Sala Anselmi
Viterbo
via Saffi, 49
0761 313347

Pietro Vanni
dal 21/12/2001 al 13/1/2002

Segnalato da

latellad@inwind.it



approfondimenti

Pietro Vanni



 
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21/12/2001

Pietro Vanni

Sala Anselmi, Viterbo

Frammenti di un artista 1845-1905. La sua multiforme attivita' e' segnata da una costante spinta verso la ricerca, alla sperimentazione di tecniche diverse, che porta a risultati spesso disuguali per qualita' e riferimenti stilistici.


comunicato stampa

Frammenti di un artista 1845 - 1905

Iniziativa realizzata con il contributo dell'Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Turismo della Regione Lazio

Pietro Vanni (Viterbo 1845-Roma 1905) iniziò a dipingere con assiduità attorno al 1870.
I primi insegnamenti artistici li ricevette dal pittore purista Alessandro Franchi durante il periodo passato nel collegio a Siena. Andò a studiare a Roma attorno al 1871 dove divenne allievo di Cesare Maccari, pittore senese trapiantato nella capitale, e con cui fu in stretto rapporto per molti anni
La sua prima opera datata è la Sacra famiglia (1872), copia del quadro di Scipione Pulzone (XVI sec.) conservato nella Galleria Borghese.
Si interessò subito ai ritratti, ed infatti ne dipinse numerosi di amici, parenti e gente del popolo, dimostrando particolare attenzione agli elementi del carattere, grazie alla sua spiccata qualità d'osservatore.
Il primo riconoscimento ufficiale giunse nel 1877 a Rovigo, dove venne premiata L'Odalisca, tipico soggetto orientaleggiante in gran voga in quegli anni. A Roma nel 1881 fu portato alla ribalta ad una esposizione della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, grazie alla tela Decollazione di S. Giovanni Battista, premiata con la medaglia d'oro. In occasione dell'Esposizione Internazionale di Roma del 1883 ottenne il massimo riconoscimento al suo lavoro con l'enorme dipinto Peste di Siena, che venne acquistato per la Galleria Nazionale d'arte Moderna
Nel 1890 iniziò a decorare la chiesa di S. Lorenzo nel cimitero cittadino, che concluse cinque anni dopo, indubbiamente una macchina scenica molto complessa e di grande effetto, che ha molti punti di contatto con la decorazione della cupola nel Santuario di Loreto eseguita proprio in quegli anni dal suo ex-maestro Cesare Maccari. Nella Resurrezione della carne, si trovano i momenti di maggiore adesione alla corrente del simbolismo che da pochi anni in Italia iniziava a fare proseliti.
Molte sono le Madonne dipinte da Vanni: tra le più interessanti la Madonna dei gigli, che indubbiamente spicca per l'originale ambientazione nel "bosco" di alti gigli; il trittico Madonna col Bambino e angeli musicanti (1896), una delle poche opere su legno che ha riferimenti al Balletta ed al Maccari, e la Madonna del latte (1899) che fa parte dell'intervento nel Balcone Gotico a palazzo Calabresi, dove il volto della Madonna, disegnato con largo segno, prende un senso moderno.
Al culmine della sua fama Vanni tentò di rendersi immortale tramite un'opera, I funerali di Raffaello, che avrebbe dovuto essere presente all'Esposizione Universale di Parigi del 1900. Ma la tela non fu inviata a Parigi, poiché furono addotti motivi di spazio e nel 1904 venne donata a Pio X ed esposta nella Pinacoteca Vaticana. Anche qui il riferimento è un'opera di Maccari, Funerali di Vittorio Emanuele II al Pantheon.
Altre sue tele si trovano in Sicilia, Belgio e Nuova Zelanda.
Nel 1901 iniziò ad interessarsi ad una nuova tecnica, l'incisione, che gli permise di ampliare il suo bagaglio espressivo e gli portò nuovi riconoscimenti e successi: produsse quasi cinquanta incisioni - tante sono quelle conosciute - le quali testimoniano una intensa passione.
Il carattere sicuramente irrequieto, mai soddisfatto, curioso, ha spinto Vanni a confrontarsi con altre forme d'espressione: progettò e realizzò la cappella funeraria della famiglia Calabresi (1886), in stile eclettico, e modificò invece la facciata di Palazzo Calabresi (1899) in austero stile gotico.
Se non si conoscono opere di vera e propria scultura, non mancano però opere realizzate con altri materiali, come la terracotta e il gesso.
La morte raggiunse Pietro Vanni inaspettata ed improvvisa il 30 gennaio 1905, all'età di 59 anni.

La sua multiforme attività è segnata da una costante spinta verso la ricerca, alla sperimentazione di tecniche diverse, che porta a risultati spesso disuguali per qualità e riferimenti stilistici. Non c'è una costante evoluzione di riferimenti e di modelli ma un intreccio di elementi che ritornano e che vengono adattati secondo la sensibilità del momento.

E proprio in questo altalenante movimento sta il carattere precipuo di Pietro Vanni ma anche la sua debolezza.

orario mostra: 10.00 - 13.00 16.00 - 20.00
Tutti i giorni, festivi compresi

Sala Anselmi
VITERBO

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