1_12_2014 - Quale Biennale?

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Indice :

1 Now happening at the Design Biennale

2 3_11_2014 - Cos'è il futuro Oggi?

3 5_11_2014 - Quale futuro per gli spazi pubblici?

4 12_11_2014 - Che prospettive per le azioni collettive?

5 22_11_2014 - Il futuro dell'artigianato è in città?

6 1_12_2014 - Quale Biennale?

7 20_02_2015 - Quale eredità?


Siamo alle ultime due settimane di manifestazione; tempo di tirare le somme e fare un paio di considerazioni.

Nella premessa a questa sezione ho fornito una short description: ''Storie e narrazioni da alcuni dei principali appuntamenti della manifestazione: Design Walks, Workshops, 'Talk to us' Panels''; l'intento era di testimoniare, in questo spazio, i frutti delle speculazioni più o meno informali scaturite da tali occasioni di confronto, tramite una narrazione utile soprattutto a future ricerche o recriminazioni.

Il problema oggettivo riscontrato in queste settimane è stato riuscire a fruire tali eventi.

Nei vari appuntamenti delle Design Walk, nella maggior parte dei Workshop e in alcuni incontri off di non secondaria importanza, la comprensione e il dialogo sono stati spesso pregiudicati dall'utilizzo quasi esclusivo del Turco. Ciò ha significato l'esclusione dagli eventi (dibattiti, confronti, laboratori, chiacchierate informali) per i non nativi, ovvero quella fetta di pubblico (inclusa la sottoscritta) che si affida alla lingua Inglese per la comunicazione internazionale.
Volendo sviluppare tale osservazione, si potrebbe aggiungere come l'obiettivo disagio nella fruizione sia stato accompagnato dalla difficoltà nel reperire informazioni dettagliate. Una valutazione empirica dei mezzi di comunicazione messi a disposizione dalla macchina Design Biennale (sito web, pagina facebook, twitter e instagram) vede infatti il turco come lingua d'elezione per i principali aggiornamenti sui social, mentre strumenti presenti sul sito come il calendario sono offerti con forti imprecisioni o carenze riguardo a informazioni pratiche quali date, indirizzi o opzione della doppia lingua. Tali mancanze creano sicuramente difficoltà indesiderate per qualsivoglia spettatore straniero, ma vanno intese soprattutto come i sintomi di un problema più grande.

La seconda Biennale di Design così come si è presentata in queste settimane, è un evento definito da forti contraddizioni. La copertura mediatica dedicata a tale manifestazione nella capitale turca della cultura è stata indubbia, in linea con i grandi eventi che nutrono l'immagine della città; a tale efficace impatto mediatico non ha però corrisposto l'immediatezza dei contenuti. Agli occhi dei professionisti del settore ma anche del più ampio pubblico non si è chiarito l'effettivo soggetto dell'esibizione – design industriale? Rapporti tra arte, architettura e design? Gli ultimi ritrovati nella ricerca scientifica applicata?; la fondante interrogazione sul Futuro rappresenta un incipit stimolante, ma l'esito del suo sviluppo confonde o perlomeno sospende il giudizio da parte dei visitatori che perlustrano Galata Greek School, Antrepo 7 e gli altri spazi ed eventi collaterali della manifestazione.
La difficoltà di interazione e la sopracitata frammentazione della comunicazione acquistano particolare importanza nel contesto in cui l'evento si inserisce. La manifestazione si fregia del titolo di Biennale, come la prima Biennale d'arte di Istanbul che ha aperto la strada a tale format nel panorama culturale turco. Per costituzione, le Biennali hanno precise caratteristiche e finalità: sono eventi pensati in reazione alla realtà museale, disegnati per portare una interazione più diretta tra pubblico e ricerca culturale, e punto cruciale, sono concepite come terreno internazionale in cui attuare pratiche di speculazione teorica e ricerca più dirette, come dibattiti, laboratori aperti e produzione partecipata. Il secondo appuntamento stanbuliota dedicato all'evoluzione del Design ha sicuramente sfruttato tutti i meccanismi mediatici di tale format, ma ha concretizzato poco di tali essenziali premesse.
La 'diffusione' dell'evento nel tessuto cittadino è avvenuta, seguendo una strada ormai convenzionale, appoggiandosi a Istituzioni pubblico/private già inserite nell'infrastruttura culturale stanbuliota, di fatto delle isole a cui il più ampio pubblico difficilmente fa riferimento, e che hanno contribuito a mantenere la fruizione ristretta al pubblico dei professionisti. La stessa partecipazione di tale ristretto pubblico ai momenti più interessanti di confronto è stata ulteriormente circoscritta agli individui in grado di esprimersi in turco. Questa impietosa selezione naturale ha privato la Biennale di Design dei caratteri di apertura e internazionalità che sanciscono il successo e la futura memoria di tali manifestazioni. Lavorando per estremizzazioni, sarebbe come dare per assodata la conduzione dei principali eventi della Biennale di Venezia nella sola lingua italiana.

Quale effettivo prestigio e contributo può portare una Biennale nell'odierno panorama globale se ignora il valore del contatto col pubblico e dello scambio internazionale? Tale finale domanda risuona ancora più urgente dal momento in cui viene posta dagli stessi contributori dell'evento. In queste settimane ho avuto il piacere di conoscere diversi tra i designer invitati o attivi con collaborazioni collaterali all'evento principale. Da più voci è sorto un dilemma comune rispetto al mancato rapporto della manifestazione con la città e i suoi operatori: alcuni dei progetti più interessanti diffusi nella città sono stati infatti inseriti a programma tramite pressione diretta degli attori locali (potete leggere alcune testimonianze negli articoli in questa sezione e nella sezione 'Impressions from the city').

Considerando che la Biennale di Design di Istanbul è oggi alla sua seconda edizione, nascono spontanee le domande su quale strada i suoi promotori decideranno di intraprendere per il suo sviluppo futuro; di certo però, se si vorrà farla diventare, come sembra, un appuntamento di riferimento come la sua sorella maggiore dedicata alle Arti Visive, andranno attentamente riconsiderati i presupposti mediatici e culturali messi in gioco in questa edizione, cavalcando il peculiare confronto con la realtà urbana che una Biennale di Design può offrire.

Elena Malara


Le altre sezioni: 

Interviews 
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/305/832

Impressions from the city 
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/304/831

Ulteriori informazioni su Istanbul Design Biennial
http://www.undo.net/it/mostra/182795


Fotografie dell'autrice dove non altrimenti specificato.




Alcuni esempi della campagna mediatica e di promozione quotidiana dell'evento











Alcune delle domande chiave inscritte sui muri alla Galata Greek School