Sin dagli esordi, a Belgrado negli anni '70, il suo corpo e' stato il soggetto, l'oggetto e lo strumento di un lavoro teso ad affrontare tematiche di ampia portata; il confronto con lo scorrere del tempo e con la morte vista come momento fondamentale di trasformazione spirituale e emozionale sono stati tra le istanze portanti delle sue coinvolgenti performance. Nella video-installazione del 1995 Cleaning the Mirror l'artista riprende un'azione della durata di 3 ore nella quale tiene in grembo uno scheletro e lo pulisce energicamente seguendone con le dita i contorni. In questa mostra l'artista teatralizzera' ancora il tema della complementarieta' e del rispecchiamento tra la vita e la morte attraverso una performance, verranno anche esposte una serie di fotografie realizzate nel 2003
Domenica 19 dicembre, alle ore 12.30 presso la sede napoletana della galleria
Lia Rumma s'inaugura, con una performance appositamente concepita, la mostra
personale di Marina Abramovic.
Marina Abramovic, protagonista indiscussa da più di trent'anni della scena
artistica internazionale, è nata in Montenegro nel 1946.
Sin dagli esordi, a Belgrado negli anni Settanta, il suo corpo è stato il
soggetto, l'oggetto e lo strumento di un lavoro teso ad affrontare tematiche di
ampia portata; il confronto con lo scorrere del tempo e con la morte vista come
momento fondamentale di trasformazione spirituale e emozionale sono stati tra le
istanze portanti delle sue coinvolgenti performance. A più riprese Abramovic ha
utilizzato lo scheletro come simbolo universalmente riconosciuto, realizzando
opere e azioni che rappresentano un memento mori capace di evocare le danze
macabre medievali, le vanitas seicentesche e, più in generale, i riti
riguardanti il rapporto tra la vita e la morte diffusi in ogni tempo e in ogni
cultura.
Nella video-installazione del 1995 Cleaning the Mirror, per esempio, l'artista
riprende un'azione della durata di tre ore nella quale tiene in grembo uno
scheletro e lo pulisce energicamente seguendone con le dita i contorni,
indagandone i vuoti; in Cleaning the Mirror II lo stende sul proprio corpo nudo
e lo fa muovere al ritmo del respiro.
Nel 1997 realizza Balkan Baroque, complessa installazione al cui centro è
collocata una montagna di ossa di animali. Per molte ore ogni giorno Abramovic
sta seduta sul cumulo e, cantando, raschia e ripulisce le ossa. Un recupero
delle proprie origini culturali, una reazione emotiva alla guerra dei Balcani,
un senso di lutto e di purificazione sono compresenti in questa azione dal forte
valore rituale che le vale il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia.
In occasione dell'attuale mostra, che riprende il titolo Cleaning the mirror,
l'artista teatralizzerà ancora una volta il tema della complementarietà e del
rispecchiamento tra la vita e la morte attraverso una performance in cui di
nuovo il suo corpo, inteso come veicolo di energia per eccellenza, vivrà nel
confronto diretto con uno scheletro umano, simbolo di morte.
Verranno esposte inoltre, una serie di fotografie realizzate in occasione del
ritorno di Marina Abramovic a Belgrado nel 2003 dopo più di vent'anni. Alcune di
queste fanno riferimento alla figura leggendaria di Tesla, scienziato balcanico
del XIX secolo al quale si attribuisce la frase "la scienza non è nient'altro
che una perversione se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni
dell'umanità " e a cui la città di Belgrado ha dedicato un museo. In Count on us,
chorus , invece Marina Abramovic "protetta" da uno scheletro, dirige un coro di
bambini vestiti di nero che cantano l'inno dell'ONU, mentre in Count on us, star
viene riproposta una nuova versione di una delle sue primissime performance:
l'artista è circondata da bambini che con i loro corpi formano una stella a
cinque punte nera: la stella del futuro incerto.
Con questa mostra l'artista sottolinea dunque una volta di più come il
sentimento della vita scaturisca proprio dal confronto fondamentale con la morte
e ribadisce la necessità di affrontare l'esistenza con consapevole pienezza e
con vitale energia.
Inaugurazione Domenica 19 dicembre 2004, ore 12.00
Galleria Lia Rumma Napoli, Via Vannella Gaetani, 12
Orario galleria: dal mercoledì al venerdì dalle ore 16.30 alle ore 19.30, gli altri giorni su appuntamento