Zone C/O Graffio
Bologna
via S. Apollonia 23-25

Paola Di Bello e Yusuke Ohata espongono
dal 5/3/2000 al 10/3/2000

Segnalato da

Anteo Radovan


approfondimenti

Paola Di Bello
Yusuke Ohata



 
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5/3/2000

Paola Di Bello e Yusuke Ohata espongono

Zone C/O Graffio, Bologna

Alle ore 12 di lunedì 6 marzo, per la rassegna INOUT, nell'aula Guidi dell'Accademia di Belle Arti PAOLA DI BELLO parlerà del suo lavoro.


comunicato stampa

Concrete Island
Paola Di Bello

"... il magro attaccapanni metallico sollevava in alto le braccia, come arrendendosi senza condizioni"

da Lo Scherzo, Milan Kundera

Il lavoro che Paola Di Bello pone sotto il titolo Concrete Island allude, come il romanzo omonimo di J. G. Ballard, allo spazio di un'avventura. Se ci si sofferma sul titolo e sullo strano accordo che regola aggettivo e nome si è portati a pensare ad una concretezza impiegata come argine, come ancoraggio alla piena evidenza del mondo materiale di un luogo da sempre consegnato alle derive dell'immaginazione. L'isola di cui parla Ballard è però uno spazio tanto concreto quanto sottratto all'orizzonte normale dell'esperienza. Maitland, il protagonista del romanzo, si trova prigioniero a seguito di un incidente automobilistico in un'isola spartitraffico al fondo di una scarpata. Non luogo per eccellenza, popolato da rifiuti, vecchi mobili d'ufficio, insegne pubblicitarie, sterpaglia, questo micro-mondo reale, concreto, ritagliato tra i confini delle strade che si intrecciano nella città, diventa lo scenario claustrofobico di una nuova esperienza dell'abitare che pone in causa abitudini e significati dati per assoluti. È un'isola anche quella in cui s'inoltra Paola Di Bello, ritagliata in spazi alla periferia della città dove gli oggetti che hanno perso la loro utilità si trasformano in rifiuti. Anche l'esperienza dello sguardo tende in questi casi a soggiacere al potere omologante della lingua. Nell'accumulo di cose accatastate nelle discariche, Di Bello rintraccia i profili degli oggetti che tendono a naufragare nella ridondanza delle materie, delle superfici e dei colori e li ripropone al nostro sguardo: sedia, lucidatrice, lavandino. Di fronte all'evidente identità dell'oggetto l'assegnazione del titolo ad ogni scatto ristabilisce la corrispondenza tra parole e cose, conferma per ciò che ha perso la sua funzione una persistenza, un'esistenza protratta che non oblitera al suo senso primo, ma si arricchisce della capienza semantica conferita dalla durata. Un tempo lungo occupato dalla complessa trama d'interazioni tra l'uomo e l'universo oggettuale. Paola Di Bello assume un ulteriore espediente legato alla visione: fa ruotare l'asse dello sguardo in relazione alla posizione dell'oggetto, ripristinandone l'orientamento normale. "L'idea era quella di scattare delle fotografie ... dalla parte del mondo delle cose". Gli oggetti risultano pertanto sospesi in assetti instabili, impossibili, subordinando alla propria presenza la lettura dell'ambiente da cui emergono. In galleria le fotografie e la loro precisa distribuzione nello spazio, si prestano a questo processo di ricollocazione, che è l'opposto della decontestualizzazione che regola l'estetica dell'objet trouvé. Esse disegnano i profili d'arredo di uno spazio a metà tra la casa e il magazzino, una casa abbandonata, che dell'abitare reca tracce minime e una memoria intessuta di molte inattingibili storie. Nell'affermare lo statuto semiotico dell'oggetto, Semprini afferma che se ogni oggetto appartiene a un universo di senso stabilito a livello della produzione, "la transizione delle società di consumo in direzione di una logica post-industriale obbliga a riconoscere l'importanza del momento delle recezione e la forza destrutturante di quest'ultima rispetto alla sintassi e alla semantica proposte dal polo della produzione".

Francesca Comisso, febbraio 2000

1. J. G. Ballard, Concrete Island, 1974 (trad. it. L'isola di cemento, ed. ..)
2. P. Di Bello, bxh/2, in Oreste 1, Charta, Milano 1999
3. A. Semprini, Oggetti, soggetti, testi. Aspetti semiotici della relazione oggettuale, in A. Borsari (a cura di) L'esperienza delle cose, Marietti, Genova 1992

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