Play. Un percorso costruito con l'intento di analizzare la condizione di equilibrio come regola dell'esistenza, fattore o sua caratteristica.
a cura di Viola Invernizzi e Alessio Moitre
Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme.
(John Nash)
La Galleria Moitre presenta PLAY, una personale di Francesca Arri, che ha costruito un percorso con l’intento di analizzare la condizione di equilibrio come regola dell’esistenza, fattore o sua caratteristica, e il gioco come modello educativo, di formazione e costruzione dell’individuo e del suo comportamento. Punto di partenza della Arri è la teoria dei giochi, ripresa da molti fisici, uno su tutti John Nash, che ne parla principalmente in termini di strategia, arrivando all’ analisi della condizione di equilibrio tra i giocatori, equilibrio che la Arri analizza come attimo irraggiungibile, condizione di stasi o concetto di stabilità non durevole in una situazione che si sviluppa grazie al conflitto e all’instabilità, partendo dalla materia stessa di cui l’individuo è costituito analizzandone gli stati intermedi e di passaggio come gli elementi non newtoniani, che per la loro costituzione possono diventare essi stessi un gioco e un divertissement.
All'estremo opposto, la Arri riflette anche sulla lettura negativa del divertimento fatta dal Blaise Pascal, il quale vi vedeva la peggiore e la più vasta piaga del mondo. Secondo il filosofo, infatti, ogni uomo cerca di "distrarsi" dalla propria condizione debole, mortale e così miserabile, per questo si disperde in infinite attività che lo illudono e, al contempo, s'impegna egli stesso ad illudere gli altri. L’uomo è sempre in movimento, ma se si ferma, sente il nulla, in un precario equilibrio che è alla base anche della performance, in un continuo rimando tra il moto e l’assenza di azione. In esposizione, video, foto, installazioni e disegni, saranno intesi come ”protesi” dell’azione stessa, un aggettivo che spiega e racconta un momento passato, che aiuta chi non c’era a immaginare cosa è stato, quindi instabili, soggette ad interpretazione. Queste protesi descrivono dal basso il concetto di equilibrio e di instabilità per loro natura e per il fatto stesso di essere costruite da e come giochi: dondoli che non staranno mai fermi, lego smontabili, altalene appese al soffitto a varie altezze, che oscillano in continuazione promettendo una condizione di equilibrio senza poterla mai ottenere. I giochi della Arri sono una simulazione della realtà, un necessario processo di comprensione, un rito, e persino un gesto d’amore, che diventa sublimazione dell’atto sessuale.
Inaugurazione 30 ottobre ore 18,30
Galleria Moitre
via Santa Giulia, 37bis Torino
mer-sab 16-19 o su appuntamento
ingresso libero