9_12_2014 - Intervista a Kontraakt: discutere pratiche ed eventi al di là della Biennale di Design

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"What is the future now?"
Questa domanda è ispirata alla celebre affermazione di Paul Valery "L’avenir est comme le reste: il n’est plus ce qu’il était", o 'il futuro non è più quello di una volta'. Il dilemma che ha dato vita alla linea teorica e formale della Biennale offre il pretesto per discussioni e confronti con i designer e i professionisti sulle prospettive, il senso e la personale percezione della manifestazione.


L'incontro con Cenk Hasan Dereli e Yelta Köm si svolge nell'Hub della Galata Greek School di mattina presto, poco prima dell'inizio di una loro trasmissione. Il duo è presente infatti in Biennale con il progetto Kontraakt (http://www.kontraakt.com/), consistente in una piattaforma online e una base da dove trasmettere in streaming gli incontri reali e virtuali con designers, architetti ma anche sociologi e politici. Il loro progetto è situato in un angolo dello stanzone principale; a meno che non si faccia particolare attenzione, le porte costantemente chiuse della piccola stanza in cui operano passerebbero inosservate. La luce led posta subito al di sopra riesce marginalmente ad attirare l'attenzione sul luogo. Il loro lavoro, comunque, passa tutt'altro che inosservato nello spazio online.

Il vostro progetto si pone un po ai margini dell'evento, anche se è fisicamente al centro dell'attenzione. Come si relaziona esattamente con la Biennale di Design?

“Il tutto è iniziato nel 2013; volevamo creare una piattaforma sulla quale pubblicare materiali di analisi critica su praticamente quasi tutto si colleghi ad arte e design; abbiamo quindi pensato a una piattaforma per studenti, dove discutere e confrontarsi – e far partire risse, forse? Il tutto è stato un lungo processo; abbiamo pensato a cosa creare, abbiamo discusso e scritto moltissimo, ma eravamo fermi sul come concretizzare il tutto. Ciò a cui ambivamo di più era una piattaforma di confronto aperto, in cui poter ospitare e pubblicare interventi di aperta critica e discussione, senza censure, anche di fronte ai tuoi stessi sponsors e istituzioni di supporto. Io [Cenk Asan Dereli – n.d.a.] lavoro in una trasmissione radio, da lì penso sia venuta naturalmente l'idea di sfruttare il format della diretta radio e i mezzi di trasmissione disponibili nella rete, anche per superare il problema oggettivo della mancanza di risorse. Abbiamo in realtà già usato tali strumenti durante gli scontri in città [Cenk e Yelta con Architecture for all – herkes için Mimarlık hanno preso parte ai moti di Gezi park nel 2013 – n.d.a.], anche da lì è nato lo spunto: perchè non usare gli stessi mezzi per connettere tra loro persone di differenti paesi, e aggregare eterogenei approcci critici? Tutto questo risuona due volte importante nel contesto in cui ci muoviamo. In Turchia c'è un'evidente mancanza di attitudine critica, nel nostro campo: nei settori del design e dell'architettura, non c'è reale opposizione, siamo il più delle volte 'politically correct'. Tematiche relative a questioni come spazio pubblico e diritti della cittadinanza vengono discusse in modo altrettanto blando; non c'è l'approccio per innescare un confronto autentico, anche uno scontro, qualcosa di 'diretto'. Siamo in una bolla di cautela e interventi educati, non c'è effettiva reale possibilità per incursioni e interventi di altra natura.
Tutto questo, per determinati aspetti, è certamente definito anche dal mercato, laddove qui le maggiori compagnie locali finanziano i progetti più imponenti e di più grande rilevanza mediatica; loro non smaniano per le critiche, e neanche i professionisti locali manifestano così tanto la necessità di operarla, dobbiamo ammettere.”

Per la formalizzazione del progetto Kontraakt avevate uno o più modelli in mente – magari qualcosa visto all'estero – o avete prodotto un'idea partendo da una urgenza personale?

“All'estero è già più facile vedere critica, scontri, dibattiti; è una abitudine diffusa, più o meno in tutti i paesi occidentali. Anche con gli sponsor di mezzo, c'è una attività intellettuale più viva, dinamica, e puoi sentire voci differenti. Chiamala libertà d'espressione, libertà intellettuale, libertà di opposizione. Il problema riferisce anche allo Stato. Nel passato, ad esempio, il Teatro era supportato dallo Stato, ma c'era libertà di espressione e licenza artistica. Ora la condizioni di movimento nell'ambiente artistico sono profondamente differenti, il rapporto con lo Stato ha virato più verso malcelate dinamiche di controllo. Le persone hanno 'cambiato umore', diciamo. Penso le persone vivano una condizione di 'conservatorismo interiorizzato'; in Olanda è successo in modi differenti, in Turchia anche.
Io e Yelta pubblichiamo su differenti media, quindi, presa coscienza di tale realtà, abbiamo pensato al perchè non creare uno spazio di confronto libero; ci siamo a tal riguardo confrontati molto sulla possibilità di una eventuale sponsorizzazione. In questo senso, la Biennale si può annoverare come tale, e ci ha fornito l'opportunità per concretizzare in tempi rapidi tale progetto. Il nostro manifesto era chiaro, e abbiamo operato di conseguenza importanti critiche agli eventi principali e ai risultati della manifestazione; abbiamo discusso con molti professionisti, locali e stranieri, sui temi e le finalità stesse della Biennale di Design. Abbiamo analizzato e criticato tematiche chiave come 'il futuro degli stili di vita', 'il futuro degli spazi pubblici', e così via. Abbiamo avuto l'opportunità di discutere riguardo tematiche cruciali come il movimento LGBT e la sua attività per il riconoscimento di eguali diritti, per esempio, che non sono state qui portate all'attenzione del pubblico su canali mediatici, fino ad ora. Le nostre dirette, anche sono aperte al pubblico: puoi unirti alla trasmissione in qualsiasi momento, cliccando sul link fornito nel video puoi entrare nella chat e contribuire al dibattito, anche preservando l'anonimato. Abbiamo intenzione, poi, di creare un archivio aperto al pubblico di tutte le sessioni registrate, una collezione dei filmati [già disponibili sul canale youtube – n.d.a.] che possa essere ulteriormente condivisa e diffusa in un secondo tempo. Sai, se usi gli strumenti social con queste intenzioni, puoi veramente creare un corpus digitale di conoscenza raggiungibile da chiunque.”

Così come funziona ora, Kontraakt è una piattaforma che offre la possibilità di confrontarsi e discutere rispetto a temi riguardanti architettura e design in una prospettiva più ampia, e apre il meccanismo al più ampio pubblico grazie agli strumenti online. Questo progetto deriva da una filosofia di approccio al pubblico che condividete da tempo, penso; a riguardo, come si è formato il collettivo?

“Ci siamo incontrati al bar! Sul serio! Siamo architetti, anche se non dalla stessa università, ci siamo conosciuti grazie ad amicizie in comune con cui abbiamo portato avanti altre pratiche. Io [Cenk Asan Dereli – n.d.a.] mi occupo più di organizzazione di eventi, imprenditorialità culturale, mentre Yelta è più focalizzato su scrittura, curatela, critica. Hairettin [il collettivo è infatti composto da tre elementi: Cenk Asan Dereli, Yelta Köm e Hairettin Günç – n.d.a.] sta ora completando un dottorato in pianificazione urbana...ci muoviamo molto, anche: io attualmente vivo a Smirne, Yelta vive a Francoforte e Hairettin è ad Harvard. La cosa ci piace e ci aiuta a nutrire e curare il network di collaboratori online.”

Quali sono quindi le prospettive future per Kontraakt?

“Il progetto è partito grazie alla Biennale Design qui ad Istanbul, l'intenzione fin dall'inizio e di portarlo avanti. Lo abbiamo pensato e creato per questo, dopo tutto! Non vogliamo tuttavia pianificare un 'prospetto di crescita' minuzioso: avremmo potuto aprire una pagina facebook, spedire comunicati stampa, fare più 'casino', ma non è questo il nostro scopo. Vogliamo vedere come il progetto si evolve e cresce in autonomia, diciamo spontaneamente, grazie soprattutto alle interazioni del pubblico. In questo senso, la realizzazione dell'archivio sarebbe utilissimo per diffondere le informazioni archiviate, e per radicare maggiormente il progetto alle finalità di critica e ricerca che ne hanno avviato la realizzazione.
Poi sai, nella manifestazione ci sono stati molti incontri pubblici, panels di presentazione, qui alla Galata Greek School e in altri luoghi in città...e il più di questi presentavano al pubblico una visione omologata, un messaggio sincronizzato. Gli ospiti non portavano un'attitudine critica, verso il pubblico e gli uni con gli altri, il più delle volte; il tutto ha assunto più i connotati di un evento mondano, invece di un incontro aperto al pubblico in cui discutere di attualità relativa al design e all'architettura. Ci piacerebbe altresì sviluppare il progetto pensando a molteplici obiettivi.”

Cosa mi dite rispetto al misurarsi con il format Biennale?

“Questa è una buona domanda! Il contatto con la Biennale non vuole e non deve influenzare il progetto stesso, ma non sai mai; forse in un paio d'anni qualcuno arriverà per sfruttarci come un canale di comunicazione promozionale, livellando la nostra linea editoriale; innegabilmente vorremo poterci ancora avvantaggiare di determinati format – come la Biennale – per sperimentare con un largo pubblico disponibile la complessità della critica aperta e del confronto, creando anche ponti tra differenti argomenti d'attualità: perchè l'architettura non dovrebbe misurarsi con la normatività di genere? Per quale motivo il 'futuro del rurale' non potrebbe rappresentare uno sbocco di ricerca per i designer? Connettere differenti tematiche che incontriamo tutti i giorni, come persone, come pubblico, è molto importante e noi come gruppo vorremmo sondare meglio tale terreno. Ci piacerebbe far progredire il progetto usando anche spazi pubblici per ospitare momenti di confronto reale e orizzontale. Vedremo più avanti cosa implicherà in termini di sviluppo ulteriore dello strumento, del network e degli altre caratteristiche.”

Intervista e traduzione a cura di Elena Malara


Le altre sezioni:

Now happening at the Design Biennale
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/306/833

Impressions from the city
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/304/831

Ulteriori informazioni su Istanbul Design Biennial http://www.undo.net/it/mostra/182795


Fotografie dell'autrice dove non altrimenti specificato.








Foto di Sahir Ugur Eren