Espoarte Anno 9 Numero 52 aprile-maggio 2008
Intervista
«Una passeggiata nella mia storia?»?,? ?così lo stesso Luigi Ontani definisce la mostra,? ?che il MAMbo di Bologna gli dedica.
?Gigante3RazzEtà7ArtiCentAuro è il titolo del rilevante ed esauriente evento,? ?che comprende circa duecento opere datate dalla fine degli anni? ‘?60? ?fino ai giorni nostri.? ?Il percorso espositivo surreale,? ?onirico,? ?si articola e si spiega cronologicamente e tematicamente tra la fotografia,? ?gli acquerelli,? ?i tondi,? ?le ceramiche,? ?le maschere,? ?le fontane e i video.? ?Un viaggio nel mito,? ?nella storia,? ?nelle culture orientali,? ?nell’irreale,? ?nell’ironia,? ?alla ricerca dell’identità,? ?che racconta la vita stessa dell’artista.
Alberto Mattia Martini:? ?Ci puoi spiegare in che modo e come nasce la mostra al MAMbo di Bologna??
Luigi Ontani:? ?La mostra al MAMbo è un omaggio che Bologna mi dona,? ?per stima ed interesse verso il mio lavoro,? ?che possiamo dire ha origini remote,? ?esattamente negli anni? ’?70,? ?quando feci una mostra alla GAM di Bologna e a Villa delle Rose.? ?Il titolo della mostra,? ?Gigante3RazzEtà7ArtiCentAuro,? ?è il nome della scultura-bronzetto,? ?che rappresenta in scala il modello di un’eventuale,? ?probabile scultura di dimensioni maggiori,? ?che potrebbe diventare il simbolo del MAMbo.? ?Il bronzetto è nato nei tempi ristretti per la mostra,? ?ma diventerà un automa robot,? ?semovente e parlante,? ?come il? ?Dante Grillo Poliglotta,? ?attualmente in mostra.? ?Il nome? ?CentAuro? ?è chiaramente riferito all’ibridazione tra l’uomo e la bestia,? ?3RazzeEtà?7Arti perché possiede sette arti e per il riferimento alle sette arti.
Durante la conferenza stampa il Direttore del MAMbo Gianfranco Maraniello ha detto che questa mostra non va considerata e definita una retrospettiva.? ?Sei d’accordo con questa affermazione e in tal caso come la possiamo,? ?allora,? ?determinare??
Io non desidero mai che le mie mostre siano delle retrospettive,? ?anche se potrebbero esserlo in sintesi o dilatandole,? ?però per il desiderio del mio linguaggio ogni volta che creo una mostra avverto la voglia di rinnovare e rinfrescare la mia storia,? ?passeggiando dentro il passato e la mia memoria,? ?concependolo come un viaggio nel mio viaggio.? ?Ogni volta poi concentrandomi e osservando lo spazio,? ?possono nascere nuovi stimoli e idee,? ?in questo caso sono nate le opere:? ?L’Erma di Pitagora? ?o il tondo? ?ElectroGalvaniMattei,? ?dedicato all’elettricità,? ?un omaggio sia al bolognese Luigi Galvani,? ?che fece importanti ricerche nel campo dell’elettrofisiologia,? ?sia al mio concittadino,? ?il Conte Cesare Mattei,? ?che è stato uno dei pionieri dell’elettromeopatia.
Anche se la tua vicenda artistica ha inizio negli anni? ’?60,? ?quando imperversavano le correnti artistiche,? ?tu ne sei rimasto al di fuori,? ?non hai aderito a nessun movimento?; ?è un caso abbastanza anomalo per quegli anni,? ?ci puoi spiegare il motivo??
In effetti,? ?non ho mai aderito ad una corrente o ad un movimento artistico,? ?anche se,? ?a mio tempo,? ?ho partecipato ad avventure e a situazioni artistiche,? ?che sono state esperienze importanti per la mia formazione,? ?per le mie evoluzioni.? ?Avendo però una formazione da autodidatta ed essendo un solitario che viaggia da sempre,? ?ho cercato di giocare con la pittura indipendentemente da quelli che potevano essere i contesti artistici,? ?le tendenze di moda di un determinato periodo?; ?ne sono restato sempre abbastanza distante.? ?Io mi sono nutrito dei Futuristi,? ?dei Surrealisti,? ?di Savinio e De Chirico e in seguito con il mio spostamento a Roma,? ?sono venuto a contatto con il mondo culturale della capitale degli anni? ’?70,? ?che certamente ha influito sulla mia formazione,? ?ma come ripeto non ho aderito a nessun movimento?; ?nemmeno quando fui invitato alla prima mostra della Transavanguardia in Svizzera,? ?non volli entrare a far parte di questo movimento,? ?sia per mio egocentrismo sia perché non volevo rinunciare alla mia libertà,? ?non certamente per calcolo,? ?ma per un dato naturale-artificiale che fa parte della mia indole e del mio carattere.
Nel tuo lavoro,? ?a mio avviso,? ?è un punto cardine il concetto d’identità tra arte e vita,? ?cioè il tentativo di fare della vita un’opera d’arte e viceversa,? ?come ricerca di un altro sé?; ?questo,? ?oltre ad essere un concetto dannunziano,? ?è stato anche lo? “?slogan?” ?del movimento Fluxus,? ?al quale ha preso parte per pochi anni anche Joseph Beuys,? ?che ha fatto suo tale pensiero,? ?arrivando ad essere egli stesso il protagonista o comunque l’interprete della sua ricerca espressiva.? ?Il modo realizzativo,? ?rappresentativo è chiaramente difforme dal tuo,? ?ma pensi che ci siano delle assonanze concettuali e filosofiche con il maestro tedesco??
Joseph Beuys è certamente un artista da? “?adorare?” ?per tutto quello che ha fatto,? ?è una leggenda,? ?il suo comportamento,? ?la sua esemplarità,? ?la sua capacità di comunicare non un’utopia,? ?ma una prospettiva possibile intellettuale e sociale sono certamente molto interessanti e sono stati uno stimolo,? ?una fonte da cui attingere,? ?anche se la mia modalità si orienta verso un’espressione,? ?che potremmo definire della? “?divagazione?”?.? ?Volutamente intendo considerare la mia dimensione artistica non un lavoro,? ?bensì una diversa possibilità di esprimersi nell’arte e quindi i riferimenti sono Beuys,? ?ma anche Marinetti,? ?Fontana,? ?Manzoni e tutta una dinastia di persone che possiedono un sapere esemplare e che hanno trovato un gioco della vita e la possibilità di esprimerlo con l’arte.? ?Questo connubio tra arte,? ?svago e divertimento è stato fondamentale,? ?nel mio percorso,? ?tanto quanto lo è stata,? ?ed è tutt’ora,? ?la sintesi tra arte e eros in una società come quella attuale,? ?deformante e condizionante.
Nei tableaux vivants assumi,? “?indossi?”?,? ?tantissime identità,? ?mantenendo tuttavia sempre le tue fattezze,? ?quasi a voler affermare,? ?che dopo avere interpretato infinite metamorfosi alla fine ad emergere è la tua identità?; ?una significativa riaffermazione dell’Io,? ?quando dopo un lungo peregrinare comprendiamo l’importanza di conoscere realmente noi stessi.
Rappresenta la condizione,? ?la dimensione elementare dell’essere al mondo,? ?ma anche diversi livelli di conoscenza e di consapevolezza? – ?soprattutto nell’esaltazione del mito e della ritualità,? ?che cerco di esprimere come se fosse la possibilità ideale nell’arte? ?– che in altri tempi erano forme di divinazione,? ?uno degli esempi letterari e dei casi più lampanti è Antinoo.? ?Questa mia espressione e rappresentazione,? ?che può sembrare un caso di narcisismo esasperato,? ?è una chiave per comunicare attraverso quella che potrebbe essere una semplice vanità,? ?una modalità di comunicabilità?; ?essere artisti penso che voglia dire esprimersi in modo il più vibrante possibile,? ?facendo anche delle proprie debolezze una forza,? ?riuscire ad esprime la propria entropia,? ?come poter dare un ordine al disordine dei propri pensieri,? ?sensazioni,? ?emozioni,? ?illusioni.? ?Penso,? ?e spero,? ?che questo eccesso di presenza e di egocentria sia un suggerimento o una distrazione non solo mia?; ?il mio viaggio d’identità è anche una forma di apprendistato e di voglia di essere un’attrazione verso questo specchio,? ?che riflette me stesso ed è il mio modo per ripensare alla storia.
Nella mostra al MAMbo sono stati presentati anche numerosi video e film,? ?alcuni dei quali sono datati fine anni? ’?60.? ?Possiamo quindi affermare che sei stato uno dei precursori nell’utilizzo di questa tecnica nell’arte,? ?come mai in seguito non l’hai approfondita,? ?anzi l’hai quasi totalmente abbandonata??
Il video è stato una modalità per esprimermi liberamente in piena autonomia,? ?da questo punto di vista mi ha molto coinvolto,? ?anche perché aveva permesso di creare,? ?di comunicare senza dover rendere conto a nessuno,? ?nemmeno con il mondo commerciale delle gallerie.? ?Quando fui invitato da Renato Barilli alla Biennale di Venezia del? ?1972,? ?girai un video all’interno del padiglione della Biennale.? ?In quest’occasione feci un video a colori,? ?un’anomalia per il periodo.? ?Questo aspetto di accadimento dell’immagine è stato molto interessante tanto che l’ho utilizzato anche nei tableaux vivants,? ?ma poi l’ho sospeso a causa dei? “?bracci di ferro?” ?con realtà che non mi riguardavano,? ?che imponevano tempi di produzione e modalità di promozione?; ?io avrei un desiderio filmico,? ?ma mi è molto difficile sopportarne le condizioni imposte:? ?è come fare un viaggio in taxi dove ci si deve sforzare di indicare il percorso al taxista,? ?perché non si comprende quale tipo di furbizia o malattia professionale sostiene.
C’è un’opera,? ?un lavoro o una tematica,? ?che hai affrontato alla quale ti senti maggiormente legato o ritieni,? ?che meglio interpreti il tuo pensiero??
Se dovessi designare un’esemplarità è evidente,? ?che le così dette gigantografie a grandezza naturale di allora e di adesso sono le opere,? ?che più evidenziano la mia avventura nell’arte.
Che poi se non sbaglio sono una cosa differente dai tableaux vivants??
Si,? ?tableaux vivants è una definizione compiaciuta e limitativa,? ?che era più riferita a quelle opere nelle quali effettivamente mettevo in atto un tableau vivant in pubblico,? ?cioè assumere una fissità che mi favoriva l’uscita dal tempo,? ?come anche la nudità?; ?poi è divenuto un modo di definire anche le immagini fotografiche.? ?I tableaux vivants sono immagini di apparizioni del simulacro dove io assumo una posa di staticità,? ?divenendo così più significativa la posa della cosa.? ?Le ultime opere che sono nate per questa mostra,? ?che ho chiamato? ?Anamorpose,? ?facendo eco ad anamorfosi,? ?sono tre pose,? ?che creano questa possibilità di ritualizzazione della posa,? ?del movimento ottico e appunto della ritualizzazione della maschera.
Dovendo dare una definizione di tableaux vivants è come se mi guardassi dall’esterno e segnalassi una ridondanza,? ?un’atemporalità,? ?che danno un senso di diversità a quella che è la possibilità di uscire dal quotidiano,? ?una forma di coerenza con una mia insofferenza per l’impegno del quotidiano,? ?così anche in rapporto al sociale,? ?essere consapevole senza dover fare braccio di ferro con qualche cosa che non condivido.
La contemporaneità oggi è una cosa molto deludente,? ?io vorrei essere frivolo e leggero,? ?ma attualmente è impossibile fare finta di niente,? ?la situazione è ovunque,? ?sia in occidente sia in oriente,? ?alimentata da una volgarità di speculazione continua,? ?mentre a mio avviso sarebbe facile rendere il mondo più spiritoso,? ?piacevole e coerente sul desiderio della vita.? ?Purtroppo ha trionfato la? “?decultura?”; ?forse l’arte ci permette di donare qualcosa d’altro,? ?che non sia condizionato da questa spartizione di banalità,? ?che crea un malessere generale:? ?Beuys era un campione in questo.? ?Viva l’Arte?!