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Daniele Galliano
La dimensione del movimento è implicita anche nei quadri di Daniele Galliano (Pinerolo, 1961) ma è di
tutt'altro genere; il suo è un movimento dato dalla velocità di una gesto pittorico istantaneo, dalla
sensazione di una immagine 'scattata' o rubata apparentemente per caso in una carrellata
in tempo reale nei sobborghi dimenticati ed emarginati della città. Quasi crudo e nudo documentario
girato in videocamera in soggettiva, i quadri di Galliano si concentrano sulla narrazione in diretta del
paesaggio periferico suburbano e dalla varia umanità che in esso vi vive. I personaggi delle sue opere
creano paesaggi antropologici formati da gente di confine, in quei laboratori multuculturali e multirazziali,
transgenerici e tecnologici, dove si sperimentano le trasformazioni della nostra identità sociale e culturale
ai confini e alle periferie delle nostre convenzioni tradizionali.
Questa 'pittura istantanea' implica un tempo che si concentra sulla dimensione del
momento attuale, privo di passato e di futuro. I suoi quadri hanno inquadrature non frontali, hanno spesso
pochi colori e propongono una prospettiva priva di profondità per marcare la loro dimensione assoluta nel
presente. Presente che per restare tale deve essere in continuo movimento, sfuggire, non farsi catturare
come il segno veloce che contraddistingue la sua pittura capace di creare la sensazione di una
'visione di un mondo perduto nell'attimo stesso in cui viene percepito'(1)
B.P.
(1) Paul Virilio, L'orizzonte negativo – saggio di dromoscopia, Costa & Nolan, 1986.
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Daniele Galliano,
Senza titolo, 1998, olio su tela
foto Giulio Pietromarchi
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