Segno Anno 30 Numero 208 maggio-giugno 2006
Il colore si stende asciuga spessisce riposa
Accademia di Francia, Villa Medici Roma
Particolarmente felice è questa occasione di presentare a Roma un insieme di opere di Ettore Spalletti. Fu Plinio De Martis, l’incostante e grandissimo gallerista romano de La Tartaruga, che volle nel 1975 la sua prima mostra personale, quella che per ogni artista rappresenta l’iniziale e salvifico riconoscimento e che gli dà l’ardire di continuare a rivelare il mondo. “Rosso, bianco, verce, bianco, giallo” si intitolava quella mostra nella quale Spalletti, nel clima austero di quegli anni, svelò il colore. Da allora si può dire l’interprete delicato, ma determinato, in tutto essenziale, del desiderio di gioia e di bellezza che alberga in ogni individuo.
Il desiderio di felicità, che una lunga tradizione civile ha spogliato degli impulsi distruttivi, trova la meta nelle sue opere portatrici di un’attitudine alla quiete. Ma Ettore Spalletti, con i suoi silenzi, le sue pause, esprime un’attenzione particolare alle cose.
I suoi monocromi leggeri, ma profondi, soffici e vigorosi, sono sempre indicativi di una filosofia radicale e assoluta. Le forme che l’estrema purezza rende trasgressive, catturano lo sguardo e offrono un’esperienza rara di questi tempi. Con gentilezza rapiscono, non per inchiodare ad un’incantata contemplazione, ma per renderci capaci di godere di una libertà illimitata.
Il velo di colore che ricopre la tela segna il campo infinito delle possibilità, conduce lontano, fa sognare, senza limiti di spazio, va oltre!…
La sua è una pittura nuova, un’invenzione progressiva. Il colore non si impone sulle superfici negandone la consistenza, il dato fisico. Il colore di Spalletti è un manto che leggero si posa sulle forme, quasi a proteggerle, è una musica che le avvolge. A questa poesia, a questa musica, Villa Medici dedica una mostra e Spalletti omaggia Roma raccontando le tappe del suo percorso creativo. Lo fa come se stesse scrivendo in rime.
“Che cosa significa per te questa mostra a Villa Medici?”, gli abbiamo chiesto. “I rossi di Roma impasteranno di nuovo colore il colore”, è la sua risposta. E alla domanda: cosa si prova a essere artista nei tempi odierni? Lui che distilla la realtà in immagini delicate e purissime, ha risposto dimostrando di accettarla senza condizioni, convinto, forse, di conoscere il segreto per magnificarla: “Vivere e operare nell’età presente. La vita attuale”.
Per questo la pittura di Spalletti si muove, come un adagio musicale viene incontro al nostro sguardo!