The search for happiness. L'artista sembra concentrare i suoi sforzi verso la ricerca di una complicata formula di conciliazione tra interiorita' ed esteriorita', pensata come un flusso dal necessario dinamismo. Il suo approccio e' estremamente femminile.
The search for happiness
a cura di Alice Spadacini
La colorata rassegna dedicata allo sguardo su Milano, gia' modellata
dalla sensibilita' italiana, coreana, albanese, russa e argentina, si
chiude vivacemente con le particolari creazioni di un’artista
giapponese, partita da Osaka per regalarci un nuovo, emozionante punto
di vista.
L’esplorazione artistica, a partire dall’inizio del Novecento e
particolarmente a seguito degli sviluppi di certe dottrine come la
psicanalisi, ha assunto con piacere angolazioni profondamente
introspettive, e si e' prestata molto spesso ad assumere un dichiarato
ruolo di personale sfogo espressivo. Molti dei risultati accumulati in
questo senso si presentano secondo conformazioni veementi, talvolta
gestuali, talvolta costruite su campiture lentamente sofferte, ma
estremamente passionali. E l’infossata sofferenza dell’uomo
contemporaneo, costretto a costanti e solitarie implosioni perche'
privato di una sacralita' collettiva e dichiarata che risolva l’anima
con ritualismi e mitologie, ha regalato un gran successo empatetico a
queste tendenze.
Chizuru Sakamoto sembra concentrare i suoi sforzi verso la ricerca di
una complicata formula di conciliazione tra interiorita' ed esteriorita',
pensata come un flusso dal necessario dinamismo. Il suo approccio, come
spiega, e' estremamente femminile; la comunicazione tra psiche e corpo e'
probabilmente differente in una donna, ed e' scandita da una sorta di
cerimonia mensile di purificazione che, con un rinnovamento fisico su
piu' fronti e un massacro ormonale della mente, riesce a raggiungere una
speciale coincidenza tra le due fazioni.
I percorsi astratti dell’artista restituiscono diversi viaggi estetici
tangibili, assolutamente viscerali ed organici, ma di massima eleganza.
Accompagnati dall’esposizione dei bozzetti originali.
Il lattice scorre sui muri della galleria, e riecheggia finemente le
installazioni appese con una ferma appropriazione delle stanze;
l’atmosfera e' dunque completamente pregna della materialita' emotiva di
Sakamoto. Le superfici accompagnano nei suoi territori, e capita che
accarezzino lucide lo sguardo del pubblico con distese di agglomerati
sintetici epidermici, quasi delle colorate patologie che si espandono
creative e producono pori, dotate di un senso di impermeabilita'
luciferina molto in tono con il consueto modo di trattare la profondita'
assunto dalla societa'. Quasi a farne una protesi di gomma.
In altri lavori invece, la materia elaborata da Chizuru intriga la
percezione con finissimi ricami: in certe opere la struttura raggiunge
la tridimensionalita' per strati sovrapposti di delicate e raffinate
cristallizzazioni color avorio, che espongono la propria struttura
traforata con una timidezza toccante, e che vicini, ma separati,
filtrano con grazia lo spazio espositivo.
Queste meravigliose trame, eteree stalattiti sospese, si accostano
all’ambiente come tracce molto umane, residui del corpo e
dell’intelligenza: nel loro porsi all’interno del comune paesaggio
quotidiano traspare una lieve, gradevole audacia che le rende molto
vicine ad agglomerati naturalistici piu' che a risultati sintetici della
chimica industriale.
Qualche volta la stessa impressione di genesi biologica e' ancor piu'
impalpabile, resa solo da poetiche impronte. L’approccio resta comunque
fortemente giapponese: emerge infatti un senso per il creato molto
forte, lo stesso che ispira i giardini zen, accompagnato pero' da un
gran rispetto per la sostanza artificiale, vicino alla quale gli
orientali si trovano incredibilmente a proprio agio. E l’accostamento
tra natura e artefatto, che puo' sembrare contraddittorio per noi
occidentali, e' fonte di positiva armonia.
In questo modo la mostra che potremo visitare sara' una sorta di
sincero, ma non crudo, reliquiario spirituale di una giovane orientale,
che apre ogni sua parte per avvertire la moderna metropoli: resta ormai
ai visitatori giudicare quanto il nostro habitat sia sintonizzato con
l’essere umano.
Inaugurazione: 28 Marzo, ore 19.00
Galleria Formentini
Via Formentini, 10 - Milano