60 anni di arte. Un viaggio tra ceramica e pittura. Pittura e scultura si legano in modo armonico seguendo le diverse correnti artistiche che Zannoni segui' dagli anni '60 al 2012.
Uberto Zannoni, artista a tutto tondo, inizia giovanissimo a plasmare la terracotta e a dedicarsi all’arte della ceramica. Nato nella culla della maiolica, Faenza, qui alla fine degli anni ’50 fondò, insieme all’amico Carlo Zauli, la “Cà Pirota” una delle prime botteghe all’avanguardia per la ceramica artistica. Anni ’50, Zannoni raggiunse il suo maggior successo artistico, spaziando dalla ceramica alla pittura, partecipò a numerose mostre in Italia e all’estero e talvolta chiamato dallo stesso Governo Italiano per rappresentare l’arte italiana all’estero. Poi nel 1961 la svolta. All’arte aveva sempre accompagnato anche l’insegnamento, così nel ’60 vinse il Concorso per Presidi e si trasferì a Reggio Emilia dove rimase per ben 30 anni a dirigere il locale Istituto d’Arte “G. Chierici”. Zannoni avvertì da subito la differenza tra la sua terra natale e la città emiliana nel modo di concepire la ceramica, a Reggio infatti questa era intesa come industriale, Zannoni allora lungimirante, aprì a scuola la sezione d’arte ceramica mai esistita prima e qui unì la ceramica industriale alla ceramica artistica. Nel periodo trascorso a Reggio Zannoni rallentò la produzione artistica ma non si dimenticò mai di essere prima di tutto un artista, si dedicò soprattutto alla pittura, a cui già si era approcciato negli anni precedenti.
La mostra avrà il sapore di un’antologica con opere che non sono mai state esposte prima. Pittura e scultura si legano in modo armonico seguendo le diverse correnti artistiche che Zannoni seguì, dagli anni ’60 al 2012. In ceramica sono ben riconoscibili i suoi colori accesi e decisi, quelle cromie che hanno portato i critici a denominarlo “Maestro del Colore” ma negli anni ’70 passerà a tonalità più neutre del bianco, grigio e nero. Così come in pittura dove i colori saltano fuori e nelle tele gioca con il colore e la geometria, le sue forme tipiche, dal cerchio al triangolo che ricompaiono anche nelle sculture. Molti gli echi che risuonano nelle sue tele o nelle scelte cromatiche, l’eco di Morandi nelle sue figure femminili, le risonanze di Klee o Mirò. Ma ogni artista vive il suo tempo e percepisce ciò che c’è nell’aria, ecco allora un rimando alle tele di Gentilini, anche lui faentino, quindi inevitabile una similitudine tra la sua arte e le tele anni ‘60 di Zannoni. Poi la precisione e la fermezza della sua mano, ancora ben visibile fino alla fine dei suoi giorni quando ancora si dilettava a disegnare con la china, segni fermi e precisi o un lieve pointillisme ottocentesco che in Italia sfocerà nel futurismo a cui poi Zannoni aderì pienamente.
Inaugurazione 25 gennaio ore 17.30
Galleria d'Arte Zannoni
Via Guido da Castello, 3 - Reggio Emilia
Orari da lunedì a sabato 10-12.30 e 16.30-19.30. Chiuso giovedì e domenica
Ingresso libero