Il progetto No Name’s Riot si propone di trasformare la tradizionale esistenza di un nucleo di persone nel corso di una giornata. Ci sara' un intero condominio e tutto l’isolato circostante; un microcosmo, una civilta' in miniatura alla quale sara' levata la possibilita' di fare uso di qualunque tipo di nome, sia di cose che di persone.
No Name’s Riot Project
Ci sara' un intero condominio e tutto l’isolato circostante; un microcosmo, una civilta' in miniatura alla quale per un giorno intero sara' levata la possibilita' di fare uso di qualunque tipo di nome, sia di cose che di persone.
Essendo l’idea riferita all’intera cultura umana, ovvero al linguaggio di cui essa fa uso, si deve qui considerare il condominio in esame, in quanto campione, esperimento estendibile a tutto il genere umano al di la' delle diversita' culturali e geografiche. Infatti cio' che accomuna la specie umana e' di fondarsi culturalmente e socialmente sulla comunicazione, adottando il linguaggio come mezzo della comunicazione stessa. Scavando piu' a fondo, ci si puo' bene rendere conto cha a sua volta il linguaggio si fonda sull’uso dei nomi. Ogni cosa ha almeno un nome, cosi' come lo ha ogni persona. I nomi nel corso della storia hanno assunto sempre piu' il ruolo di tramite, tra persone fisiche che si legano ad altre persone od oggetti anch’essi fisici attraverso un processo astratto, quello del nome. Ci si puo' riferire a qualcosa di temporalmente e fisicamente distante solo attraverso l’uso del suo nome, impiegato per rendere afferrabile, comprensibile e per estensione “concreta" l’esistenza di qualcosa di fatto non presente, alla persona con la quale si comunica.
Quella della comunicazione attraverso i nomi, e' una prerogativa che come si diceva va aldila' delle differenze culturali, essendo invece profondamente radicata nell’attitudine umana, la quale alla piu' semplice strategia della comunicazione non verbale che coinvolge tutto il mondo animale, ha aggiunto una ulteriore strategia di riconoscimento alla comunicazione verbale che
e' il nome.
Il nome non ha soltanto la funzione di semplificare, ridurre i tempi di comprensione, bensi', riferendosi all’identita' di ognuno, puo' anche avere funzione di privare ognuno della propria identita', qualora i loro nomi non venissero pronunciati. E al contempo puo' ingabbiare una persona in una sola identita' attraverso il nome stesso. Sono infatti i nomi a riprodurre il mondo sensibile e non il contrario. In definitiva l’intera esistenza di ognuno, la societa' e la cultura, sono tutte fondate, costruite e quindi supportate da una grande astrazione. Siamo legati da un vincolo vitale al nulla, al vuoto, all’invisibile. Ovvero al bisogno dell’identificazione.
Il progetto No Name’s Riot si propone dunque di trasformare la tradizionale esistenza di un nucleo di persone nel corso di una giornata, in un tentativo di sopravvivenza privati della possibilita' di fare uso di qualunque tipo di nome. Non potranno riferirsi a niente e a nessuno usando il nome preposto. Nulla nell’arco di queste 24 ore avra' piu' un nome, nemmeno sotto forma di scrittura. Quindi tutto cio' di stampato sara' coperto, i nomi delle vie e dei citofoni cancellati,
le TV oscurate.
Nella mia idea questo condominio che si erge al centro di quattro strade, all’interno di un quartiere, nella citta' di una nazione, in un continente del pianeta Terra, dara' vita ad un buco nero, un vortice centripeto che per 24 ore rappresentera' un’entita' al di fuori dell’esistenza, una sospensione culturale che andra' a minare le fondamenta stesse di quella architettura costruita sul nulla, imposta all’Uomo sotto il nome di identita'.
Ecole nationale superieure d'art de Bourge
9, rue edouard branly - Bourges