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Take it easy MAGAZINE (2006-2009) Anno 2 Numero 7 giugno-agosto 2006



Scena terza, interno bagno: CIAK, SI GIRA !

a cura di Claudia Meini





03 Redazionale

04 index

05 - 06 AAA Cercasi disperatamente amica disposta ad accompagnarmi alla toilette

06 - 07 è morto è morto | racconto Simone Di Maggio

08-09 LOO RANDOM | immagini dal bagno

10 - 11 musica W | intervista agli organizzatori di Musica Viva, festival di Castellina Marittima, Pisa

12 - 13 Arte a CASAccio | di Alessandra Dini Hidalgo incontro con Carlo De Meo

14 Scena terza, interno bagno: ciack, si gira! rubrica video arte a cura di Claudia Meini

15 comics | tavola disegnata da Fabio Leonardi

16 - 17 le recensioni a cura di | "in fondo a sinistra" dei licaoni e "Hollywood party" di Andrea Castelli

17 retrogame | lo spazio dedicato all'atari VCS 2600 - Pitfall II (1983)

18 - 19 book | macchie di inchiostro

20 un racconto dal writing contest | la vasca

21 gli uomini primitivi puzzavano | il rapporto tra l'uomo e l'acqua

22 - 23 moda | la scimmietta di rame | iclos più sono vicino | 50 style on the road

24 R'N'R pils | recensioni musicali a cura di DNA music

25 Bathroom listening | musica da ascoltare in bagno di Murdock

26 - 27 Zodiaco allo specchio

27 fagioli rossi e "aria" di tradizione | il bordatino

28 "in 10 domande..." Locusta | agenzia di booking tra Livorno e Pisa

30 news dal web & TiE informa

31 TiE eye | dove abbiamo visto e vedremo TiE
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Marcel Duchamp, Fontana, 1917

Alfred Hitchcock, Psycho, 1960

Nam June Paik, Magnetic TV, 1965

La stanza dedicata alla cura e alla pulizia del corpo è stata per molto tempo un luogo taboo da non mostrare in arte.
Possiamo trovare raffigurazioni di divinità che compiono abluzioni, ninfe marine e veneri emerse dai flutti, scene di bagnanti alle terme o donne intente a pettinarsi i capelli (pensiamo ai quadri di Courbet, Renoir, Manet, Cézanne e di molti altri artisti della seconda metà dell’Ottocento), ma il bagno come scenario o fondale di queste azioni non compare mai. Persino in Marat assassinato di Jacques-Louis David, un quadro d’attualità
storica di stupefacente realismo per l’anno in cui fu realizzato (1793), la vasca da bagno è completamente ricoperta da panneggi di stoffa bianca e da un drappo verde quasi a camuffare il luogo inappropriato del delitto. Soltanto nel Novecento, per merito delle avanguardie storiche e in seguito delle Neoavanguardie, ogni oggetto o ambiente della vita contemporanea ha avuto la possibilità di accedere al mondo dell’arte.
Forse un reale cambiamento di pensiero non c’è stato e molti pregiudizi si annidano ancora oggi dentro di noi, ma non possiamo negare che artisti come Duchamp abbiano mutato il nostro modo di guardare la realtà.
Se per un momento entriamo nell’ottica dadaista di fine anni Dieci, possiamo vedere in un vecchio orinatoio una Fontana anticonvenzionale e dal design innovativo. Si tratta di un ready-made, un oggetto che proviene dalla vita quotidiana, non è stato forgiato dalle abili mani dell’artista, ma è stato concepito e presentato al pubblico come sfida, motivo di riflessione sul concetto di opera d’arte. Grazie a questo nuovo tipo di sguardo sull’esistente anche il bagno e i suoi accessori hanno fatto il loro ingresso nelle immagini.

Al cinema le scene girate in toilette sono aumentate con il passare del tempo e sono diventate ormai usuali nei cosiddetti generi di suspense, nel noir , nel thriller e nell’horror. Pensiamo alla scena dell’assassinio nella doccia, così ben diretta da Alfred Hitchcock in Psycho (1960) e riproposta in tante varianti da centinaia di pellicole. Molte scene cruciali mostrano i protagonisti di fronte allo specchio, emblema dello sguardo cinematografico, per esempio in Shining (1980) di Stanley Kubrick il bambino scopre di avere il dono della luccicanza mentre si riflette nella specchiera. Nell’ horror kubrickiano non solo il bagno, perfetta scenografia dei momenti di massima tensione (le apparizioni raccapriccianti, la porta presa a colpi d’accetta dal protagonista, ecc.), ma tutte le stanze sono di fondamentale importanza per creare il clima claustrofobico del film, che culmina nei luoghi del labirinto e della cella frigorifera.

Per quanto riguarda la televisione, ormai la toilette è protagonista degli spot: bambini felici di spruzzare il deodorante dopo i loro bisognini, fisici atletici insaponati sotto la doccia, modelle che eliminano i peli superflui, massaie che spruzzano disincrostanti e anticalcare… Sono scene più rassicuranti rispetto a quelle dei film, ma non certo meno inquietanti se pensiamo a cosa coprono tutti quei saponi e profumi!

Se, invece, volgiamo lo sguardo all’arte elettronica, certamente il bagno non costituisce una delle scenografie più ricorrenti, ma alcuni dei suoi elementi principali sono strettamente legati alla natura del video.
Per primo lo specchio: molti performers negli anni Sessanta e Settanta utilizzano la video-camera non soltanto come mezzo di registrazione dei loro gesti unici e irripetibili, ma anche come superficie in cui riflettere il loro modo di fare arte (una nuova forma di narcisismo, come hanno ben evidenziato le studiose Rosalind Krauss e Valentina Valentini). Narciso riflette le proprie sembianze nel ruscello come il videoartista si specchia nell’immagine elettronica, che si presenta densa e fluida, proprio come l’acqua.
Il video, infatti, è il regno della metamorfosi, dell’incessante trasformazione di forme, suoni e colori, come vediamo in molte opere del padre coreano della videoarte Nam June Paik (1932-2006), che è stato forse il primo ad utilizzare dei magneti sul tubo catodico per distorcere il segnale televisivo e trasformarlo in sinuose onde colorate. Inoltre l’elemento acquatico ricorre nel video come simbolo della vita (in The passing di Bill Viola, opera citata nel precedente numero di Tie), della nascita, nonché della purificazione e lo troviamo esemplificato soprattutto dalle opere ispirate alla cultura orientale.
In Corps flottants (12’, 1997) del noto autore francese Robert Cahen, i corpi degli uomini immersi nelle acque termali sono avvolti nel vapore tanto da sembrare creature evanescenti di un mondo sospeso fra le nuvole. Nel video, ispirato al romanzo Guanciale d’erba (1907) del giapponese Natsume Soseki, compare un altro aspetto fondamentale dell’arte elettronica e che costituisce, oltre all’acqua e allo specchio, un ultimo punto di contatto con la stanza dedicata alla purificazione: il corpo. Nelle opere video la nudità può essere provocatoria (si pensi alla Body Art), legittimata dalla dimensione onirica, esibita senza pudore a dimostrare la liberazione del corpo dagli orpelli borghesi, ma anche oggetto di contemplazione poetica come in Corps flottants. Insomma la Fontana di Duchamp e la Bagnante di Ingres, dissacrazione ed elegia, oggi convivono liberamente: una grande conquista dell’arte contemporanea!