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Giorgio Scalco
dal 17/4/2002 al 25/5/2002
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Segnalato da

Studi Forni s.r.l.



approfondimenti

Giorgio Scalco



 
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17/4/2002

Giorgio Scalco

Studio Forni, Milano

L'elemento ricorrente e caratterizzante i ritratti di Giorgio Scalco (Schio, Vicenza, 1929), ora in mostra, e' la forte presenza teatrale, o meglio l'organizzazione della scena, all'interno di uno spazio riconducibile ad un palcoscenico: con le quinte, il fondale, i gradini che dividono il proscenio...


comunicato stampa

L'elemento ricorrente e caratterizzante i ritratti di Giorgio Scalco (Schio, Vicenza, 1929), ora in mostra, è la forte presenza teatrale, o meglio l'organizzazione della scena, all'interno di uno spazio riconducibile ad un palcoscenico: con le quinte, il fondale, i gradini che dividono il proscenio...

Il fascino della dimensione teatrale ha accompagnato l'opera di molti artisti attraverso i secoli. Pensiamo alle opere di Raffaello, Tiziano e contemporanei, influenzati dal trattato del Bibbiena fino alle nature morte di De Chirico con gli oggetti disposti su un piano inclinato. In Scalco permane dagli antichi la ricerca di un perfetto equilibrio compositivo interno, al quale concorrono la disposizione delle figure, la gamma cromatica utilizzata e soprattutto la luce, probabilmente la grande protagonista delle sue opere.

I personaggi che animano queste tele sono giovani donne, vestite di bianco, sedute per terra o su sedie impagliate, che mantenendosi immobili, volgono lo sguardo su direttrici differenti, che mai si incontrano tra loro. Ognuna rimane chiusa in se stessa, con gli occhi abbassati, alzati solo, a volte, per ammiccare timidamente verso lo spettatore, al fine di rompere l'illusione della quarta parete.

Si tratta di una scena teatrale ma sono il silenzio e l'immobilità a regnare: sono i simboli di un perenne presente, di un attimo sottratto allo scorrere del tempo in cui ritrovare il proprio io.

I colori dalla gamma cromatica abbassata si mantengono sui toni del bianco, dell'ocra, e del marrone, nei quali però s'insinua il rosso acceso di un paio di calze, elemento disturbatore, che come un suono improvviso interrompe la quiete circostante. In queste tele fanno la loro comparsa anche delle nature morte, disposte accanto alle figure, e dei paesaggi naturali, posti come fondale di scena, una sorta di quadro nel quadro, che dà la summa dei temi cari all'artista.
F O R N I
Galleria d'Arte

GIORGIO SCALCO
SCHEDA BIOGRAFICA- PERCORSO PITTORICO

Giorgio Scalco nasce a Schio (Vicenza) nel 1929; frequenta a Roma Il Centro Sperimentale di Cinematografia diplomandosi in scenografia. Dopo alcuni anni trascorsi dedicandosi con successo alla professione di scenografo, nell'ambiente cinematografico di Cinecittà, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

I primi quadri realizzati sono paesaggi dalla vena drammatica ed espressionista, in cui prevale una sorta di monocromia, ravvivata da contrasti luministici creati, nella finzione dell'opera, da una luce malata che piove da un cielo opaco. Nella diatriba artistica di quegli anni Scalco si pone dalla parte di chi, tra astrattisti e concretisti, rimane ancorato ad una pittura tradizionale che non rifiuta l'importanza del racconto.

Nel 1961, anno della sua prima esposizione presso la Galleria Alibert di Roma, fa un viaggio negli Stati Uniti, dove rimane influenzato dal clima informale, soprattutto dall'opera di De Kooning, e dalla Pop Art. Sono di questi anni alcune mostre presso la Guildhall Gallery di Chicago.

Nella pittura di questo periodo apporta uno schiarimento alla tavolozza che si fa più trasparente, sugli sfondi, creati da una compenetrazione di piani, si pongono oggetti o figure delineate nei minimi particolari. I colori vincono sulla monocromia e nascono i primi interni con figure e nature morte. Sono gli anni dei ritratti dei figli, che saranno presenti per tutti gli anni '70, anni in cui l'inconscio entra liberamente a scardinare in un punto la calma apparente della struttura.

Si ha una nuova evoluzione agli inizi degli anni '80, il cui punto di svolta può essere indicato in Paesaggio della Val Leogra, del 1980, dove compare sulla tela una veduta paesistica silente, giocata su tonalità di colore digradante, dove una luce, di memoria vermeeriana, sembra fissare per sempre memorie antiche.

Da questo momento l'arte di Scalco sarà espressione di una ritrovata armonia interiore, nei paesaggi, nelle figure e nelle nature morte, rivive un equilibrio compositivo proprio dei grandi del passato. Osservando i suoi dipinti si richiama alla mente la pittura veneta del '500, le vedute olandesi del seicento e la più recente Scuola di Barbizon.

Inaugurazione giovedì 18 aprile 2002 ore 18.00

Orario: 10/13 - 16/19,30
Chiuso domenica e lunedi

Studio Forni
Via Fatebenefratelli 13- 20121 Milano
Tel 02/29060126 Fax 02/63610498

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