Segno Anno 31 Numero 211 gennaio - febbraio 2007
Una costante perdita di magia
L'uomo in giacca e cravatta corre tra le onde con un bicchiere in mano. Prende l'acqua del mare in tempesta e la rovescia sulla sabbia. Con un'azione surreale sincopata, all'incrocio tra Magritte e Tzara, l'uomo toglie tempesta al mare. Per molti minuti, lo strano individuo ripete l'atto inutile e titanico. L'ansia che procura non è Dada, evoca invece il pendolarismo quotidiano.
L'ultimo paradosso video dei Masbedo - presentato alla loro personale milanese, dal titolo Una costante perdita di magia, in corso alla galleria Pack di Milano - riporta l'essere umano al centro dello spazio scenico della vita. Solo, caparbio, sgomento. Una costante perdita di magia spiegano i due artisti seduti nella lounge della galleria è un titolo depressivo. Abbiamo giocato con lucidità da ottimista informato, più che da pessimista. Perchè la società ti offre un costante indebolimento della volontà. Ma noi continuiamo a ribadire il concetto di lotta, anche nell'assurdità. Lotta. Lotta. Lotta.
Lotta politica?
No. Individuale. Esistenziale.
Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni, in transito nel condominio universale dove viviamo tutti assieme: posteggiatori, puttane, scoiattoli, raccontano le loro visioni, definite caravaggesche, esistenziali, espressioniste.
Come nascete?
Io con il cesareo, dice Nicolò.
Io invece con parto naturale insinua Jacopo. Ci siamo incontrati nel 1999. Abbiamo unito i mestieri e fuso i cognomi.
Mas viene dalla performance, dalla musica e dalla scrittura. Bedo dalla fotografia.
E' stata un'esigenza naturale dell'incontro. Il video ha fatto convergere le due attitudini. C'è uno spazio per essere bicefali nel cinema. Pavese diceva che la cosa più difficile per un artista è essere semplice. Siamo diventati dei tossici del video e questo ha fatto la nostra fortuna.
Da qualche tempo sono diventati cult, star internazionali. Le loro produzioni sono presentate a film-festival prestigiosi e musei di punta: Locarno, Barcellona, Salamanca, Las Palmas, Roma, Madrid. I Masbedo vivono ampiamente del loro lavoro, sebbene il video, in generale, continui a costituire un genere ambiguo, facilmente riproducibile, troppo immateriale per gran parte del collezionismo.
Normalmente è il piccolo collezionista quello che teme e non osa. I grandi collezionisti puntano a lavori importanti e li acquistano o li commissionano senza troppi problemi.
Per i due l'opera è un'interazione spaziale, poetica, letteraria, una costruzione teatrale-video.
Noi ti vendiamo la pelle bella e sotto ci infiliamo la roba brutta, indigesta. Sotto la bellezza plastica, la purezza dellÕimmagine, cÕ una contaminazione devastante.
11 45 03 è il titolo di un video, del 2004, che indica il time code reale del lavoro. La definizione temporale ha di per sè qualcosa di definitivo. Il titolo è una durata, una fine, una vita nella quale avvengono fatti, si elaborano calcoli, si formulano domande senza risposta. E poi basta. Mettiamo l'uomo al centro dei ragionamenti e della crisi, è una sfumatura neobarocca. Abbiamo un'impostazione cattolica. Pur essendo non credenti ci poniamo comunque delle riflessioni. Se la nostra controparte si occupa del terzo mondo, per noi è più facile parlare dell'uomo occidentale. Siamo esistenzialisti, ci nutriamo di pittura e cinema. Per molti siamo insopportabili perchè raccontiamo il dolore e ci divertiamo, voglio dire, c'è del compiacimento nel farlo.
Si intende che è come trovare ricchezza nella perdita, consapevolezza nella sofferenza, tragedia a colori nella cesta dei panni sporchi.
10 insects to feed (2006) è un delirio collettivo, un panico improvviso e immotivato. La paura della paura. Il film evoca i dieci insetti che nascono dalla nostra putrefazione. C'è un senso di soffocamento. La violenza dei colori, nei movimenti sconnessi, crea un'opera pittorica dinamica. Quanto influisce l'attualità sul vostro lavoro?
Non è l'attualità a influire. La storia è ciclica. Ciò che succede oggi è già successo in altre forme in altri tempi. Si vive ancora una sorta di adolescenza dell'umanità. Si strilla per far sentire la stessa cosa. Sul lato nevrotico questa immaturità pesa molto. Noi non descriviamo l'undici settembre, ma spolpiamo la realtà e arriviamo all'essenza, cioè alla paura.
Il tossico della luce (2003), video agitato, è lo sbattimento di un corpo che ricorda la decomposizione baconiana. Eì- dicono loro- pittura tenebrista. La luce è protagonista di quello che è stato definito con successo esistenzialismo tecnologico. Ma non ci sono più nè Sartre nè Simone de Beauvoir, nè i loro fantasmi. Lo spazio vuoto della virtualità è animato da corpi che arrancano alla ricerca di luce. L'uomo diventa pazzo nel momento in cui gliela tolgono. E' in una dimensione sacrale, criptica. A quattro zampe, nudo come un cane pazzo nell'acqua, si rialza non appena riaffiora la luce dall'alto, e respira a pieni polmoni gongolandosi. E' così che i due esistenzialisti francesi, con gli altri "mandarini", trascorrevano la notte nelle loro fumose stanze da letto?
Nella Scrittura della Dorata Eternità, al punto 62, Jack Kerouac scrive: Questo mondo non ha tracce, segni o prove di esistenza, nè i rumori che vi sono dentro, come l'accidente del vento o le voci o gli animali raglianti, eppure ascolta attentamente, l'eterna quiete silenziosa continua, continua in mezzo a tutto questo, è continuata e continuerà. Questo perchè il mondo non è che un sogno ed è soltanto pensato e la perenne eternità non gli fa caso. Di notte sotto la luna, o in una stanza quieta, zitti ora, la musica segreta dei Non-Nati continua, continua al di là del concetto, sveglia al di là dell'esistenza. Per la precisione, sveglia in realtà non significa sveglia perchè la dorata eternità non si è mai addormentata: lo si capisce dal rumore costante del Silenzio che taglia questo mondo come un diamante magico che tagli il trucco del tuo non capire che è stata la tua mente a causare il mondo.
Nel lavoro dei Masbedo, l'estetica è il fondamento superficiale.
Noi tiriamo fuori la pelle d'oca dalla gente.
Il poeta Giancarlo Majorino, immobile su un Mercedes metallizzato, è il protagonista muto di Notte 266 (2005). Non è un uomo giovane. E' canuto e assillato da presenze del passato, che camminano a lato dell'auto. Sono persone che fluiscono come detriti che galleggiano. Sono lente, insistenti, come i morti o gli insetti che tornano in sogno. Lo cercano, ma lui guarda davanti a sè. L'auto è la barca di Caronte. La memoria è vuota, quando lui si inginocchia sulla strada e la cancella.
L'opera dei Masbedo è come un lungo corridoio con porte laterali che affacciano su innumerevoli stanze: la letteratura, la poesia, la critica, l'arte, lo sgomento, il sesso, l'instupidimento, la paura e le persone che lavorano al loro fianco sono scrittori (Michel Houellebecq, Aldo Nove), poeti (Majorino), attori (Ernesto Mahieux, Juliette Binoche), musicisti (Eugenio Finardi, Vittorio Cosma, Massimo Colombo), comparse.