Un'utopia che diventa concreta, seppur sul piano simbolico dell'arte: unire Oriente e Occidente, spiritualismo e razionalita', l'immaginario sociale con la realtà e le sue contraddizioni. Attraverso l'arte 'bucare'gli Urali e superare ogni alterita': lo sguardo di giovani artisti internazionali sulla profetica scia lasciata da Beuys. Per ABO, ideatore insieme a un team curatoriale di "Eurasia. Dissolvenze geografiche dell'arte", il passaggio all'antropologia e' una scelta politica: una cultura di scorrimento e non di scontro coagulata in una mostra 'fluida'...
La precedente intervista a Cecilia Casorati, Julia Trolp e Lorenzo Benedetti, co-curatori della mostra
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