Mario Cavaglieri
Gio' Ponti
Valerio Adami
Alberto Andreis
Giuseppe Biagi
Dino Boschi
Bros
Fabrizio Clerici
Leonardo Cremonini
Vanni Cuoghi
Gianfranco Ferroni
Giosetta Fioroni
Gustavo Foppiani
Luigi Frappi
Domenico Gnoli
Eloisa Gobbo
Carlo Guarienti
Piero Guccione
Federico Guida
Renato Guttuso
Marcello Jori
Giovanni La Cognata
Adelchi Mantovani
Karl Plattner
Geo Poletti
Franco Sarnari
Livio Scarpella
Giorgio Tonelli
Lorenzo Tornabuoni
Vitali Velasco
Giancarlo Vitali
Maurizio Sciaccaluga
Vittorio Sgarbi
Anna Querci
"Arte italiana 1968-2007" ripropone 4 decenni di pittura italiana, rivisitati secondo nuovi punti di vista. A meta' strada tra il museo, la quadreria secentesca e la raccolta privata dei numerosi collezionisti contemporanei, l'esposizione raccoglie oltre 100 opere, per rappresentare, decennio per decennio, l'evoluzione del gusto; a cura di Maurizio Sciaccaluga. "Mario Cavaglieri", la mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, seleziona una sessantina di opere di questo pittore di raro edonismo, attratto dall'eleganza dei salotti mondani di fin de siecle. "Gio' Ponti Designer" e' una retrospettiva che presenta 70 opere, a partire dagli anni '20-'30 in cui lavoro' presso la fabbrica di Richard Ginori.
Arte italiana 1968–2007
a cura di Maurizio Sciaccaluga
Una mostra ideata da Vittorio Sgarbi
Un’appassionata e alternativa ricostruzione della pittura in Italia negli ultimi quarant’anni, questo è quanto si propone la mostra “ARTE ITALIANA 1968 – 2007 PITTURA”, ideata da Vittorio Sgarbi, curata da Maurizio Sciaccaluga, in programma a Milano, a Palazzo Reale, dal 13 luglio all’11 novembre 2007.
Promossa dal Comune di Milano – Assessorato alla Cultura e realizzata da Artematica, la mostra riunisce, decennio per decennio, il meglio che la pittura italiana ha saputo esprimere in quest’ultimo mezzo secolo, dalla data-simbolo del 1968 fino alle esperienze più recenti.
Spartiacque non solo politico ma anche culturale ed estetico, il 1968 rappresenta il simbolo del crollo delle ideologie, ma anche delle idee unanimamente condivise circa il senso del bello in arte e la rottura dei codici espressivi.
«Quella che i quadri di questa mostra raccontano - afferma Maurizio Sciaccaluga - è “l’altra faccia” della storia dell’arte di questi ultimi decenni: una storia diversa, alternativa a quella che ci è stata spacciata per decenni come l’unica possibile dal conformismo dilagante dei musei e delle manifestazioni internazionali, dove i nomi che si rincorrono sono sempre quelli dei “soliti noti” e dove la buona pittura è quasi sempre bandita, in favore di modeste ideuzze pubblicitarie e provocazioni da quattro soldi».
La mostra rivisita e ripropone quattro decenni di pittura italiana vengono rivisitati secondo nuovi punti di vista. A metà strada tra il museo, la quadreria secentesca e la raccolta privata dei numerosi collezionisti contemporanei che in questi anni hanno permesso a molti degli artisti presenti di continuare a produrre e a creare, l’esposizione raccoglie oltre cento opere di diversa dimensione, per rappresentare, decennio per decennio, l’evoluzione del gusto e la crescita di una tradizione, quella della pittura italiana, che fino al Futurismo e a Valori Plastici il mondo ha guardato con entusiasmo e ammirazione.
Nelle sale di Palazzo Reale si potranno ammirare quadri degli artisti che hanno segnato la storia artistica italiana ed europea, da Domenico Gnoli, a Renato Guttuso, a Piero Guccione, a Valerio Adami, a Gianfranco Ferroni, ma anche di artisti meno conosciuti e spesso sottovalutati, a torto, dalla critica, come Adelchi Mantovani, Gustavo Foppiani, Lorenzo Tornabuoni, Giancarlo Vitali, pittori che hanno lavorato quasi clandestinamente, per anni, dipingendo, creando mondi e quadri leggendari, amati appassionatamente da ristretti gruppi di critici, di letterati e collezionisti
Attraverso alcuni grandi quadri-simbolo che rappresentano i punti culminanti della pittura italiana, ma anche attraverso moltissime opere di piccole e medie dimensioni, riunite insieme in spettacolari quadrerie a testimoniare l’humus culturale e lo “spirito” estetico dei periodi presi in considerazione, sarà così possibile ripercorrere il succedersi dei grandi movimenti che si sono avvicendati dalla fine degli anni Sessanta a oggi; dalla Pop Art italiana, all’Anacronismo, alla Transavanguardia, per procedere con i Nuovi Nuovi, i Medialisti, l’Officina Milanese, la scuola torinese e la rinascita della nuova pittura tra gli anni Novanta e il Nuovo Millennio.
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Mario Cavaglieri
Mostra a cura di Vittorio Sgarbi
Mario Cavaglieri a Palazzo Reale. Una vera retrospettiva su di lui mancava da molti
anni e a colmare la clamorosa lacuna ha recentemente provveduto la città in cui è
nato, Rovigo, con una mostra ampia in cui i suoi selvaggi "colori primordiali", che
sconvolgono ancora i sensi raccontando di belle donne e di salotti alla page, si
confrontavano con i toni più morbidi delle tele con cui nel suo rifugio di
Peyloubère descriveva la pacata bellezza della natura.
Dal 12 luglio all'11 novembre, il fior fiore di quella amplissima mostra giunge a
Milano per essere presentata a Palazzo Reale all'interno di un percorso di evidente
interesse che, intorno ad "Arte Italiana", propone Cavaglieri, appunto, e Giò Ponti.
Unico il biglietto di ingresso per le tre iniziative. La mostra Mario Cavaglieri è
promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dal Comune di
Milano - Assessorato alla Cultura e organizzata da Artematica in collaborazione con
Anonima Talenti.
Vi giunge sull'onda dell'interesse davvero molto ampio, sia di critica che di
pubblico, che la "prima" rodigina ha ottenuto. La "scommessa" di riportare Mario
Cavaglieri nella "sua" Rovigo e di appoggiare poi l'itineranza in Italia e in altri
Paesi della mostra è stata concretizzata dal Comune di Rovigo, dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dall'Accademia dei Concordi e dalla Provincia
di Rovigo.
La mostra, che nella sua tappa milanese è curata da Vittorio Sgarbi, così come lo
era nella sua "prima" a Rovigo, seleziona una sessantina di opere dell'artista, il
meglio del meglio della sua ricca produzione.
Il percorso artistico di Cavaglieri viene qui documentato in tutte le sue fasi:
dagli esordi padovani insieme a Felice Casorati, alla grande stagione di Ca' Pesaro
e delle Biennali veneziane che consacrarono la preziosa ricercatezza della sua arte,
fino agli anni della suo ritiro nella campagna francese. L'evento sarà anche una
preziosa occasione per rileggere attraverso il fascino ed il mistero della sua
pittura la storia, le contraddizioni e le diverse influenze dell'arte dei primi del
Novecento.
Cavaglieri fu certamente un pittore di raro edonismo, attratto dall'intrinseca
eleganza dei salotti mondani di fin de siècle; si potrebbe quasi affermare che la
sua pittura possiede un intrinseco incanto letterario; così alcune stoffe, cappelli,
arredi, orologi, resi con opulenza barocca, sembrano affiorare dalle pagine dei
romanzi dannunziani.
Le opere dei primi soggiorni parigini risentono dell'intima ricchezza degli interni
di Vuillard e di Bonnard e degli accordi coloristici del primo Matisse. Allorchè si
considerino invece i dipinti della sua lunga permanenza nella residenza francese di
Peyloubère, si avverte che il pittore, quasi inebriato dalla libertà e ormai lontano
dalla mondanità degli aristocratici salotti cittadini, si sia dedicato a dipingere e
disegnare instancabilmente la campagna, gli alberi in fiore, la sua
dimora fondendo bagliori di luci e colori veneti alla pittura di paesaggio
dell'amico ferrarese De Pisis.
In tutte le opere colpisce comunque la grande padronanza tecnica e materica
dell'artista, capace di rendere quasi in maniera tattile sia gli arredi che i
paesaggi, avvalendosi sempre di quella che Longhi ha definito una tavolozza ricca di
"colori primordiali".
"MARIO CAVAGLIERI" Milano, Palazzo Reale, dal 12 luglio all'11 novembre 2007.
Mostra promossa dal Comune di Milano - Assessorato alla Cultura e dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e organizzata da Artematica. A cura di
Vittorio Sgarbi. Catalogo Allemandi.
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Nell’ambito dell’iniziativa “La Bella Estate dell’Arte 2007”, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, il Palazzo Reale di Milano accoglie, dal 13 luglio al 16 settembre 2007, la mostra Giò Ponti Designer che presenta una retrospettiva del grande architetto e designer milanese, famoso in tutto il mondo.
Il percorso espositivo prende il via dagli anni '20 – '30, periodo in cui lavorò anche alla fabbrica Richard – Ginori di Sesto Fiorentino progettando una lunga serie di porcellane e ceramiche, molte delle quali ancora in produzione.
Prodotta da Palazzo Reale, Artematica e Fondazione Anna Querci per il Design, per la cura di Anna Querci, e con il sostegno di Emilio Ambasz, la mostra è costruita in modo da affiancare alle creazioni di Ponti, informazioni sulla vita e sulla sua attività, attraverso video, riproduzioni fotografiche e pezzi di arredamento selezionati fra i più rappresentativi del suo lavoro che spesso andava in parallelo con i suoi progetti architettonici.
“Tutto il percorso di Giò Ponti designer, sostenuto dal suo sorriso aperto e bonario, - sottolinea Vittorio Sgarbi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano - ha una misura classica su cui il tempo si posa con gentilezza, evitando di farne invecchiare gli oggetti. Così sarà impossibile considerare una cinquantenne la “sedia superleggera”, di cui è difficile immaginare un’altra che possa superarla”.
Tra i 70 pezzi esposti troviamo le rarità del Museo Richard - Ginori della Manifattura di Doccia quali la Coppa Ovale “Donatella” del 1927, il “portaorologio” del 1929, l'Urna “la grottesca” del 1923, i piatti “le quattro stagioni” del 1927, l'elefantino del 1933, gli Smalti De Poli il “Toro” e il “Diavolo a 4 punte” del 1966 e 1956. Inoltre, le posate della “Krupp Italia” del 1955 e del 1951, le tovagliette all'americana e i tessuti della Manifattura Jsa, i disegni e le lettere personali scritte fra il 1967 e il 1973, il prezioso tessuto “Colombe e Leoni” del 1932 e le piastrelle D'Agostino del 1960.
Il fulcro della mostra è costituito dai pezzi di arredamento che vanno dalla poltrona della Cassina per la nave Giulio Cesare del 1950 alla poltrona “Dezza” del 1965, alla sedia “superleggera” del 1957, alla serie “Apta” su ruote del 1970 della arredamenti Ponti.
Oggetti di design che spesso, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, appaiono strettamente legati alla progettazione architettonica, in una ricerca di unità dove ogni elemento - dalle maniglie ai sanitari alle piastrelle - fino alle grandi ville costruite a Caracas (1956) o Teheran (1960) risponde a un'unica poetica.
Ne risulta da un lato la capacità senza uguali di Giò Ponti di passare da una scala progettuale all'altra raggiungendo, in ognuna di esse, risultati figurativi altissimi, dall'altro l'incredibile tensione creativa che porta l'architetto milanese a rinnovare continuamente il suo linguaggio.
Completano l’esposizione 18 ingrandimenti fotografici dei principali progetti di architettura (grattacielo Pirelli in primis), il grande lampadario della Venini del 1946 ed alcuni esemplari delle riviste Domus (tra cui il numero 1 del 1928 e l'ultimo firmato da Giò Ponti del 1979).
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Immagine :Vitali Velasco
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 - Milano
Orario: lunedì 14:30-19:30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9:30-19:30; giovedì 9:30-22:30
Ingresso: intero: 9 euro; ridotto: 7 euro