Pictura. In mostra nature morte di frutti o fiori, paesaggi boschivi, e vanitas, in cui campeggiano teschi o corone di spine, immagini intense e drammatiche, che racchiudono il sentimento profondo dell'autore sul mondo circostante.
Forse può sembrare banale riferirsi all’universo poetico di un pittore semplicemente citando la sua arte, ma nel caso di Maurizio Bottoni (Milano, 1950) non è così. Il comune denominatore di tutte le sue opere, infatti, è proprio l’amore per la pittura, arte principe nel passato, ma che dal secolo scorso è stata spesso trascurata e sottovalutata.
Una passione per il “mestiere pittorico” nata e sviluppata con l’osservazione dei grandi del passato e dallo studio degli antichi trattati, dai quali ha appreso tecniche e procedimenti, dalla preparazione artigianale della tavola a quella dei colori, e che l’ha guidato negli anni facendogli perseguire il suo ideale pittorico, noncurante delle mode e delle correnti artistiche passeggere. Un atteggiamento, che può essere interprato come anacronistico, ma che, invece, riflette la visione di chi, consapevole della grande importanza della tradizione pittorica, si dedica a questa per perpetrarla, temendo la sua lenta degenerazione e scomparsa.
Una maniera che sembra cantare un elogio della “lentezza”, della perfezione nell’esecuzione, riservando per ogni elemento ritratto la massima cura, non importa che si tratti di un fiore o di un bicchiere di vino, l’importante è rappresentarlo nella sua interezza, nella sua essenza. Nascono così nature morte di frutti o fiori, paesaggi boschivi, e vanitas, in cui campeggiano teschi o corone di spine, immagini intense e drammatiche, che racchiudono forse più di ogni altre il sentimento profondo dell’autore sul mondo circostante.
Barbara Frigerio
Inaugurazione giovedi 13 novembre 2008 ore 18
Studio Forni
Via Fatebenefratelli, 13 Milano
Orari 10/13 - 16/19,30
Chiuso domenica e lunedi
ingresso libero