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Cross (1999 - 2000) Anno 1 Numero 2



La vertigine della sfera d'argento

Alessandra Tesi

Progetto per la sequenza 0: esterno/interno-giorno



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Scena ambientata nella sala cinematografica circolare La Géode, a Parigi. Il Personaggio è indicato come X.

L'esterno era una bolla luccicante, come una superficie d'acqua ghiacciata che rifletteva il mondo. Quel giorno X aveva deciso di entrare nella sfera d'argento, pensando ad un decollo di 360°.
L'intero spazio era il fondo dove la luminosità trasparente del film avrebbe creato l'immagine. Lo schermo si curvava ai lati e al di sopra del pubblico, prolungando la rotondità dell'architettura, oltre la platea. Un filo di luce percorreva questa circolarità e formava un orizzonte luminoso. Era una linea curva, come quella che si vede alla fine della terra da una grande distanza.

Qualcosa stava per succedere.
X si era seduto con lo stesso desiderio di quando si è pronti a partire per un'avventura, chiudendo gli occhi, in un abbandono. Dopo pochi minuti la proiezione sarebbe cominciata: era un momento magico e lo spazio sferico restava ancora sospeso nella densità blu della penombra. C'era la tensione dell'attesa e una grande energia nell'aria: tutto era ancora possibile.

Improvvisamente la sala era attraversata dalla luce di una proiezione immensa.
X era immerso nel bagliore, in un contatto totale con la luce. Non pensava al soggetto del film, ma a questa dimensione totale, che allo stesso tempo si estendeva verticalmente e lateralmente. Provava una sensazione di salita ma anche di abisso e caduta. L'idea di trovarsi sull'orlo.
Doveva scegliere dove guardare e ogni volta si concentrava su punti diversi dell'immagine, perché quella realtà avvolgente era troppo grande per essere percepita tutta insieme.

Mentre X stava immobile, la proiezione sfilava lateralmente al suo corpo.
Poteva percepire i bordi dell'immagine con la coda dell'occhio. Era avvolto all'interno della pulsazione luminosa della pellicola cinematografica, senza una possibile fuga dello sguardo.
La visione era al limite della claustrofobia. X era troppo vicino a quella realtà ³rotonda² senza limiti. Quella grandezza gli toglieva il respiro.