Loris Cecchini

I lavori fotografici di Loris Cecchini (Milano, 1969) consistono in ambienti che l'artista crea utilizzando elementi prelevati dal mondo ludico infantile: giocattoli, modellini, sabbia, ghiaia, che chiama, con una terminologia mutuata dal gergo cinematografico, stage. Gli ambienti riprodotti evocano generici luoghi di periferie urbane, rovine metropolitane, 'interni urbani' all'interno dei quali, attraverso le tecniche elettroniche di fotocomposizione, l'artista vi inserisce in scala ridotta personaggi fotografati per la strada, gente comune in atteggiamenti quotidiani per lo più di attesa, riposo, osservazione. Nella perfetta combinazione dei due elementi, ne scaturisce un inedito 'orizzonte metropolitano' che riflette sull'immaginario collettivo creato dalla fiction mass-mediatica, un immaginario che si sostituisce alla realtà, che costruisce gli scenari a seconda delle sue necessità e opportunità, in cui la 'realtà sorge nello spettacolo, e lo spettacolo è reale', un 'mondo realmente rovesciato, in cui il vero è un momento del falso' e in cui il 'falso indiscutibile'(1) E in questi paesaggi verosimili e intercambiabili (un suo progetto del 1997 si intitolava Scenari convertibili) ci troviamo spiazzati come i personaggi inseriti nell'immagine, del tutto inconsapevoli di essere diventati i protagonisti della 'scena'.

Come nota Augusto Pieroni in un recente scritto intorno al lavoro dell'artista siamo di fronte al mondo del 'Truman show di Peter Weir: verosimile e funzionante sempre e solo fintantochi esso debba accadere attorno al protagonista di un dramma massmediato'(2)

B.P.

(1) Guy Debord, La società dello spettacolo, Sugarco ed., Milano, 1990

(2) Augusto Pieroni, "21st century schyzoid man" Palazzo delle Papesse, n00, Siena, autunno 1998, pp. 51-54










 
   

Loris Cecchini, No casting, 1998
C-print,silicone,plexiglass, cm 180x180
Courtesy Claudia Gian Ferrari, Milano
Courtesy Galleria Continua, San Gimignano