Rappresentazioni, percorsi e visioni della città contemporanea nelle opere dei giovani artisti e autori italiani.

La prima mostra si concentra su una visione della città colta da una prospettiva ampia che spesso acquista la caratteristica di paesaggio ma declinato in forme differenti e controverse, tutte radicalmente centrate sulla realtà metropolitana.

Alla fine degli anni cinquanta Adriano Olivetti si rivolgeva agli urbanisti auspicando una città che crescesse su scelte razionali di pianificazione urbana contro la spontaneità abusiva di un 'villaggio divenuto città nella informità di una 'metropoli imprevista'(1) da quel momento sono passati anni in cui la cosiddetta 'edilizia selvaggia' ha trasformato la morfologia urbana contemporanea crescendo a dismisura priva di qualsiasi canone estetico e di qualsiasi razionalità, in quel magma periurbano che Rem Koolhas ha definito la 'generic city', ovvero la città priva di identità, replicabile in ogni parte del mondo, intercambiabile, con lo stesso grado di indeterminatezza.

Contemporaneamente al decentramento periferico, il centro tenta oggi il rinnovamento della sua immagine affidandosi al grande evento, sia esso il Giubileo, l'anno 2000 o la riunificazione tedesca, per creare un'immagine estetica ad alto potenziale comunicativo, definito marketing urbano, capace allo stesso tempo di attirare turisti e capitali stranieri e rendere visibile il futuro della città rafforzandone l'identità collettiva. Immagine che 'trova la sua definitiva consacrazione soprattutto attraverso il continuo gioco di specchi assicurato dal sistema delle telecomunicazioni'(2) Quegli stessi media che trasmettono contemporaneamente anche l'immagine della cronaca dei fatti per lo più violenti e delle fredde statistiche di disoccupazione, crimine, o disagio sociale.

Ma dietro queste immagini esiste una città multiculturale, multilinguistica e multirazziale, luogo di conflitto sociale, post-identitaria, tecnologicamente complessa, formata da stratificazioni di modernità successive, dove si inseriscono le ricerche degli artisti che hanno scelto di porre al centro delle loro esperienze estetiche l'orizzonte metropolitano. Se l'esperienza della città sta trasformando la nostra condizione esistenziale in termini di tempo, di spazio, di rapporto con l'altro, gli artisti si interrogano sulle identità che si formano e si disfano in continuazione e sulla sempre crescente complessità derivata dalla sovrapposizione di linguaggi differenti che producono ibridazioni di senso e di paesaggio spostandone in continuazione i confini. Dalle loro opere scaturisce un panorama urbano molto diversificato, un'immagine della città frammentaria e imprevista formata dai 'buchi neri' dell'universo metropolitano, dai no man's land della periferia al popolo degli emarginati, dalle immagini rimosse della coscienza storica collettiva agli 'interni urbani', dai nuovi luoghi di massa creati dall'evolversi delle realtà economiche agli spazi residuali esclusi da essa e lo fanno utilizzando diversi approcci che si concretizzano in forme e pratiche diverse: dalle proiezioni ai video, dalla fotografia all'immagine digitale, dalla pittura alle installazioni, dai percorsi agli interventi urbani che coinvolgono anche 'rapporti interpersonali e relazionali' con il pubblico con cui interagiscono.

di Bartolomeo Pietromarchi

(1) Adriano Olivetti, Città dell'uomo, Ed. di Comunità, Milano, 1959.

(2) Pasquale Coppola, Soltanto con l'agorà telematica le megalopoli ritorneranno umane in 'Telèma', inverno 1998/99, p. 76

Luca Pancrazzi
Daniele Galliano
Loris Cecchini
Andrea Salvino