Next. Una selezione di fotografie scattate durante i suoi 'percorsi' per Roma in bicicletta, durante i quali si sono verificati incontri visivi molto particolari.
a cura di Camilla Arcangioli
La mostra presenta una selezione di fotografie recenti del fotografo romano scattate durante i suoi “percorsi” per Roma in bicicletta, durante i quali sono nati incontri visivi molto particolari. Lo sguardo fotografico di Massimiliano Cecchi, che ha in sé un’indolenza naturale, scappa dai cliché della Roma voluttuosa e affascinate dei tramonti e dei giardini sfatti, per immergersi nelle situazioni più stimolanti, come fossero pagine di una sceneggiatura tutta da scrivere.
Il suo interesse è per il dato umano sperso nella città, nel paesaggio metropolitano, come nella serie “Sottopasso”, dove il punto unico d’osservazione ha fatto scrivere al fotografo capitoli di storie a-temporali. La ricerca di colori brillanti e di ombre è l’assioma attorno a cui tutto ruota. Così nella serie “Tabernacoli” ma anche nella proposta di “Oggetti smarriti” il colore guida l’occhio alla scoperta della sottile ironia che attraversa tutta la sua produzione, e che ci porta sempre a voler sorridere davanti a questo “gioco di ombre cinesi” che il suo obiettivo ferma in istanti semiseri.
Quando vediamo le sue fotografie ci vengono in mente le parole scritte da uno degli autori preferiti del fotografo, José Saramago: Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.
BIO
Massimiliano Cecchi, romano, del 1967.
Maturità artistica negli anni ottanta. Agli inizi degli anni novanta si laurea in giurisprudenza con specializzazione in tutela patrimonio artistico. Vive a Roma dove esercita la professione di avvocato. Dagli anni 80 inizia il suo percorso artistico, prediligendo la pittura a olio e la fotografia. In quegli anni frequenta vari laboratori sperimentali di arte contemporanea: espone per la prima volta a Roma nel 1991 nel contest del Polmone Pulsante di Saverio Ungheri e nelle collettive del 1992-93 al Lavatoio Contumaciale di Bianca Pucciarelli in Menna.
Negli anni novanta si occupa di fotoreportage su tematiche sociali, antropologiche, senza mai allontanarsi dal suo percorso visivo, dal suo stile che si compone solamente di due elementi: luce e trasparenze. A fine anni novanta scopre l’Artista visionario Chris Marker. Nel 2001-2003, rimanendo ancorato ai principi fondamentali della fotografia, studia le nuove tecnologie digitali e inizia il suo progetto fotografico “Empty Spaces”: l’utilizzo della fotografia montata in motion per cortometraggi e Video Art, che culmina nel 2007 con la realizzazione dell’omonimo corto presentato al Politecnico Fandango di Roma.
grafiche:
Soluzioni Arte
Cornici:
2C Arte
Ideazione Grafica:
www.artstudio360.it
Inaugurazione 8 maggio
Studio Spin
via Vodice, 8 Roma