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ArtSEEN Journal (2006-2007) Anno 2 Numero 6 estate 2007



Sculpture Projects Münster

G. Bezanov, S. Miranda P., A.J Smaldone

Cuius regio, eius religio (regione di chi, religione di lui)





ArtSEEN journal 6 Summer 07


“The Space Between Us” - Marco Chiandetti

Double Spaze / Spazio Doppio - Andrew J Smaldone

Sideways / Dal Lato - Marina Kassianidou

The Broken Deer / Il Cervo Frantumanto - Elena Bajo

Rasoterra - Vittorio Corsini and Beppe Finessi

Gap – Space in Between / Gap – Lo Spazio nel Mezzo - Martin Siegrist

The Unnamable / L’Innominabile - Neil Stewart

The Importance of Continuity – La Continua / L’Importanza della Continuità – La Continua -Gordana Bezanov

La Biennale di Venezia

Documenta Kassel

Sculpture Projects Münster
Gordana Bezanov _ Sandra Miranda P. _ Andrew J Smaldone
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Justin Randolph Thompson
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Andrew Smaldone
n. 5 primavera 2007

I ♥ communism
Denis Isaia e Paolo Plotegher
n. 4 inverno 2007

Il “Moving Locker Show” – La mostra negli armadietti
Marco Chiandetti e Matt Rodda
n. 3 autunno 2006

Un pizzico di glamour
Thomas Wirsing e Sabine Wolf
n. 2 estate 2006


Path
Pawel Althamer
Installation 2007
1 Km lenght
Sculpture Projects Muenster
foto:ArtSEEN Journal team

Torri gotiche alte perforano il cielo in flusso, dalle nuvole di pioggia al blu spazzato dal vento. Fissare un incontro davanti alla Cattedrale è stato piuttosto confusionario senza mappa, visto che tutte le chiese sono di magnifiche proporzioni e possono essere scambiate, per i non-iniziati, per il Duomo. Guardando in alto per orientarsi nell’ Altstadt (centro storico) diverse cuspidi testimoniano il Cattolicesimo a Muenster. Fondata nel 793 A.C. come monastero, è stata nominata città del Vescovato nel 805. Il bombardamento nella Seconda Guerra mondiale provocato da un’immensa presenza militare in città, ha distrutto il 90% del vecchio paese, che è stato a differenza di Kassel ricostruito seguendo la sua architettura medievale. Di fatti Muenster è molto bella da visitare, è anche molto ricca, le varie boutique di lusso ed i compratori di sabato che sfidano le folle di Venezia, ne sono testimoni.
Muenster è immersa nella storia occidentale. Molti diversi pensieri che hanno formato il nostro presente sono passati da questo luogo. Per un breve anno, tanto tempo fa, nel 1534, gli Anabattisti si sono impossessati della città. Un nuovo credo cristiano che ha sfidato il dogma cattolico; leggendo chi erano e ciò che predicavano, apre valvole sulle vecchie guerre fra cattolici e protestanti, diffidando gli uni degli altri. Quanto di quella guerra trentennale fosse veramente sulla differenza della parola “Dio” sillabata in Cattolico e sillabata in Protestante, e quanto di essa fosse per terra ed il potere, riporta alla luce ancora il fatto che forse su questo punto nei secoli non ci siamo sviluppati poi così tanto. Il punto è che il Trattato di Pace di Westphalia, che finisce la Guerra dei Trent’anni, condotta fra le epidemie, e fra i mercenari, è stato firmato a Muenster ed Osnabruck (1648). Dai tempi della breve sfida degli Anabattisti lanciata alla città fino ad oggi tre gabbie di ferro dove si esponevo i corpi degli Anabattisti torturati, adornano la facciata di una delle più magnifiche chiese, San Lamberto - forse per ricordare di non oltrepassare la linea.

Le tre gabbie di ferro sono state dislocate da Martha Rosler che per questa edizione di Skulptur Projekt Muenster ha spostato alcuni degli elementi storici della città nella sua installazione “Unsettling the Fragments” - Sconvolgendo i Frammenti. Un’aquila dell’era fascista realizzata per le Forze Aeree (1934) oggi trova spazio su un palo davanti al centro commerciale. Si fonde nel suo contesto ed è quasi impercettibile. Più che sfidare i diritti dei consumatori, l’artista confonde le ossa della storia. Perché la storia dovrebbe essere coerente, perché lineare, perché ci dovrebbe essere un sottofondo? In effetti, perché?

Perciò apparentemente abbiamo una borghesia devota che offre I suoi spazi pubblici agli artisti che presentano progetti scultorei ogni dieci anni, tanti di questi rimangono in città. Kasper Koenig ha co-curato i progetti dalla prima edizione nel 1977, ed è accompagnato da Brigitte Franzen e l’assistente curatore Carina Plath, e da non dimenticare, un giovane ed entusiasta ufficio stampa.

Forse la ricezione positiva dell’arte contemporanea negli spazi pubblici di Muenster deriva dalla presenza di circa 40.000 studenti universitari che frequentano la Wilhelms Universität. In uno studio sulla economia del sapere ho letto che Muenster era posizionata bene. In una città fatta “essenzialmente da chiese, amministrazione, affari e studenti”, ci sono non solo gli spazi ma anche l’interesse e la generosità giusti.

Le sculture a Muenster hanno qualcosa di diverso, sono lì per essere vissute, non solo viste, non posizionate su piedistalli o dietro I vetri ma nel parco, intorno al lago Aa, sotto il ponte, sulle strade o in piazza.

Una traiettoria, attraverso i campi, portandoti lontano da dove sei, verso un altro luogo (di Pawel Althamer) è sublime nella sua semplicità.
di Gordana Bezanov


SKULPTUR PROJEKT – MUNSTER

Visitata 16 di Giugno

Una frase descrittiva generale:
In assoluto il miglior evento fra tutti. La città è così intrecciata a ciò che accade oramai da 30 anni che ad ogni passo ci si chiede se quel oggetto o quel altro è stato modificato dal passo dell’arte o degli artisti, oppure se gli abitanti ispirati dall’evento hanno deciso di mettere due manichini tedeschi in una finestra, questionando la frontiera fra arte e non arte.
Pioggia a parte, l’esperienza che si ha nel percorrere un luogo e scoprire le opere disposte è decisamente diversa dalla piattaforma bianca che ci offrono le gallerie, i musei e tutti gli altri eventi.

Susan Philipsz
Senz’altro Susan Philipsz aveva il miglior lavoro, non solo in Skulptur projekt ma in tutti i tre eventi, questo dal mio punto di vista. La sua opera intitolata “The Lost Reflection” (Il riflesso perso) è stata allestita sotto il ponte Torminbrücke sul Lago Aa, su due piattaforme dove si può scendere dalle scale a chiocciola. Philipz ha predisposto un’istallazione sonora, la sua voce registrata a Berlino, ad intervalli canta una canzone ripresa dal Racconto di Giulietta tratto da “Tales of Hoffman”, la storia della cortesana Giulietta che ruba l’anima di Hoffman dallo specchio incantato. Il suono fa eco e viaggia sul ponte percorrendo la superficie, dall’altra parte l’altra voce registrata risponde come in un dialogo che ci trasporta, che si confonde con i suoni della strada, che ci permette quasi una pausa, l’osservazione dell’acqua, i suoi riflessi: si diventa consapevoli del luogo in modo quasi raro. Si diventa parte di quel dialogo che abbiamo comunque in modo tacito ogni giorno.

Hans – Peter Feldman
“WC facilities on the Domplatz”
Nel bel mezzo della piazza del Duomo ci sono ancora I bagni pubblici in funzione dagli anni 50. Questo luogo molto visitato da turisti e passanti è uno spazio che permette una visibilità unica. Feldman, interessato nel trasformare i bagni esteticamente per fare dello spazio un luogo piacevole, ha appeso dei lampadari di vetro all’ingresso di questo, donando così un’atmosfera più intima e meno pubblica al bagno, quasi volendo invitare le persone a socializzare, come si usava nei tempi dell’antica Roma.
Un intervento semplice in un luogo di grande rilevanza ma inaspettato.


I pianeti si sono allineati nel 2007 per offrirci una panoramica mondiale di un’evidente mancanza d’identità, è un momento di caos, ma nel caos più intenso c’è una forte attività creativa dalla quale emergeranno ancora concetti, espressioni e spero esplosioni.
di Sandra Miranda P.


SCULPTURE PROJECTS MUNSTER ‘07

Nonostante la pioggia, il freddo leggero e forse solo metà giornata per vedere questo evento di sculture, sono rimasto piacevolmente sorpreso dell’altissima qualità dei lavori in mostra attraverso il centro e la periferia di Münster. Il fatto che solo 33 artisti sono stati selezionati per questo evento, mi dice che le motivazioni dietro questa mostra sono ben diverse da quelle di Venezia e Kassel. In questa piccola città è un evento che avviene ogni 10 anni e vale la pena sperimentarlo in tutti i sensi.

Scultura – Ho dei ricordi specifici di una ragazza che veniva esaminata nel mio Master a Londra durante una critica del suo lavoro. Il tutore cercava di spiegare alla mia compagna di corso, che il suo lavoro faceva riferimento alle pratiche scultoree degli anni cinquanta. Quello che mi interessava è che la sua critica era molto più intensa di qualunque altra fra gli studenti del corso. Alla fine non ero tanto dispiaciuto per la ragazza che era stata duramente criticata quanto innervosito dal fatto che tutti gli altri studenti fossero così disinteressati. E’ così che ho iniziato a capire che le strette comunità che esistono dentro e intorno alla scultura mantengono le pratiche scultoree ad un livello straordinariamente alto.

Racconto questa storia per illustrare il fatto che gli scultori non hanno mai permesso al mercato di strappare il loro medium; ed è proprio questo il loro medium. Quando sfoglio i cataloghi di Venezia e Documenta vedo i curatori ed i critici che hanno scritto una varietà di cose sulle opere degli artisti. Poi apro il catalogo di Münster e trovo l’artista che parla del suo lavoro ed un ben informato critico che discute il lavoro ed il suo sviluppo. L’artista racconta la storia del suo viaggio alla scoperta della città, per trovare il luogo, lo spazio e le realtà giuste per confrontare la scultura in un contesto urbano piccolo. Una di queste artiste è Pae White con la sue opera “my-fi, Tacos di Marzapane 2007”. I tacos fatti di marzapane e accompagnati con limone e radici, erano presentati in un bellissimo caffè, accanto ad altri dolci elaborati, proprio davanti ad una chiesa antica. Che sposalizio fra LA e Münster! Non l’avrei mai pensato possibile ma questa è la vera bellezza del arte. Quando un artista può parlare d’amore come Pae White e di rapporti e farlo funzionare nelle strade di una città dove non è mai vissuta. Fa sembrare sciocche tutte le altre dichiarazioni politiche di tanti artisti naive ed aiuta le persone del posto a riconoscere le qualità di un altro senza che venga detto cosa deve piacere e cosa no attraverso la pubblicità.

Naturalmente la città invita artisti ad interpretare la definizione di scultura in modo aperto. Dopo gli eventi passati la città comincia a riflettere sulle tendenze scultoree. Una scultura di Donald Judd è testimone di un certo periodo come lo sono i lavori di Claes Oldenburg. E’ dunque possibile vedere letteralmente come si è trasformata la scultura negli ultimi 30 anni. C’è davvero la sensazione che un’artista interessato alla scultura possa venire ed imparare su di essa, per esprimerne l’essenza nella sua realizzazione. Non c’è miglior scuola né professore che il lavoro stesso. Spero dunque che la gente si renda conto che essere selettivi qualche volta è l’unica soluzione reale per creare un evento che abbia un significato ed una risonanza per entrambi gli artisti ed i visitatori.
di Andrew J Smaldone