"Unità minime di sensibilità variante II"
Installazione sonora composta da speakers, cavi ed elementi in plexiglas, 2012
Il lavoro si inserisce in una serie di studi psicoacustici sulla differenza percettiva tra suoni sintetici e suoni naturali. L'intento è quello di realizzare un lavoro nel quale la parte visiva e quella sonora siano complementari ed imprescindibili. L'utilizzo di speaker di dimensioni e potenza differenti è dovuta alla diversa natura sonora e consente anche di ottenere una fitta texture visiva che conferiscono al lavoro una dimensione estetica di tipo organico. In questo modo l'opera prende le sembianze di una struttura bio-elettronica nella quale ci sono rimandi alla natura sia per quanto concerne la composizione audio sia per la parte scultorea che la ospita. Un organismo che fa percepire una possibile coesistenza tra tecnologia e natura, mediata dal suono che la rende ancora più avvolgente e “viva”.