Le parole illuminate dei pesci. In mostra dipinti, installazioni, foto, disegni. Le opere fanno riferimento a due delle tante tragedie del mare, quali l'esplosione e l'inabissamento al largo di Ustica nel giugno del 1980 dell'aereo DC 9 Itavia e quella che nel 1994 distrusse il peschereccio molfettese Francesco Padre. A cura di Lia De Venere e Nicolo' Carnimeo.
Domenica 20 Aprile alle ore 10,00 alla Vedetta di Giovinazzo verrà inaugurata la mostra personale di Massimo Ruiu, intitolata Le parole illuminate dei pesci, da Ustica al Francesco Padre e curata da Lia De Venere e Nicolò Carnimeo.
In mostra dipinti, installazioni, foto, disegni, che prendendo spunto da un tema complesso e affascinante, come il mare, può indurci a riflettere su un argomento di grande importanza e ricco di implicazioni di ordine diverso, quale è quello della “negazione della storia”. Alcune delle opere fanno riferimento a due delle tante tragedie del mare, quali l’esplosione e l’inabissamento al largo di Ustica nel giugno del 1980 dell’aereo DC 9 Itavia che provocò la morte di 81 persone e quella che nel 1994 al largo delle coste montenegrine distrusse il peschereccio molfettese Francesco Padre e uccise i cinque uomini dell’equipaggio.
Così scrive delle opere recenti di Massimo Ruiu Lia De Venere:
A breve, forse, la verità verrà alla luce. Forse, si saprà chi e perchè il 27 giugno del 1980 fece esplodere in aria e precipitare nel mare di Ustica un aereo DC 9 e i suoi ottantuno passeggeri. Forse, almeno uno dei tanti misteri della storia recente del nostro paese avrà finalmente soluzione. Tanti altri, invece, rimarranno ancora a lungo nascosti dalle nebbie dell’indifferenza, dalle nubi dell’opportunismo, dai fumi della mistificazione.
Due foto identiche accostate: la superficie del mare appena increspata dal vento e due scritte: “Ustica 7 minuti prima” – “Ustica 7 minuti dopo”. Prende avvio circa cinque anni fa da quell’opera di minimale astanza, ma di indubbia pregnanza simbolica la svolta impressa da Massimo Ruiu alla propria ricerca. Cambiamento di rotta non formale né linguistico ma essenzialmente tematico. Se negli anni precedenti era stata la ricerca di una plausibile definizione identitaria condotta sul filo di una tensione poetica innervata da uno spleen esistenziale, metafora di una diffusa inquietudine epocale, a seguire era stata la letteratura a fornirgli la trafila per filtrare il proprio attraverso l’altrui disagio. Così i versi di Eugenio Montale, le pagine de Il visconte dimezzato di Italo Calvino, l’umanità replicata di Philip K.Dick, gli eroi solitari di Joseph Conrad, ma anche Leopardi, Balzac, Yourcenar e Mc Ewan hanno dato alla ricerca di Ruiu linfa vitale. Le ceneri dei loro libri, racchiuse in teche, reliquiari della memoria, vestigia intrise di sentimenti e di ricordi, sono state preservate per l’eternità.
Con il dittico dedicato alla tragedia di Ustica Ruiu mette da parte il registro delle inquietudini private e quello delle suggestioni letterarie. E’ l’interesse per la cronaca che si fa storia, per i drammi di pochi uomini che diventano drammi di un intero paese, a orientare il suo percorso negli ultimi anni. La connotazione sociale dei suoi lavori recenti non fa tuttavia ombra alla ragione eminentemente poetica del suo messaggio, ma lo sostanzia di passione civile. I pesci, involontari custodi delle parole di coloro che nelle acque del mare hanno perso la vita, ribadiscono con la propria afasia l’impossibilità di contribuire alla ricostruzione della memoria. E lo strano lampadario che l’artista ha approntato in questa occasione si pone come la metafora del desiderio bruciante – e al tempo stesso molto spesso inappagato – di far luce sui buchi neri della storia, sui vuoti di memoria di un paese, stretto tra la necessità morale di sapere e l’urgenza consolatoria di dimenticare. Di sapere, ad esempio, chi fece esplodere e colare a picco lungo le coste del Montenegro il 4 novembre del 1994 il peschereccio molfettese “Francesco Padre”, chi strappò alla vita i cinque marittimi che erano a bordo. A questa tragedia locale – e al tempo stesso universale – Ruiu dedica alcuni toccanti lavori, tornando sul tema della negazione della storia, dell’impossibilità di scriverla e di tramandarla in assenza di testimoni. Forse, un giorno, qualcuno ci dirà finalmente la verità su cinque uomini e un peschereccio finiti negli abissi marini. Sarà un giudice? Sarà uno storico? Forse, paradossalmente a suggerircela sarà un artista. Massimo o un altro, non ha importanza.
Lia De Venere
La mostra, che rimarrà aperta sino al 31 agosto, fa parte delle iniziative organizzate dalla Vedetta del Mediterraneo nell’ambito della manifestazione Mare d’inchiostro, che gode del patrocinio dell’ Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, del Comune di Giovinazzo, dell’ASL BA e dell’Autorità portuale del Levante, in collaborazione con Comunicaria, GTS, Piero Ponzoni Arredamenti/Progettazione di interni, Vacanze Agestour.
Inaugurazione Domenica 20 Aprile alle ore 10,00
Vedetta della Marina
via Marco Polo, 11
Giovinazzo (BA)
Dal martedì al sabato dalle 17 alle 19; domenica 10-12