Tra acqua e fuoco. Ceretti predilige un determinato particolare e lo sottolinea inquadrandolo all'interno di una cornice, il concetto di esplorazione sottosta' invece a tutta l'opera di Donatella Cecconi.
Chie Art Gallery ė lieta di presentare Tra acqua e fuoco, bi-personale di Susanna Ceretti e Donatella
Cecconi, visitabile presso lo spazio di Viale Premuda 27 dal 5 al 16 marzo.
«La fantasia umana è immensamente più povera della realtà», sosteneva Cesare Pavese nel 1935. Una presa di posizione alla quale Susanna Ceretti (1958, Milano) sembra voglia opporsi fermamente, rielaborando il reale attraverso una prospettiva indiscutibilmente soggettiva, nella quale gli scorci, le luci e le ombre si rincorrono gli uni con gli altri. Essa crea in tal modo un archivio personale di forme e misure. Grafica pubblicitaria e web designer, l’artista procede operando un mescolamento di medium differenti che compongono un’opera sostenuta da una serie di istantanee, nelle quali le immagini vengono fermate all’interno di precisi termini e volumi. Sono fotogrammi scoordinati, posizionati l’uno accanto all’altro ma che non hanno necessariamente a che fare tra di loro. Una raccolta ragionata dall’artista. Visioni filmiche, di cui Susanna Ceretti predilige un determinato particolare e lo sottolinea inquadrandolo all’interno di una cornice, per poi sottoporlo alla contemplazione del pubblico, elevandolo così a dignità di opera d’arte. Ipotizzando quindi l’esistenza di un lungometraggio o comunque di un racconto relativo a questa serie di immagini, l’impressione è che l’artista ne abbia estrapolato soltanto un singolo particolare: non uno stralcio definito ma un minimo dettaglio, praticamente inintelligibile. Un dettaglio quasi insignificante alla narrazione stessa, che non ne muta affatto la trama. Soggetti ricorrenti di queste istantanee sono distese acquifere, paesaggi marini, porzioni idriche su cui si riflettono i raggi del sole. Non è un caso che il tema dell'acqua si ripeta tanto spesso. Sorgente di vita, via di purificazione e rigenerazione, la sua simbologia viene presa in considerazione da Susanna Ceretti per collocare un elemento pulsante all’interno di inquadrature statiche, attentamente selezionate. Un tipico esempio di queste istantanee rappresenta un ritaglio per metà di un cielo investito da giochi di rami intricati, e per l'altra di un lago su cui si riflettono algide nuvole. Oppure uno specchio d’acqua cristallina agitato da onde concentriche, in cui miriadi di piccoli pesci si muovono, nascosti parzialmente da una tenue ombra. Significa forse che viene preso in considerazione un personaggio fuoricampo? Il punto forte del lavoro di Susanna Ceretti sta proprio nella mancata messa in scena, nel limitare le sue scenografie a nient’altro che se stesse, escludendo ogni tipo di presenza umana. D’altra parte questa è spesso richiamata (vedi l'acqua o l'ombra sui pesci), rielaborando spazi reali che ne presuppongono l’esistenza. Se d’accordo con l’affermazione di Pavese (è possibile non esserlo? L’attualità ci investe con quanto di più incredibile ci sia), è altrettanto necessario sottolineare come la fantasia squisitamente umana dell'artista sia lontana da qualsiasi tipo di povertà immaginifica.
Il concetto di esplorazione sottostà a tutta l’opera di Donatella Cecconi (1935, Firenze - 2009, Milano), artista poliedrica la cui produzione si snoda tra una pittura di matrice moderna, il disegno e, a partire dagli anni Ottanta, originali rielaborazioni di alcune tra le principali forme d’arte orientale, in particolar modo gli origami. Dal 2000 comincia a comporre dei brevi versi intimistici che si rifanno agli haiku, forma di poesia classica giapponese, fuoriuscendo dal campo ristretto delle arti visive tradizionali e impostando una sperimentazione ancora maggiore. Presenti in mostra alcuni dipinti ad acrilico, degli studi a carboncino e dei disegni di piccole dimensioni che si rifanno ai corsi sul figurino seguiti all'Accademia di belle arti di Brera. L’artista esplora quindi vari territori, sia in fatto di tecnica che di maniera, dando vita a un procedimento costantemente aperto alla novità e attento all’espressione di stati emozionali caratteristici della sua stessa personalità. Viaggiare con il corpo e con le emozioni, scrive in questo senso Donatella Cecconi. Il tema principale è quello del corpo, punto fermo alla base anche delle opere più astratte. Queste ci appaiono come delle texture di colore, a seconda dei casi rarefatto o materico, delle composizioni giocate su tono e forma. In esse, nello specifico nei dipinti su tela, è facile intravedere delle figure naturali – fili d’erba smossi da un vento apparente, fiamme arroventate che si espandono sulla superficie come lembi tonali - ma in realtà si tratta sempre di scomposizioni, figure umane smontate e riviste attraverso un nuovo assetto formale. Se ci si appresta a guardare le opere a una distanza ravvicinata, i volti e i tratti si manifestano con la stessa facilità con cui in un primo momento si delineavano erba e fuoco. Visi avviluppati al colore, e quindi sfuggenti, eterei, celati a ogni sguardo superficiale. Sono lavori a paratie stagne, in cui a ogni visione ne succede sempre una seconda, e così via. Focolai di senso. Lo stesso tipo di scomposizione viene messo in pratica anche per quanto riguarda gli studi a carboncino, nei quali la forma umana è annientata da inedite sagome geometriche, traducendo dei lavori concepiti a partire dal reale in quadri astratti. I titoli giocano spesso una grande importanza, chiarendo quale sia la chiave di lettura dell’opera entro cui Donatella Cecconi vuole che il pubblico rimanga. Titoli che per la maggior parte evocano singole sensazioni dell’artista, e che l’artista condivide con noi. Un’altra serie esposta è quella dei figurini: studi individuali di donne smilze ed eleganti, fasciate in abiti colorati vivacemente; gonne larghe che si espandono sulla parte bassa del foglio di carta, a ulteriore dimostrazione della vastità sperimentale che ha caratterizzato la vita intera di un'artista quale Donatella Cecconi è stata.
Opening martedì 5 marzo ore 18.30
Chie Art Gallery
viale Premuda, 27 - Milano
Orari: da mercoledì 6 marzo a sabato 16 marzo lunedì 14.30-19 da martedì a sabato 10-19