Ralf Kaspers: le immagini del fotografo tedesco sono parte di un progetto seriale che prevede insiemi ordinati di bachi e mosche, bossoli di proiettili e lingotti d'oro, locuste e teste di gallo... Le macchine svelate di Castagnotto sono modelli disincantati, liberatori e svincolanti, prototipi di un'esperienza.
Ralf Kaspers
Fotografie
Gagliardi Art System presenta in esclusiva in Italia la mostra personale del fotografo tedesco Ralf Kaspers. L’artista dal 2007 lavora ad un progetto seriale che prevede insiemi ordinati di bachi e mosche, bossoli di proiettili e lingotti d’oro, locuste e teste di gallo, peli tubolari e file di denti vecchi, utilizzati come pars pro toto per additare l’umanità, la vita e la morte.
Come dice Barbara Hofmann-Johnson: […] la ripetizione strutturale elaborata al computer, unita all’uso di una composizione a tutto campo e di una disposizione sequenziale, si fa metafora della ripetizione ma anche del fatto che un ‘gruppo organizzato’ è creatore delle sue stesse caratteristiche e dei suoi originali effetti visivi. In quanto repliche visive, allineate, messe in fila e raccordate da una superficie esteticamente strutturata, le serie fotografiche di Kaspers mostrano, al di là dell’effetto ornamentale prodotto dalla manipolazione visiva, come la ripetizione di un singolo oggetto possa generare immagini che aprono a nuove dimensioni di senso” […]
Un ulteriore spunto riflessivo sul diverso modo di percepire gli oggetti e le persone è dato dalla serie Summerland. In un primo momento sembra che numerose persone siano sospese in cielo, in una dimensione onirica, quasi mistica. La grande dimensione delle opere inganna la percezione del fruitore: le persone che animano questi grandi ‘affreschi fotografici’ sono in realtà immersi in acque celesti.
[…] “Molto spesso il meccanismo di funzionamento dell’immagine è quello di confondere il senso delle dimensioni dell’osservatore” – dice David Galloway. “Muoversi all’interno di questo universo visivo non è molto diverso da un viaggio nel mondo alla rovescia di Alice nel Paese delle Meraviglie, dove gli oggetti – compresa la protagonista – si rimpiccioliscono o crescono inaspettatamente. “Curiosar e curiosar” esclama Alice, “Ora mi allungherò come il più grande telescopio mai esistito.” […]
Michelangelo Castagnotto
Le macchine svelate
Le MACCHINE di Michelangelo Castagnotto presentate in mostra da Gagliardi Art System sono modelli disincantati, liberatori e svincolanti, di relazione tra l’artista e chi entra in contatto con l’opera. La definizione di “macchina” è da intendersi come sequenza di gesti e operazioni che introducono all’interno dell’opera stessa e del suo linguaggio: un vero e proprio RITUALE DI ACCESSO SEMANTICO ALL’OPERA. Questo rituale mette in pratica un’idea della cultura come significato negoziabile. Per questo hanno la forma di un protocollo smontato e non di un paradosso neo-dadaista, che non è una pratica.
Il percorso di ricerca viene ironizzato da simboli mistificatori che sono al tempo stesso guida e intoppo per attraversare l’opera. Attraversarla vuol dire superare la tendenza a vedere la realtà con schemi fissi, facendo invece perno sulla novità dell’esperienza, scavalcando come in un percorso ad ostacoli le attese fuorvianti del buon senso.
Nell’opera IL BAULE il primo dei simboli fuorvianti è la pittura in se stessa. L’artista usa la pittura non come tradizionale sintassi, bensì come modello linguistico formalizzato a cui arrivare eseguendo una prassi. Non il quadro, ma l’esperienza di arrivare al quadro.
La MACCHINA DELLA LETTURA permette di usare la lettura svuotandola del contenuto testuale. Rimane così il puro senso estetico del leggere. Anche questa è una prassi.
Nella MACCHINA PER LA LETTURA DEI SASSI, un gesto in apparenza naturale diviene aleatorio in sé, qualunque sia la disposizione che assumono le pietre scagliate.
In questo caso è il lancio ad essere un rituale.
Le macchine sono il prototipo di un’esperienza che trova la sua regola al proprio interno; perciò sono macchine estetiche. Il senso di ogni singola esperienza, che la rende originale, diventa linguaggio attraverso la forma della relazione.
Le macchine di Michelangelo Castagnotto incoraggiano a pensare che l’estetica sia il linguaggio dell’esperienza.
Immagine: Michelangelo Castagnotto, Il Baule, 2009-2010, tecnica mista 100 x 80 x 48 cm. foto Paolo Pellion
Opening giovedì 9 Febbraio 2012 ore 18.30 – 21 p.m.
Gagliardi Art System
Via Cervino 16 Torino
mar – sab: 15.30 – 19