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Art e Dossier (2003 - 2005) Anno 16 Numero 172 novembre 2001



Toulouse Lautrec

Daniele Devynck

una passione divorante



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Henri de Toulose-Lautrec, Jane Avril mentre danza (1892); Parigi, Musée d'Orsay. Cortesia Fondazione Mazzotta, Milano.

Henri de Toulose-Lautrec, Moulin Rouge. La Goulue (1891. Cortesia Fondazione Mazzotta, Milano.

Henri de Toulose-Lautrec, May Milton (1895); Parigi, Musée de l'Affiche. Cortesia Fondazione Mazzotta, Milano.

Dietro allo stereotipo del cantore della Parigi Belle-Epoque, dei caffè-concerto e del circo traspare la personalità di uno straordinario innovatore della pittura e della grafica di fine Ottocento, osservatore febbrile del mondo in cui viveva, con uno sguardo particolarmente attento alla figura femminile.


Associato al ricordo del cantante Aristide Bruant, al Moulin-Rouge e alle stelle effimere che animavano le notti parigine, il nome di Henri de Toulouse-Lautrec è indissolubilmente legato a una certa immagine degli ultimi decenni del XIX secolo. Testimone lucido e insieme frequentatore dei luoghi di piacere che descrive, questo artista lascia una straordinaria galleria di ritratti, affascinato dai volti delle persone, dedicandosi con impegno a raffigurare gli uomini da lui frequentati, amici o conoscenti, o le donne da cui si sente attratto. Le atmosfere caotiche delle sale da ballo più in voga o le luci della ribalta che catturano Lautrec sono però molto lontane dal suo ambiente d'origine.
Infatti Henri de Toulouse-Lautrec nasce ad Albi, il 20 novembre 1864, da una famiglia di simpatie monarchiche che discende dalla più antica nobiltà di provincia. La madre, Adèle Tapié de Céleyran, ha sposato suo cugino Alfonso, conte di Toulouse-Lautrec, brillante cavallerizzo, appassionato, come tutti i membri del suo casato, di caccia e di cavalli. Un'oziosa vita di gentiluomo di campagna della provincia sembra tracciata per il discendente di questa illustre famiglia, ma viene travolta dalle deficienze fisiche rivelatesi negli anni dell'adolescenza: nel 1878 Henri si rompe il femore sinistro scivolando sul parquet del salone della casa natale; poi, un anno dopo, si frattura l'altra gamba in seguito a una banale caduta: una patologia ossea che deriva da una malattia congenita probabilmente dovuta al matrimonio tra consanguinei com'è appunto quello tra i suoi genitori. Sarà dunque la malattia a orientare il destino del giovane.
Costretto all'immobilità per lunghi mesi, Henri occupa infatti le sue giornate disegnando e poi dipingendo, sviluppando un gusto diffuso e un dono manifestatosi precocemente. Incoraggiato dai genitori, decide di seguire i corsi di un atelier parigino e comincia a studiare con Léon Bonnat, nel 1882, e qualche mese più tardi con Fernand Cormon. L'uno e l'altro sono pittori celebrati nei circuiti ufficiali e si avvalgono di una pratica accademica che risponde ai gusti dell'ambiente di Lautrec.
Il giovane artista giunge però ben presto alla rottura con l'ambiente familiare e con l'arte ufficiale, influenzato dalle correnti artistiche che nel frattempo scopre: l'impressionismo fa esplodere i suoi ultimi fuochi nel 1886 in occasione dell'ottava e ultima esposizione del gruppo; il divisionismo fa la sua comparsa col dipinto di Seurat Una domenica pomeriggio all'isola della Grande Jatte; Emile Bernard, alla fine espulso dall'atelier di Cormon per le sue prese di posizione troppo avanzate, ha frequentato Gauguin e il gruppo di Pont-Aven di cui trasmette le teorizzazioni al giovane amico albigese. Vincent van Gogh, anch'egli allievo di Cormon a partire dal 1886, conforta la curiosità di Henri per le stampe giapponesi che propongono a questo circolo d'avanguardia diversi orientamenti di ricerca. Lautrec può anche vedere i dipinti di Degas per cui professa una viva ammirazione. Ma ancora più determinante è la sua immersione nel quartiere di Montmartre. Là sono gli atelier di Bonnat e di Cormon e, dal 1884, anche Henri si stabilisce in quel luogo. Con gli amici frequenta i circhi, i cabaret, le sale da ballo alla moda e si mescola alla vita notturna che sceglie di illustrare.
Proponendogli di esporre i suoi disegni alle pareti del cabaret che ha aperto nel 1884 - il Mirliton -, Aristide Bruant conferma Lautrec nell'orientamento intrapreso: scene della Butte di Montmartre, ballerine di celebri locali saranno i suoi soggetti preferiti a partire dal 1887, anno durante il quale il pittore smette di frequentare l'atelier di Cormon e comincia ad affermare la sua personale maniera. Sono spesso questi primi anni di creazione ricca e indipendente che il pubblico conosce meglio. Grandi tele raffigurano il circo Fernando, il Moulin de la Galette, il Moulin Rouge. I suoi disegni illustrano le canzoni interpretate da Bruant - a Montrouge, a Batignolle, alla Bastille - o sono destinati a periodici popolari. Accettato dal variopinto mondo di Montmartre, Lautrec ottiene anche il riconoscimento dei circoli d'avanguardia. Nel 1891 la direzione del Moulin Rouge lo incarica del manifesto di riapertura del locale; questo lavoro sarà determinante per il seguito della sua carriera: Lautrec scopre allo stesso tempo l'arte del manifesto e la tecnica litografica. Riportando un immenso successo, il manifesto per il Moulin Rouge rende il suo nome più celebre di quanto non avessero fatto i suoi dipinti.
Lautrec non abbandona i soggetti che hanno caratterizzato i suoi primi anni: lavorando per cicli, consacra stampe, manifesti e dipinti a Bruant, alla Goulue, alla cantante Yvette Guilbert o alla ballerina Jane Avril. Ma il suo periodo strettamente legato a Montmartre è finito, e la sua geografia parigina si allarga. Altri luoghi della vita notturna lo seducono: le case chiuse, dove è cliente e osservatore, interessato alla realtà quotidiana delle prostitute; e il teatro - Comédie Française, vaudeville, teatro d'avanguardia - che alimenta il suo insaziabile gusto della commedia umana.
Nella sua ricerca di nuovi volti, Lautrec si lascia ammaliare dalla ballerina americana Loïe Fuller che si esibisce alle Folies-Bergère avvolta in veli dai riflessi iridati sotto la luce dei primissimi proiettori elettrici. Nel 1895, l'attrice Marcelle Lender lo affascina in un'opera-buffa data al Théâtre des Variétés e gli ispira numerose opere.
Ma qualunque sia l'ambiente che sceglie di rappresentare, Lautrec si abbandona in realtà a una ricerca costante e perpetua: quella dell'individuo nella sua assoluta verità. Con un'acutezza senza concessioni di sorta, lo sguardo del pittore fruga il suo modello, fa emergere l'annoiata stanchezza che decompone i tratti della Goulue, la malinconia che Jane Avril si porta dentro, fissa la mimica espressiva di Yvette Guilbert, trasmette la noia rassegnata delle prostitute. Di volta in volta colorista potente o raffinato, Lautrec elabora una linea nervosa, che sa anche trasformarsi in elegante arabesco, un'immagine in cui la somiglianza col modello è sintetizzata in pochi tratti. La complementarità del suo approccio come pittore e come litografo lo porta a questa magistrale semplificazione formale che caratterizza le opere della maturità.
Polaire, conservato al museo di Albi ed esposto in mostra, illustra bene questo lavoro della linea che abbozza sul cartone una silhouette di cui il non-finito è uno dei più importanti apporti di Lautrec alla modernità: l'assenza di sfondo, di elementi accessori, resa possibile dal fondo colorato che costituisce il supporto preferito dell'artista, consente di mettere in rilievo una figura tracciata con virtuosismo, epurata, dove i soli a sussistere sono i tratti essenziali della somiglianza; ma con una totale libertà creativa, Lautrec ha concepito un'immagine puramente plastica, ben al di là di una rappresentazione realista.

I MANIFESTI

La litografia dà a Lautrec la possibilità di sfruttare pienamente questa padronanza del tratto e della composizione: dal 1891 al 1900 realizza una trentina di manifesti che attestano la sua originalità e la sua potenza inventiva; dedicati a vedette dello spettacolo - Bruant, l'attore Caudieux, Jane Avril, la cantante irlandese May Belfort o la ballerina inglese May Milton -, decisivi per il successo di locali come il Jardin de Paris o il Divan Japonais, i suoi manifesti servono anche a pubblicizzare feuilleton, nuovi romanzi o rispondono a richieste puramente commerciali vantando la qualità dei coriandoli della fabbrica inglese Bella o la catena da bicicletta Simpson. L'impiego di colori vivaci stesi "à plat", l'organizzazione dello spazio impostata su un primo piano tagliato e costruito su una diagonale, tutti principi derivati dall'arte giapponese, comunicano la loro forza d'urto a questi cartelloni pubblicitari. Lautrec è giustamente apprezzato in questo campo dagli appassionati del suo tempo e il suo lavoro impone nuovi valori formali che orientano l'evoluzione dell'arte del manifesto nel XX secolo. La sua produzione litografica non riguarda però soltanto i manifesti: fin dal 1892, in seguito al successo di Moulin Rouge, l'artista realizza alcune stampe in tiratura limitata destinate a una ristretta cerchia di intenditori. Per rispondere alle attese di un tale pubblico, mette a disposizione le sue opere per album di stampe: cede undici litografie per Caffè Concerto, pubblicato nel 1893, traducendo su carta la personalità e la bravura di ognuna delle vedette ritratte; due serie, Suite francese e Suite inglese, realizzate per Yvette Guilbert, restituiscono la mimica della "fine dicitrice" con grande forza emblematica. Pensando di far arrivare la stampa sul mercato dell'illustrazione popolare, Lautrec disegna anche per editori di romanze e di canzoni. Il punto più alto della sua produzione litografica è senza dubbio la serie Elles, pubblicata nel 1896. Le undici tavole che la compongono mettono in gioco tutte le risorse tecniche dell'artista; rappresentano prostitute in ogni ora del giorno, in una realtà prosaica sublimata dalla cura cui è sottoposto ciascun foglio. Pubblicato in cento esemplari, questo eccezionale insieme di litografie ha tuttavia poco successo, forse perché non risponde alle aspettative degli appassionati di album erotici.

UNA RIVOLUZIONE LITOGRAFICA

La passione di Lautrec per la stampa lo pone al centro del rinnovamento di questa tecnica alla fine del XIX secolo: di volta in volta mescola pennello e matita sulla pietra, giustappone colori puri o aerei schizzi, ma sa anche usare le varie tonalità di bianco del fondo. Ogni immagine mette in evidenza il virtuosismo del suo tratto, epressivo ed elegante.
Divorato dalla sua ricerca appassionata, Lautrec vive la propria vita al ritmo della propria creatività. Il lavoro accanito, ma anche i piaceri e l'abuso di alcol minano a poco a poco la sua salute. Sua madre, rimasta molto vicina all'unico figlio per il quale ha una vigile tenerezza, resta presto disarmata di fronte al comportamento irrazionale di Henri e preoccupata per le sue crisi di alcolizzato. Nel 1899, col consenso della famiglia, la madre lo fa internare in una clinica di Neuilly dove si tenta di disintossicarlo. L'artista non ne uscirà che dopo aver dato prova del suo ritrovato equilibrio grazie ai trentanove disegni eseguiti a memoria sul tema del circo. Nei due anni che gli restano da vivere, altre donne tornano ad alimentare quella seduzione che per Lautrec si riversa nell'atto creativo: la giovane Miss Dolly, un'inglese che fa la cameriera in un bar di Le Havre, la modista Louise Blouet d'Enguin, o l'attrice Thérèse Ganne. Le opere di quest'ultimo periodo testimoniano un importante cambiamento: non è più la linea, infatti, a strutturare l'immagine ma sono le masse colorate, dense, e perfino il gioco della luce e del chiaroscuro. Non sapremo mai il seguito di questa evoluzione, perché Lautrec diventa sempre più debole. Ricondotto a Malromé, la proprietà della contessa sua madre nella Gironda, è là che Lautrec si spegne, con attorno i suoi genitori, il 9 settembre 1901.
Il conte e la contessa de Toulouse-Lautrec affidarono a un amico del figlio, Maurice Joyant, il compito di esecutore testamentario, con l'incarico di proporre le opere di Henri ai musei parigini. Ma l'ostracismo degli ambienti ufficiali si manifesta in modo categorico: la donazione viene rifiutata. Solo la Bibliothèque Nationale accetta l'insieme delle litografie che le vengono proposte. Sostenuto dal cugino dell'artista, Gabriel Tapié de Céleyran, Joyant prende allora contatto con la città di Albi che accetta l'offerta e mette a disposizione una cornice prestigiosa: il palazzo della Berbie, l'antico arcivescovado edificato nel XIII secolo, fortezza in mattoni che domina le acque del Tarn. Il museo Toulouse-Lautrec viene ufficialmente inaugurato nel 1922 e conserva, grazie alla generosità dei genitori di Henri e degli amici, la più importante collezione del mondo dedicata all'artista.

LA MOSTRA
Alla fondazione Antonio Mazzotta è aperta fino al 27 gennaio 2002 la mostra Le donne di Toulouse-Lautrec (Foro Buonaparte 50; telefono 02-878197; www.mazzotta.it; orario 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30, chiuso il lunedì).L'esposizione presenta più di cento opere tra dipinti, litografie e disegni da musei e collezioni private; in particolare, un nucleo significativo dei pezzi viene dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi. È un universo femminile, quello che appare in mostra, che segna le tappe del percorso artistico e biografico del pittore, vissuto tra i balli al Moulin Rouge e le serate al teatro o al circo, nei bordelli parigini e ai caffè-concerto.Ma è soprattutto un affascinante ritratto delle donne della Parigi di fine Ottocento, libero nell'approccio e modernamente lontano da pregiudizi moralistici. Il catalogo è pubblicato da Mazzotta.