Peter Aerschmann
Anna Amadio
Cuno Amiet
John M. Armleder
Ana Axpe
Silvia Bachli
Babette
Berger
Olaf Breuning
Daniele Buetti
Balthasar Burkhard
Marie Jose' Burki
Gianfredo Camesi
Luciano Castelli
Marie Antoinette Chiarenza
Philippe Decrauzat
Christian Denzler
Barbara Ellmerer
Franz Fedier
Thomas Flechtner
Sylvie Fleury
Gunter Frentzel
Athene Galiciadis
Franz Gertsch
Silvia Gertsch
Camille Graeser
Herve' Graumann
Eva Haas
Ferdinand Hodler
Huber.hube
Rolf Iseli
Daniela Keiser
Isabelle Krieg
Alois Lichtsteiner
Verena Loewensberg
Urs Luthi
Jean Luc Manz
Christian Megert
Chantal Michel
Otto Morach
Virginie Morillo
Frédéric Moser
Philippe Schwinger
Ka
Moser
Olivier Mosset
Ursula Mumenthaler
Yves Netzhammer
Meret Oppenheim
Flavio Paolucci
Carmen Perrin
Annaik Lou
Pitteloud
Vaclav Pozarek
Markus Raetz
Giacomo Santiago Rogado
Ilona Ruegg
Christoph Rutimann
Mario Sala
Albrecht Schnider
Pierre Schwerzmann
Roman Signer
Hans Stalder
Dominik Stauch
Gerda Steiner
Julia Steiner
Annelies Strba
Robert Suermondt
Andre'
Thomkins
Dominique Uldry
Felix Vallotton
Esther van der Bie
Cecile Wick
Uwe Wittwer
Peter
Wuthrich
Wolfgang Zät
Remy Zaugg
Véronique Zussau
Elio Schenini
Sentieri erranti. Un'occasione per ammirare alcune opere storiche della collezione della Mobiliare. Lavori di Ferdinand Hodler, Meret Oppenheim, Franz Gertsch ed altri ancora.
a cura di Elio Schenini
Nata alla fine degli anni trenta del secolo scorso come collezione d’impresa, la collezione d’arte
della Mobiliare ha iniziato ad assumere a metà degli anni ottanta, su impulso dell’allora direttore
del Kunstmuseum di Berna Hugo Wagner, l’identità che ancora oggi la contraddistingue. Affidata
alla gestione di un curatore e arricchita da acquisizioni annuali decise da un’apposita commissione
artistica, la collezione, collocata nelle sedi di Berna e Nyon, si è così venuta sviluppando negli ultimi
trent’anni come una raccolta che documenta alcune delle tendenze che hanno caratterizzato l’arte
svizzera dagli inizi Novecento ad oggi, con particolare attenzione alle esperienze degli ultimi decenni.
A undici anni di distanza dalla mostra tenutasi al Kunstmuseum di Berna e dal catalogo realizzato
in collaborazione con l’Istituto svizzero di studi d’arte, l’esposizione promossa dal Museo
Cantonale d’Arte e curata da Elio Schenini, oltre ad offrire l’occasione per ammirare alcune opere
storiche di questa collezione (da Ferdinand Hodler a Félix Vallotton, da Cuno Amiet a Meret
Oppenheim, da Markus Raetz a Franz Gertsch), vuole presentare al pubblico un ampio panorama
delle opere entrate nella raccolta a partire dal 2000, consentendo così allo spettatore di
confrontarsi con gli sviluppi più recenti dell’arte contemporanea svizzera.
Il titolo della mostra, Holzwege, rimanda al titolo, difficilmente traducibile, di una celebre raccolta di scritti
di Martin Heidegger, che nelle edizioni italiane alcuni hanno reso con Sentieri interrotti, altri con Sentieri
erranti. Nel loro significato primario gli Holzwege non sono altro che i sentieri che troviamo nei boschi,
sentieri nati in maniera casuale dal passaggio di legnaioli e cacciatori che si intrecciano e si disperdono
apparentemente senza meta nel fitto delle selve, interrompendosi spesso all’improvviso. Allo stesso
modo di un bosco attraversato da una molteplicità di sentieri, la mostra non si presenta come un tentativo
di sistematizzazione unitario e coerente, ma come una selezione di circa centoventi opere che si offrono
al nostro sguardo lungo una serie di percorsi frammentari ed erratici, che sembrano seguire la complessa
articolazione degli spazi espostivi del Museo Cantonale d’Arte, rivelando nuove possibilità di lettura e
inattese connessioni tra le opere che compongono la raccolta.
Le singole sezioni in cui si suddivide la mostra (organizzate sulla base di analogie tematiche o formali)
sembrano infatti ogni volta dare avvio a un percorso che però poi quasi inavvertitamente si interrompe,
lasciandoci per un attimo spaesati, prima che ci accorgiamo di esserci ormai già incamminati su di un
altro sentiero. Ed è proprio questa frammentarietà divagante il modo peculiare con qui questa mostra ci
conduce nell’irriducibile varietà dell’arte del nostro tempo. Del resto, come ci ha insegnato Heidegger, per
addentrarsi nella foresta dell’essere bisogna lasciare le strade battute e abbandonarsi al vagare errante
degli Holzwege. Quegli stessi Holzwege lungo i quali sembra invitarci a seguirlo Il taglialegna di Hodler,
emblema di questa raccolta, con cui si aprono non a caso questi percorsi nell’arte svizzera moderna e
contemporanea.
Catalogo bilingue (italiano-tedesco) di 292 pagine,
con testi di Elio Schenini e Liselotte Wirth Schnöller e schede biografiche di Konrad Tobler. In appendice
al volume è riprodotto il catalogo di tutte le opere entrate a far parte della collezione dopo il 2000.
Immagine: Hodler Ferdinand, Il taglialegna (1910), olio su tela, 129.5 x 100 cm, 158/1939
Ufficio Stampa
Museo Cantonale d’Arte, Lugano, Benedetta Giorgi Pompilio, tel. +41 (0)91 910 47 87, cell. +41 (0)76 384 65 35, benedetta.giorgi@ti.ch
Conferenza stampa venerdi' 25 maggio ore 11
Inaugurazione venerdi' 25 maggio ore 18.30
Museo Cantonale d'Arte
via Canova, 10, Lugano
martedì 14.00–17.00, da mercoledì a domenica 10.00–17.00, lunedì chiuso
ngresso: CHF 12.-, AVS, studenti, gruppi CHF 8