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Town Meeting # 2 - Intervento di Bert Theis e Stefano Boccalini



Giovedi' 10 aprile 2003 presso lo Spazio SESV a Firenze si e' tenuto il Town Meeting# 2 - Immagini e racconti di un'altra citta', con Park Fiction, gruppo di Amburgo presente all'ultima edizione di Documenta e di cui fanno parte Christoph Shaefer e Margit Czenki, insieme a Isola Art Project, gruppo di cui fanno parte Bert Theis, Stefano Boccalini, A12 e altri.

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Isola Art Project
Intervento di Bert Theis e Stefano Boccalini


Bert Theis: Siamo qui, Stefano Boccalini e io, per raccontarvi un'esperienza che dura da tre anni, e che non e' ancora finita, nel quartiere Isola a Milano. Stefano e io viviamo in questo quartiere nel centro della citta', tra la stazione Garibaldi e la stazione Centrale. La storia e' iniziata quando abbiamo incontrato il laboratorio di quartiere che si chiama 'Cantieri Isola'. Questa associazione era formata da architetti (alcuni dei quali lavoravano gia' nel campo della ricerca mentre altri erano ancora studenti), da assistenti sociali che lavoravano con bambini e immigrati, da un comitato di Legambiente che si chiama 'La Compagnia del Parco' che, gia' dieci anni fa, aveva conquistato, con una lotta, un parco nel quartiere. Poi c'erano un po' di persone di varia provenienza che giravano attorno al gruppo di Cantieri Isola. Diciamo che a queste riunioni di Cantieri Isola venivano, e tuttora vengono, in media una trentina di persone diverse.

Non faremo un discorso teorico perche' vogliamo piuttosto raccontarvi come sono andate le cose.
Quando noi abbiamo iniziato a lavorare con il gruppo di Cantieri Isola dovevamo sviluppare un nostro lavoro artistico autonomo insieme a loro. Premetto questo: c'e' una tendenza generale a utilizzare l'arte con uno scopo preciso. Questo e' un atteggiamento che si puo' incontrare nei partiti politici ma si puo' anche incontrare in alcune associazioni e in molti studi di urbanisti che hanno questo atteggiamento di strumentalizzazione dell'arte. Noi siamo andati alle riunioni dell'Associazione ed abbiamo iniziato a lavorare con loro, ed e' così che e' nato 'Isola Art Project '.

I punti che possono essere enunciati come elementi distintivi di 'Isola Art Project' sono quattro.
1.No budget
2.No show
3.No island hopping
4.No art ghetto
No budget: vuol dire che non abbiamo avuto nessun finanziamento, nessun appoggio da parte di istituzioni pubbliche o artistiche. Abbiamo fatto tutto da soli, con l'unico aiuto di spazi no profit come C/O Careof e Viafarini.
No show: in questi tre anni non abbiamo mai organizzato una mostra. Tutti i lavori sono stati realizzati per questa situazione molto particolare, nessuno ha portato un'opera gia' pronta. Gli eventi artistici che abbiamo organizzato sono sempre stati legati alle iniziative del quartiere, negli spazi che vi si trovano. Dunque questo e' molto simile a quello che ha fatto Park Fiction ad Amburgo.
No island hopping: questa e' un'espressione che si usa a proposito del turismo nelle isole greche, quando qualcuno 'salta da un' isola all'altra', un modo di programmare la vacanza che non prevede mai di fermarsi in un posto. Noi ci siamo fermati nel quartiere Isola e questa e' stata una decisione per me e Stefano molto precisa che abbiamo preso tre anni fa. Perche' nel sistema dell'arte globalizzato molti artisti vivono la maggior parte del tempo sugli aerei, girano da una mostra all'altra provando ad essere onnipresenti. Questo e' diventato un modo per affermarsi nel sistema dell'arte contemporanea. Noi abbiamo deciso il contrario. Abbiamo deciso di viaggiare molto poco, di concentrare le nostre energie su questo posto e di legare il nostro lavoro a questo luogo.
No art ghetto: il lavoro artistico che abbiamo fatto al quartiere Isola si inserisce in una situazione politica e sociale tesa, un conflitto tra un quartiere e l'amministrazione comunale che, esattamente come ad Amburgo, vuole togliere a questo quartiere i suoi spazi verdi per affidarli alla speculazione edilizia. Dunque in questa situazione Isola Art Proiect prende posizione per il quartiere e sviluppa la sua ricerca artistica proprio incontrando le richieste degli abitanti. Prova così ad incidere realmente sulle decisioni politiche e così facendo non rimane nel ghetto dei musei e delle gallerie. Ora parlo in maniera semplificata, perche' in realta' tutti i luoghi dell'arte vanno bene, ma noi vogliamo sottolineare e caratterizzare questa nostra scelta che e' di lavorare senza questa sicurezza, sporcandoci le mani con le realta' che sono presenti, e questo non e' stato facile per difendere il lavoro fatto e da fare.

Questa che vedete e' la mappa di Milano e il quartiere di cui parlo e' in questo punto. Nell'altra immagine si vede una parte dell'Isola. Era un quartiere operaio, di cui rimane una vecchia fabbrica, ed e' caratterizzato soprattutto da abitazioni basse, non ci sono infatti molti edifici alti.
Qui vedete uno dei giardini dove abbiamo iniziato a lavorare, dietro si trova la stazione Garibaldi e vedete che e' uno spazio atipico per Milano perche' c'e' ancora dello spazio vuoto e verde, c'e' del respiro.
Questo e' l'altro giardino: quello usato da La Compagnia del Parco. Serve al quartiere come punto di ritrovo e, per esempio, per organizzare partite di calcio. L'edificio al centro si chiama Stecca degli Artigiani ed e' una vecchia fabbrica della Simens sulla cui destinazione stiamo anche lavorando. Questi giardini non sono molto grandi ma rappresentano un po' la piazza del quartiere perche' sono il punto di ritrovo per gli anziani, per le mamme con i bambini, per l'organizzazione di feste popolari. E' chiaro che questo spazio e' molto utile all'intera area.
Nell'immagine successiva vedete dei signori, gli amministratori, che non sono interessati a tutto cio' che abbiamo detto. Sono i rappresentanti della camera di commercio della moda, questo e' l'architetto Pier Luigi Nicolin che ha disegnato un progetto urbanistico per questa area.
Questo e' il grattacielo della stazione Garibaldi che avete visto prima e qui c'e' l'Isola con il campo di calcio di cui abbiamo gia' parlato. Hanno previsto di portare gli indici di edificabilita' fino a diciotto piani, dunque due torri e altre costruzioni di nove piani, anche se il progetto sta ancora cambiando. Questa e' via Volturno, e guardate e tenete presente questa forma a Y del progetto.
Una volta realizzato, la fabbrica non ci sarebbe piu' perche' si tratta di una via, di una specie di superstrada che viene direttamente dall'autostrada e arriva fino all'Isola. Il progetto prevede di prolungare viale Zara e via Volturno e di fare praticamente un'autostrada cittadina che taglia il quartiere in due parti e tutto il traffico che ora si distribuisce in piu' canali passerebbe allora di qui. Tutti gli urbanisti di Milano dicono che il progetto e' una pazzia, che oggi al contrario si cerca di mantenere il traffico fuori dal centro, cercando di incrementare i mezzi pubblici. Si tratta quindi di un'idea di vecchia urbanistica modernista.
Quello che vedete, di un altro colore, e' cio' che dovrebbe essere costruito.
Questa e' una immagine classica della 'citta' per otto milioni di abitanti' di Le Corbusier che era, in quel momento, un'utopia ma che e' diventata un modello della modernita'. Quest'altra immagine e' quella di una citta' americana, nel Texas. Entrambi sono i modelli a cui si ispira ancora l'amministrazione di Milano! Anche l'architetto si e' difeso giustificandosi dicendo 'mi hanno chiesto di fare così e io faccio solo il mio lavoro': questa e' davvero una posizione grave.
Al contrario questo e' il nostro progetto, che ho realizzato con il collage, non e' solo una immagine photoshop , anche perche' e' fatto a mano, ma e' veramente un progetto alternativo per una citta' del futuro che ora non sviluppo qua, ma che spero avremo tempo di approfondire prossimamente. E nel frattempo non abbiamo solo fatto il nostro progetto ma abbiamo iniziato a lavorare per realizzare questa situazione che avete di fronte.
E abbiamo trovato anche un alleato: vedete questa finestra nel grattacielo dove qualcuno ha messo una pianta...quindi siamo sulla buona strada!
Siamo infatti nel giardino di via Confalonieri e stiamo facendo un buco per piantare la prima palma clandestina di Milano.

Stefano Boccalini: L'immagine che vediamo documenta la prima fase di piantumazione per la costruzione dell'orto-giardino avvenuta nell'ottobre 2002 in uno dei due spazi verdi di via Confalonieri, ma forse e' meglio spiegare quale e' stato il processo che mi ha portato a decidere di intervenire con questo lavoro all'interno di un'area carica di problematiche, come Bert vi ha in precedenza spiegato.
Data la situazione in cui mi trovavo ad operare ho pensato di mettere in atto una strategia di lavoro che mi permettesse di entrare direttamente in contatto con chi abita il territorio. Volevo dare un senso 'politico' a questo lavoro (dove con 'politico' intendo un fare rivolto alla gente, fuori dalle istituzioni e dalle ideologie), innescando un processo operativo che, da una parte mi permettesse di informare il quartiere sulla trasformazione urbanistica in atto e, dall'altra, avesse la capacita' di sviluppare tra gli abitanti un senso di appartenenza al territorio che essi abitano.
Cosa ho fatto: prima di tutto durante un mercato biologico (si fa ogni seconda domenica del mese) organizzato da Cantieri Isola in uno dei due parchi di via Confalonieri, ho allestito un ufficio ambulante e qui ho chiesto alle persone se volevano donare una pianta per la costruzione dell'orto-giardino. Poi avute le adesioni ho dato appuntamento al successivo mercato biologico per piantumare insieme l'area prescelta. Volevo che 'Wild Island'(questo e' il titolo del lavoro) crescesse come cresce la citta' contemporanea, dove la coabitazione tra culture diverse si sviluppa in maniera esponenziale.
Così nell'orto-giardino le persone che vivono nel quartiere piantano qualcosa che appartiene alla loro cultura e al loro desiderio e lo mettono in comune con gli altri: l'albero di fichi cresce vicino a un pianta esotica e un cespuglio di lavanda cresce vicino ad una paulonia.
La piantumazione prosegue tuttora, ogni tanto spariscono delle piante ma fortunatamente altrettante vengono piantate 'abusivamente'.
Il mio desiderio e' che questo luogo diventi un patrimonio del quartiere e venga difeso perche' necessario.
Quest'immagine presenta il mio primo lavoro all'Isola in occasione dell'evento 'La strada rovescia la citta'' curato da Cantieri Isola nel giugno del 2001. 'Sleepy Island'(questo e' il titolo) e' composto da tre amache colorate situate tra gli alberi in un lato del parco. Ma vorrei adesso spiegare in breve come nasce.
Da Robinson Crusoe a Gauguin l''isola' rappresenta una tipica proiezione dell'eta' moderna, e' una sorta di macchina per produrre illusioni di comunione: tra l'uomo e la natura, tra l'uomo e la societa'. Allo stesso modo il sonno e' una figura tipica dell'io borghese isolato, rappresenta una forma dell'autoalienazione. Per questo lavoro ho scelto quella parte del parco che non si proietta sullo skyline di Milano ma che attraverso le piante, l'ombra, il prato, rimanda ad un luogo solitario, non meglio identificato.
Da alcuni anni il mio lavoro ha scelto come proprio oggetto 'la singolarita' qualunque'. Una singolarita' ne' soggettiva ne' socialmente consistente alla quale mi propongo ogni volta di predisporre delle possibili condizioni di coappartenenza. Presentare l'isolamento alla ricezione collettiva, metterlo in mostra, e' gia' fornire una di queste condizioni.
Negli spazi urbani e nei parchi sono sempre predisposte delle sedute, dei giochi o dei percorsi.
Il sonno, al contrario, e' lasciato ai barboni, agli extracomunitari, ai senza-tetto. Penso che proporre anche questa condizione sia una sorta di integrazione degli altri e allo stesso tempo una nostra liberazione.

Bert Theis: Questo e' 'OUT', l'ufficio della trasformazione urbana dove vedete altre palme e alberi da piantare. Il progetto del comune non e' rimasto pero' soltanto un progetto, anche se non e' stato tutto ancora approvato, hanno gia' iniziato a costruire sul disegno dell'architetto, mentre alcune case sono gia' state abbattute. Questo e' il lavoro di Stefano che per il primo evento aveva messo tre di queste amache molto colorate sugli alberi di uno dei giardini.
Il mio primo intervento al quartiere Isola ha invece coinvolto trenta volontari. Abbiamo fatto un intervento cambiando questa parte del parco perche' abbiamo notato che questo e' uno dei pochi posti a Milano dove si apre un po' il respiro e si ha un ottimo skyline, come se fosse il profilo di una montagna costruita ma comunque a suo modo aperta. Di solito a Milano si e' davanti a palazzi altissimi. Questo panorama volevo sottolinearlo con una linea bianca lunga cento metri che ha resistito per due anni e resiste tuttora in pieno centro senza altri interventi di graffiti urbani.
Questa e' la presentazione del sito del quartiere Isola, questo e' il programma e questa e' la fabbrica in cui e' stato aperto un info-point, dove la gente del quartiere puo' informarsi sullo stato del lavoro del comune. Segue un'immagine dell'estate scorsa: in questa occasione abbiamo fatto degli incontri, in questo ha partecipato anche Marco Scotini. Si tratta di uno spazio che e' stato occupato da Cantieri Isola dentro la ex-fabbrica, c'e' Antonella Bruzzese del Gruppo A12, ci sono anche Emanuela De Cecco, Maurizio Bortolotti, Stefania Galegati e altri. Al primo incontro eravamo un centinaio di persone. Questo e' l'ultimo incontro di novembre e vedete il programma dell'evento. Il Gruppo A12 ha fatto un intervento di cui non ho le diapositive, loro hanno preso dei vecchi mobili in questa fabbrica e li hanno portati in uno spazio pubblico vicino, con un allestimento all'aperto.
Di Park Fiction noi abbiamo fatto vedere uno slide-show che loro avevano presentato a Documenta e che consisteva in una serie di conferenze. Poi Andrea Sala, un giovane artista di Milano, ha disegnato un progetto per cambiare il soffitto di questa fabbrica, io contemporaneamente ho aperto l'ufficio 'OUT'. L'ufficio nasce dalla mia collaborazione con altri: c'e' dentro un fotografo di moda, un architetto critico-messicano, uno studente di design industriale, un artista che fa vignette per il Corriere della Sera: dunque e' una struttura non legata solo a questo luogo. La tattica di Cantieri Isola e di Legambiente e' stata: noi occupiamo questa fabbrica e questi giardini sia fisicamente sia con delle attivita'. Così abbiamo organizzato questo primo mercato biologico della citta' per affermare: tutto questo serve al quartiere, non puo' essergli tolto.
Questo ufficio per me e' una struttura aperta, di collaborazione, tanto che questa immagine risale al workshop per Networking, quando abbiamo lavorato a Monsummano Terme e qui vedete una situazione dove siamo intervenuti nello spazio della piazza principale del paese. E abbiamo anche occupato il museo della citta' e del Territorio con l'insegna dell'ufficio 'OUT'.

Adesso tutta la nostra forza si concentra per salvare l'edificio della Stecca degli Artigiani, perche' dove abbiamo fatto la palizzata con le tre panchine dovrebbe passare la 'superstrada' a forma di Y. Quest' opera diventa così una barriera simbolica contro il progetto del comune, se il comune costruisce deve distruggere l'opera. Adesso stiamo lavorando nella Stecca con altri artisti. Per esempio Gabriele di Matteo sta realizzando dieci piccoli affreschi dentro la fabbrica, e altri artisti ci stanno lavorando come Stefano Arienti che disegna su una parete esterna. Quello che stiamo provando ad affermare e' che 'questo edificio e' gia' arte' e non puo' essere distrutto. L'ultimo sviluppo e' che abbiamo costituito un'associazione che si chiama Isola dell'Arte (IDA) con trenta artisti e critici e che deve crescere ancora per poter chiedere al comune di Milano di non abbattere questo luogo, ma di trasformare l'ultimo piano della fabbrica in un centro di arte contemporanea. Anche così si prova ad usare l'arte come ostacolo alla distruzione.
'Apolidia' e' una delle associazioni che hanno la loro sede nella fabbrica, fanno corsi di lingua per stranieri e hanno duecento studenti, dunque nell'edificio ci sono associazioni sociali, culturali e anche un'altra organizzazione che lavora con gli handicappati. Tutte queste iniziative hanno bisogno di questo spazio per poter lavorare. Noi siamo finalmente riusciti come artisti e con questa scultura politica che e' 'OUT' a mettere in contatto tutte queste realta' della Stecca e abbiamo creato una settimana fa il coordinamento Stecca-Giardini-Isola che, per la prima volta, risulta una struttura unitaria dove ci sono tutti quelli che qui hanno trovato spazio e che porta avanti una proposta unica per il comune che prevede la coabitazione di queste realta' dell'arte contemporanea, delle associazioni sociali e culturali e dell'intero quartiere.
 
 

Stefano Boccalini, Wild Island, Milano 2002