solo uno... a colori. L’artista dipinge immagini che tracciano un quadro articolato del nostro quotidiano. I suoi dipinti celebrano il gesto spontaneo, l’ambiente cittadino piccolo borghese, i personaggi che si possono incontrare d’abitudine. Ma facendone risaltare l’elegia e il mistero.
solo uno… a colori
L’artista Antonietta Campilongo espone in “solo uno… a colori" una serie lavori che hanno come linea in comune il colore non colore del bianco-nero e delle lievi sfumature che girano intorno a queste gradazioni.
I suoi dipinti sono frammenti di ricordi, di sogni o di vissuti personali che si specchiano pero' esattamente nelle storie altrui perche' descrittive di un quotidiano comune.
L’artista dipinge immagini che, pur nella piena autonomia della singola opera, nell’insieme tracciano un quadro articolato del nostro quotidiano. I suoi dipinti celebrano il gesto spontaneo, l’ambiente cittadino piccolo borghese, i personaggi che si possono incontrare d’abitudine. Ma l’analisi spassionata e accurata della “trance de vie" operata dall’artista ne fa risaltare l’elegia e il mistero, manifestandone l’elegia sottesa.
E’ indubbio che la Campilongo posi il suo occhio sulla realta', ma il suo quotidiano risulta leggermente retrodatato, quasi a creare, appunto, quel lieve scarto che sollecita la memoria e relega il soggetto al ricordo appena trascorso.
Protagonista il colore , il suo modo di usarlo e ricrearlo adattandolo a questo mondo spesso onirico che necessita quasi di una sua sfumatura particolare.
Una attenzione particolare merita la usa bicromia, il bianco e nero con tutte le gradazioni intermedie di grigio. Indubbio e' il richiamo al bianco-nero di Richter, ma non certo per emulazione quanto per affinita' di sentire: l’esigenza di ricollegarsi all’universo filmico anch’esso di buona memoria.
C'e' solo la fissione dell'elemento etereo che sulla tela implode manifestando tutta la sua potenza comunicativa. Figure assolutamente reali, che nel loro manifestarsi celebrano l'antica memoria dell'uomo entita' intermedia tra l'animale e l'angelo.
Simili a foto di scena realizzate ad olio su tela (o carta), i lavori alternano bianco e nero a cromie accese e vere, metropolitane, piene di ombre, riflessi e sensazioni “private", quasi lo spettatore fosse un infiltrato, un osservatore casuale e, probabilmente, non voluto. O forse lo stesso artefice di quel contesto da sceneggiatura che affascina e insieme consuma, con il suo nasconderci l’evolversi completo di esistenze bloccate.
E’ ricorrente, la sospensione dei fatti a seguire, quelli tratti da storie vere che eleggono qui il loro frangente piu' eloquente e rappresentativo come un provino su emozioni che dovranno protrarsi o persino divenire ricorrenti. Se la vita scorre e il cammino procede, casuale e curioso, le aspettative possono essere ritratte e non invecchiare, rimanere eterne e giovani scene cult estratte da un intero percorso esistenziale che diventa estetico, esattamente e minuziosamente contenuto dentro tele che non cambieranno i fatti. Con il rispetto pedissequo con cui il cinema puo' tradurre un testo senza ridurne l’attendibilita', la Campilongo gira composit dipinti che riassumono ansie e riflessioni, corteggiamenti e speranze, intuizioni e illusioni direttamente prelevate dai giorni consueti, dalle ore di tutti che continuano a svolgersi in ambienti apparentemente gia' visti, sino a costruire contesti interi che sembrano influenzati da poetiche blues irruvidite dalla concretezza spietata di vite che durano a lungo.
Formatasi nell’ambiente artistico romano, la Campilongo e' di origini calabresi (Saracena), conseguita la laurea in Architettura si e' presto dedicata quasi esclusivamente alla pittura emergendo per l’originalita' dei soggetti e per il gusto raffinato che contraddistingue le sue opere.
Galleria Stella
via di San Calisto 8 - Roma
Orari: dalle 16.00 alle 20.00