Diaspora...alla deriva II. Con un "piede dentro e uno fuori" dal PAN, le sculture danzanti e senza volto si affacciano su via dei Mille, ricordando ai passanti la danza della vita. Nella sede di Maschio Angioino le opere dialogano con i reperti archeologici della Sala dell'Armeria.
a cura di Francesca Pietracci
Diaspora e sterminio rappresentati dalla metafora di un ballo struggente e corale. Le sculture di Justin Peyser dal porto di New York attraversano l’Oceano Atlantico, il Mar Mediterraneo e approdano come prima tappa a Venezia (Ca’ Zenobio - Collegio degli Armeni), per poi giungere a Napoli (Maschio Angioino e PAN /Palazzo Arti Napoli) e proseguire il loro viaggio in Italia. Nella sede di Maschio Angioino le opere dialogano con i reperti archeologici della Sala dell’Armeria, anch’esse concepite come testimonianze e ruderi della nostra vorticosa civiltà. Un’eco di ciò che abbiamo ascoltato e abbiamo visto, ciò che in definitiva resta concretamente delle nostre esperienze e delle nostre protesi tecnologiche. Con un “piede dentro e uno fuori” dal PAN, i personaggi danzanti e senza volto provenienti dall’altisonante salone veneziano, si affacciano su via dei Mille, ricordando anche ai passanti la danza della vita e, ad un pubblico più esperto, l’indimenticabile canzone di Leonard Cohen intitolata “Dance me to the end of love”, ripresa dal motivo suonato da un quartetto d’archi di musicisti ebrei alla soglia di un forno crematorio.
Justin Peyser si è laureato ad Harvard presso il Department of Visual and Environmental Studies. I suoi interessi riguardarono fin dall’inizio lo spazio in relazione all'architettura, in particolare alle periferie e alle aree urbane in disuso. Ha curato per una banca etica progetti di restauro e riqualificazione delle aree neglette della città di New York (Bronx, Brooklyn, Newark). Da ebreo Peyser conosce il sacrificio di un popolo che lotta per non perdere la propria identità etnica e culturale ed è solidale con tutti i figli delle diaspore. Dentro un container d’acciaio più grande delle case della maggioranza dei poveri d’Europa, le sue sculture sono partite dal Porto di New York per raggiungere, come prima tappa, Venezia con la mostra al Collegio degli Armeni di Ca’ Zenobio intitolata “Alla deriva”. Le opere hanno viaggiato per nave attraversando l’Atlantico, lo stretto di Gibilterra, Algeri, la Libia, Lampedusa, la Grecia, la Puglia e l’Albania, l’Adriatico, Dubrovnic: luoghi che ci ricordano i tratti comuni e i disagi dell’età presente.
Con una nuova mostra intitolata “Diaspora”, queste opere approdano a Napoli, città simbolo del crocevia culturale, città di splendori ed emergenze. Le sue sculture, che rappresentano personaggi misteriosi e senza volto, sono realizzate in lamiere metalliche e sono tenute insieme da spesse saldature lasciate ruvide, con la bruciatura della fiamma visibile, perché, come dichiara l’artista, l’andare vagabondando nella diaspora lascia cicatrici, così come il loro sbilanciamento da un lato rappresenta l’essere in bilico tra due patrie (…)
Francesca Pietracci
Maschio Angioino - Museo Civico di Castel Nuovo
Piazza Municipio - Napoli
11 settembre
Conferenza - ore 11
preview mostra - ore 12:30
Inaugurazione 12 settembre ore 18.30
Palazzo delle arti di Napoli - PAN
via dei Mille, 60 - Napoli
Orario: lunedì-sabato ore 9:30-19:30 domenica ore 9:30-14:30
Ingresso intero 5 euro