Sede della Regione Piemonte
Roma
via delle Quattro Fontane, 116
06 47825651 FAX 06 4827144
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Ettore Fico
dal 23/9/2009 al 22/10/2009
lunedi' - venerdi' 10-18
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Segnalato da

Giuseppe Galimi



approfondimenti

Ettore Fico
Andrea Busto



 
calendario eventi  :: 




23/9/2009

Ettore Fico

Sede della Regione Piemonte, Roma

Sono esposti, per la prima volta in un unico corpus, lavori che hanno come tema predominante il Mediterraneo e i ricorrenti viaggi dell'autore nella culla della nostra antica civilta'. Nella sua palette l'artista stempera i colori accesi del sole meridiano avvicinando e contrapponendo tonalita' care ai francesi del 900 che intersecavano di campiture squillanti e pure le superfici delle tele trattate a gesso ruvido.


comunicato stampa

Mostra e catalogo a cura di Andrea Busto

La Fondazione Ettore Fico, in collaborazione con la Regione Piemonte, ha il piacere di presentare a Roma, dopo molti anni di assenza dalla capitale, una mostra personale dedicata al grande maestro piemontese. Saranno esposti, per la prima volta in un unico corpus, lavori che hanno come tema predominante il Mediterraneo e i ricorrenti viaggi dell’autore nella culla della nostra antica civiltà.

La vocazione mediterranea di Ettore Fico è testimoniata da alcune serie tematiche ricorrenti all’interno della sua immensa e variegata produzione artistica. A partire dagli esordi, nel funesto teatro della Guerra Mondiale del Maghreb nordafricano, il pittore comincia a dipingere con toni terrosi e spenti una natura afosa, riarsa dal sole cocente dell’estate. Contemporaneamente immortala in un ciclo di ritratti i suoi commilitoni e alcuni ragazzini autoctoni, cercando di fissare nei loro volti la stanchezza e la malinconia di una stagione certamente non fortunata per le sorti dell’umanità intera.
L’esperienza bellica risulterà comunque fondamentale nell’elaborazione di una personale e meditata resa del paesaggio, che viene esperita nella sua pienezza nel lasso di tempo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio della decade successiva, allorché l’artista frequenta assiduamente la costiera amalfitana e ne ritrae la rudezza e le scabrosità morfologiche, non senza dimenticare di trasporre alcuni vividi episodi di folklore locale. Inoltre, l’artista delinea magistralmente i contorni del litorale ligure, della Provenza e della Camargue, impiegando una gamma coloristica più calda e suadente nel tentativo di cogliere le atmosfere incantate dello scenario meridionale.
Nella sua palette stempera i colori accesi del sole meridiano accecante avvicinando e contrapponendo i toni più forti del rosso della terra, del verde degli alberi e del blu del cielo e del mare. Tonalità care ai francesi del ‘900 che intersecavano di campiture squillanti e pure le superfici delle tele trattate a gesso ruvido. Matisse e Bonnard per primi, ma anche a tutta la produzione picassiana post-cubista, la ricomposizione dello spazio di Braque, come un certo informale alla Mathieu o alla Vieira da Silva vengono evocati in queste opere che, senza raggiungere mai l’aniconicità, tendono comunque e inesorabilmente verso l’astrazione.
Vietri, Positano, San Remo, Algeri e Saint-Marie-de-la-Mer, compongono il mosaico del peregrinare dell’artista che, anno dopo anno, ha accumulato opere che rifulgono della bellezza delle coste e risuonano come un canto alla vita e alla bellezza. Ettore Fico nasce a Piatto Biellese nel 1917 e si trasferisce a Torino nel 1933 dove si dedica fin da subito alla pittura, grazie anche all’incontro con Luigi Serralunga che lo spronò in tale senso avendone intuito le potenzialità artistiche.
Intrapresi gli studi presso l’Accademia Albertina divenne ben presto pupillo del maestro e frequentò per diversi anni il suo studio insieme ad altri giovani allievi quali Filippo Sartorio, Mattia Moreni e Piero Martina. In quegli anni i protagonisti della scena artistica torinese erano Felice Casorati e i pittori del Gruppo dei Sei. Questo fece sì che negli anni successivi si evidenziasse nell’ambiente torinese una sorta di dualismo tra le tendenze casoratiane (di matrice tedesca e metafisica) e quelle del Gruppo dei Sei (di matrice francese). Dopo la Seconda Guerra Mondiale ebbe l’opportunità di conoscere le novità provenienti dall’Europa e di prenderne parte costruendosi una sua personalità artistica. Nel 1939 la sua formazione venne interrotta dal servizio militare che lo condusse fino in Africa Settentrionale. Nel 1943, a seguito delle sconfitte italiane, fu fatto prigioniero e portato ad Algeri. Qui, grazie alla sensibilità del suo comandante che ne riconobbe le doti artistiche, ebbe il permesso di dipingere: numerosi i ritratti di ufficiali inglesi, i paesaggi, il porto di Algeri e le sue bellissime spiagge.
Rientrato a Torino nel 1946 decise di non frequentare gli studi dei due maestri dell’epoca, Spazzapan e Casorati, dimostrando un grande spirito di indipendenza. Qui cominciò un felice periodo di ricerca e sperimentazione volto a scandagliare le svariate potenzialità del colore. La contrapposizione tra città e campagna, tema caro a impressionisti ed espressionisti, approda nella sua pittura. La partecipazione alla VII Quadriennale d’arte di Roma nel 1955 lo pone all’attenzione del grande pubblico per l’innovazione stilistica che emerge dalle sue opere dai tratti forti con una vivace autonomia espressiva coloristica.
La mostra alla Galleria Fogliato di Torino nel 1957 decreta il successo di questo suo stile tutto personale. Alla fine degli anni Cinquanta Ettore Fico ha già ottenuto diversi riconoscimenti e, da artista affermato, si mette alla prova e si confronta con una nuova tendenza artistica presente in Europa e negli Stati Uniti: l’Informale. Verso la fine degli anni Sessanta le campiture di colore si fanno più distese e gli oggetti riprendono forma grazie all’utilizzo di contorni netti e ai contrasti cromatici delle superfici piane. Le forme si schematizzano, quasi in forma geometrica neo-cubista in bilico tra Braque e Gris e la sua ricerca si reinventa utilizzando nuovi materiali e nuove tecniche. Nel periodo che va dal 1965 al 1975 Fico torna al tema caro della natura morta e della rappresentazione degli interni. In questo periodo gli oggetti del quotidiano come la brocca e i fiori secchi assumono un carattere enigmatico, grazie anche all’utilizzo di tonalità violente, che evocano un senso di attesa.
La sua importante produzione coloristica, in particolar modo quella degli anni Ottanta e Novanta, è composta prevalentemente da quelle tematiche che diventeranno ancora una volta simboli emblematici del suo successo: il glicine, il giardino, gli alberi, ma anche dagli oggetti, lo studio, le modelle e l’amatissimo cane Moretto. Le opere degli ultimi giorni di vita testimoniano ancora una volta la tenace ricerca e l’insoddisfatta voglia di sperimentazione in cui un grande afflato di libertà compositiva afferma il suo grande amore per la pittura in generale e per il colore in particolare. Ettore Fico muore a Torino il 28 dicembre 2004. Negli ultimi anni gli sono state dedicate numerose retrospettive in importanti spazi museali tra cui, la più recente, presso il Filatoio di Caraglio nel settembre 2008. Oggi la Fondazione Ettore Fico, fondata nel 2004, si occupa di gestire e promuovere l’importante patrimonio artistico che egli ci ha lasciato e, tramite l’istituzione di un premio di pittura, di incoraggiare la ricerca artistica delle nuove generazioni.

Catalogo Edizioni Tai Books, con testi di Andrea Busto e Angela Tecce

Organizzazione: Associazione Culturale Tai Onlus, Torino in collaborazione con: Regione Piemonte - Ufficio di Roma

Con il patrocinio di Regione Piemonte

Ufficio stampa
Giuseppe Galimi Tai Turin Art International via Botero, 15, 10122 Torino tel 011 7640258, giuseppe.galimi@taiagency.it

Inaugurazione 24 settembre ore 17

Ufficio di Roma della Regione Piemonte
Ex Pontificio Collegio Canadese
via delle Quattro fontane, 116 Roma
Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18

IN ARCHIVIO [2]
Camillo Benso di Cavour a Roma
dal 17/1/2010 al 11/2/2010

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