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Equipèco Anno 9 Numero 32 estate 2012



Jan Fabre

Michela Santini

La ricerca nella mente



Trimestrale di arte e cultura


Copertina: David Pesarin Brocato, Error Code, MMXI. Courtesy: the author, Roma.


SOMMARIO N. 32

INTERVISTA | INTERVIEW
4_Dario Fo
Mainolfi, Muliere, Pesarin Brocato
66_Pier Bussetti
Horeca Magazine

Editoriale | Editorial
12_Mente & Lavoro_Mind & Labour
Martin Luther King, Jr., C. M. Muliere

PROGETTI | PROJECTS
14_Il secondo bene_Second Blessing
Flavio Ermini
16_Origine_Origin
C. M. Muliere
52_Plamen Dejanoff, The Bronze House
Gianfranco Maraniello
54_Jan Fabre
Michela Santini
56_Valentina Movie
A cura di Archivio Crepax e Vincenzo Mollica
60_Scott Burton by Oscar Tuazon
83_Arte nell’Orto
87_I Martedì Critici
A cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli
Rd

SUPERMEDIA
22_Come pensiamo noi. Come pensano loro.
How we think. How they think.
David Pesarin Brocato

LEXICOGRAMMA
25_The ZERO QUANTUM
Arnaldo Filippini, Peppe Liberti,
Luciano Perondi, Leonardo Romei

Technoculture
27_Probe
Roberta Colavecchio

Modernità e campo dell’arte
Modernity and Art Field
30_Il cammino della libertà_In search of freedom
Raffaele Quattrone

ARTE | ART
36_Marlene Dumas
Luca Maffeo
59_Diritto di seguito_Resale Right
Francesca Aloise

TEATRO | THEATRE
62_La sperimentazione_The experimentation
Azzurra de Gregorio

ARCHITETTURA | ARCHITECTURE
38_Common Ground
13. Mostra Internazionale Architettura
Paolo Baratta, David Chipperfield

GALLERIE | GALLERIES - Roberta Palma
78_Roma - Quadriennale, L’Arte negli anni ‘70 Jas Gawronski, Daniela Lancioni.
Oredaria, Gilberto Zorio. T293, Henrik Olai Kaarstein.
CARGO - PATCHBOX project - Group Show. GarageZero, SHIFTING ROLE SetArtLab. Accademia di Romania, Spazi aperti – X.
Foligno-ClAC, Vincenzo Agnetti.
81_Libro d’Artista_Artist book: Chiara Diamantini
Giulia Smeraldo

AGENDA D’ARTE | ART DIARY
Roberta Colafranceschi
84_Milano - DOCVA, Academy Awards. Massimo De Carlo, Roberto Cuoghi.
Roma - Auditorium, Grandi fotografi a 33 giri. Accademia di Francia, Tappeti volanti. Galleria Ferranti, Hugues Roussel. The Gallery Apart, Alice Schivardi. Forte Prenestino, Festival Interiora. Indipendenza Studio, Fredrik Værslev. Museo Bilotti, Roberto Almagno/Sandro Sanna.
Bologna - Palazzo Pepoli, Accademie Eventuali.
Carpi, Correggio, Modena, Bologna, Imprevedibile Bellezza.
Firenze - Silver Factory, Valerio Porru.

ARGOMENTI | TOPICS
18_A.I. & I.A.
Anna Mainolfi
21_La Giustizia di Afrodite_Aphrodite’s Justice
Rd
26_L’artista_The Artist
Oscar Wilde
71_Purpurea _Purple
Carolina Carriero

Racconto | Tale
72_Bagliori_Glares
Enrico Smith

FOTOGRAFIA | PHOTOGRAPHY
90_Ritratti_Portraits
Timoteo Salomone

POESIA | POETRY
65_Amelia Rosselli (Traduzione di Carlo Porta)
A cura di Antonio Natale Rossi
92_Ranieri Teti Flavio Ermini

94_LIBRI | BOOKS


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n. 31 primavera 2012


Jan Fabre, Nelle trincee del cervello come artista lillipuziano, 2008.

Jan Fabre, Pietas, Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, Venezia, 2011
Jan Fabre, Fontana della vita imitante la forma e lo stile della miniatura (Pietas III), 2011

“Quale affermazione sembra più veritiera: ho un cervello, oppure sono un cervello”.
Queste parole, pronunciate dal divulgatore scientifico Douglas Richard Hofstadter, rappresentano perfettamente la poetica dell’artista belga Jan Fabre, e non è un caso che si tratti di uno scienziato.

Infatti, tra i principi che stanno alla base dell’opera dell’artista fiammingo c’è la “concilience”, la relazione collaborativa fra le varie branche del sapere umano, che proietta l’esperienza dell’artista nel concetto wagneriano del Gesamtkunstwerk (arte totale). Si tratta di un’arte che non ricerca l’essenza, le strutture primarie minimaliste, tutto ciò che l’arte non può non essere, ma al contrario rappresenta tutto ciò che l’arte può essere: la vita stessa. Un’idea che ha le proprie basi storiche nell’arte performativa americana e nei gruppi Fluxus e Gutai, che Fabre prende come punto di riferimento per i propri studi. L’artista aggiunge così un nuovo tassello al mosaico che si sta costruendo dalle prime avanguardie artistiche, da quando l’arte è diventata meta-arte, cioè una riflessione sul concetto di arte stessa.

Muovendosi tra teatro, performance, video, scultura e disegno, Fabre indaga con ogni mezzo il proprio corpo, cercando nuove opportunità di sentire e di vedere. Nel suo laboratorio di ricerca la mente diventa l’oggetto principale dell’analisi artistica, non identificabile solo con l’organo celebrale, ma estesa a tutto il corpo che l’artista considera come un “cervello che cammina”. Parliamo di un corpo potenziato, con una memoria genetica, capace di conoscere e di scostare il “velo di Maya”, attingendo al sacro attraverso l’esperienza del superamento dei limiti. In questo modo il corpo diventa contemporaneamente sacro ed empirico e l’arte lo rappresenta attraverso una ricerca ontologica sull’essere. Tale indagine mira a dimostrare come l’essenza delle cose non va cercata oltre il fenomenico, ma dentro il fenomenico, più esattamente dentro la nostra mente.

Un esempio sono gli enormi cervelli di marmo sormontati da croci dell’installazione Pietas, esposti alla 52esima edizione della Biennale di Venezia nel 2011. In questa occasione Fabre trasforma il cervello da organo del pensiero razionale a organo dell’elaborazione della visione simbolica e religiosa, rendendolo il fulcro dell’iconografia cristologica della Pietà. La mente sostituisce il cuore, come organo dove ha sede la passione, e diventa il punto in comune tra spirituale e razionale, tra divino e umano. Quella di Fabre è un’esperienza tra la scienza e la poesia: da una parte c’è un interesse scientifico per il corpo, dall’altra la trasformazione del corpo anatomico in corpo emozionale, fonte di fascinazione evocativa. Così Jan Fabre apre una nuova pagina nel mondo dell’arte, attraverso l’indagine del mistero della vita racchiuso nella mente.