ArteSera Anno 2 Numero 11 gennaio-febbraio 2012
editoriale
Mai come in questo periodo è necessario chiedersi il senso delle cose che si fanno, per la fatica concettuale e pratica dell’agire, per il disincanto e l’avvilimento generale, per la perdita di memoria, per il desiderio di sognare e sperare. Per la mancanza di risorse economiche che rende in parte meno liberi e in soggezione verso la sopravvivenza quotidiana. Ma anche per le grandi possibilità che questo periodo storico, in realtà, contiene. l’arte non è esclusa da tutto ciò. L’arte e coloro che la fanno, la scrivono, la pensano, la raccontano, la espongono, la supportano, ci ragionano e riflettono, la elaborano in politica, sviluppo sociale, economia, ricerca. Nel nostro ultimo numero del 2011 la domanda al centro era “che fare?”.
È la stessa domanda che continuiamo a porci ora, che siamo nel 2012 appena cominciato. È un’icona che illumina, che rapprende un senso senza tempo, come l’opera a cui diede forma Mario Merz nel 1968, semplicemente un neon in un catino, indelebile. Per questo abbiamo pensato che questo numero dovesse essere qualcosa di diverso, farsi corpo comune oltre che di carta, luogo di incontro, di confronto collettivo, proprio come noi vorremmo fosse il significato più profondo del progetto Artesera.
Tra le mani avete un invito per il 13 febbraio alla Fondazione Merz, in cui saranno in mostra le opere che hanno dato vita al primo anno di Collezione Artesera. Opere fatte di inchiostro, pagine di libri, reti, carta, fotografia, pittura, performance. Per noi doni meravigliosi, che abbiamo condiviso con voi. Poi ci saranno parole, tra domande e risposte proprio sul tema “che fare?”, una tavola rotonda a più voci e protagonisti.
Oltre a essere un invito questo foglio in quattro facciate è quindi, anche, un piccolo catalogo, un programma e poi la presentazione di una nuova rubrica, dedicata agli artisti, a dar loro voce.
Si intitola Merzbau: inizia Andrea Massaioli, aprendo la strada a tutta una serie di interventi di critica arti- stica, riflessione, ricordo, cronaca che noi ospiteremo, stampati e in rete sul sito di Artesera. A noi sembra che questa voce manchi, che non ci siano luoghi e ascolto, onde sonore di propagazione. E il coro rimane zoppo. Forse è sempre stato così, forse no. A noi però interessa sentire e dar spazio alle voci, idee, sguardi, visioni, memorie degli artisti. E quindi, questo, in fondo, è anche un invito rivolto loro. Oltre che a voi.