un’estate al mare? Riprese in enormi ingrandimenti sulla base di vecchie fotografie trovate dai rigattieri, quelle storie perdute, che più nessuno voleva, alimentano la serie «Lost Memories». Ognuno vi mette ciò che vuole, vi stampa il proprio racconto. La costruzione si verifica sulla perdita e sulla molteplicità dei campi di lettura, quando l’opera al nero sfila davanti alla memoria, come il tempo divora la vita.
Rottura delle sterili derive del pilota automatico. Intensa passeggiata per le scorciatoie. L’opera di Ronny Delrue la si afferra nella lentezza e nell’intimità. Che siano gli appunti dei pensieri, un disegno eseguito con la mano sinistra o una scultura mentale, ogni tappa fertilizza quella seguente: in fin dei conti, si tratta di tornare alla pittura, sfaccettatura maggiore del disegno interiore. Al banchetto delle esplorazioni dell’alienazione, quando nell’atelier di Gand già si rizzano grandi tele dagli strati profondi, ecco che sorgono altre manifestazioni di quel linguaggio fitto, prolissa memoria di tensioni vulnerabili.
Grave e sontuosa, l’opera di Ronny Delrue non è un semplice gioco formale. Questa sottile magia tocca ognuno nel più profondo dell’essere, a condizione di immergersi in un processo che smuova le nostre percezioni iniziali. Visi e corpi umani epurati fino alla traccia, corrosi dall’oblio, le immagini mentali rilasciate dal plasticatore belga rendono instancabilmente conto del trascorrere del tempo, di quell’attimo fortuito che è la tragedia umana, minacciata della scomparsa tra passato e avvenire.
Ronny Delrue, 1957, Heestert. Vive e lavora a Gent e Moen.
In mostra: 4 grandi fotografie, 3 carte di grandi dimensioni, 20 carte di piccole dimensioni.
Inaugurazione 22 settembre ore 18
Weber & Weber
via San Tommaso 7, Torino
Orari: da martedi a sabato, dalle 15.30-19.30
ingresso libero