Segno Anno 32 Numero 221 settembre-ottobre 2008
In un complesso immobiliare del primo Novecento di una ex Centrale elettrica, la Fondazione Morra realizza un Museo Laboratorio per l’artista austriaco, quale vivace approdo di una amicizia e comunione creativa di oltre trenta anni.
La recente apertura del Museo dedicato ad Hermann Nitsch aggiunge un tassello prezioso alla cartografia dell’arte a Napoli. Ubicato nel ventre “poroso” della città, alla sommità dello storico quartiere “Avvocata”, il museo recupera una interessante archeologia industriale, la “Stazione Bellini”, trasformata da un sobrio restauro architettonico in una struttura agile, animata da molteplici referenti, esplicitati dal nome: Museo/Archivio/Laboratorio.
La collezione storica delle opere di Nitsch di proprietà della Fondazione Morra, presentata a rotazione a cadenza biennale, soddisfa la qualità espositiva; il centro di documentazione ricerca e formazione soddisfa invece l’istanza teorica, interagendo col centro per le arti performative e multimediali preposto alla produzione di opere ed eventi. La biblioteca-mediateca provvede alla sistemazione e catalogazione di ogni tipo di materiale documentario. Una audioteca e un dipartimento per il cinema sperimentale indipendente raccolgono la documentazione audio e video delle azioni realizzate dagli anni ’70 ad oggi, completando un percorso polisensoriale e sinestetico, in ossequio al Gesamtkunstwerk elaborato da Nitsch nel corso della sua lunga carriera. Ancora in preparazione infine, la stanza del gusto e il terrazzo dei sapori e colori, appositamente progettati dal maestro come ambienti dove conoscersi, discutere del Wesen dell’arte, dei suoi linguaggi e della sua drammaturgia. Il museo si configura in questo modo come una struttura trasversale sviluppata attraverso una serie di piattaforme e dipartimenti, restituisce l’idea di un museo dinamico e polifunzionale. Un luogo di dibattito multimediale che parte dalla ricerca di Hermann Nitsch per trasformarsi, in ultima analisi, in strumento di conoscenza, in ossequio alla filosofia di vita del suo fondatore: “ho sempre lavorato d’anticipo, secondo l’idea di un’arte intesa non come un mezzo per il successo, per il mercato, ma per l’amore della ricerca, della conoscenza, dell’arte per l’arte” (Peppe Morra).
Le sale espositive dischiudono una costellazione di oggetti, tracce residuali delle azioni dell’artista che donano alla intera struttura una atmosfera onirica e a tratti inquietante. Il visitatore rivive l’intensa e patetica esperienza delle azioni dell’artista attraverso la tangibilità degli oggetti esposti. I relitti delle azioni creano ambienti che vivono autonomi, si impongono come elementi imprescindibili del teatro di Nitsch trasposto nello spazio reale. Le sale principali ospitano due complesse installazioni, le tracce residuali delle Aktion svolte tra il 1974 e il 1996 a Düsseldorf, Napoli, Firenze e Trieste. Le opere della recente 55.malaktion, realizzate “site specific” lo scorso agosto, si accampano nell’ipogeo che collega la biblioteca al museo. Numerosi disegni e le celebri partiture completano le installazioni che restituiscono un immaginario sospeso tra irreale e simbolico, un cortocircuito che ben rappresenta la complessa Weltanschauung di Nitsch, caratterizzata dalla reimmissione dell’agire dell’artista nel solco del mito e del sacro. Personaggio di spicco del Wiener Aktionismus, Hermann Nitsch si nutre delle nevrosi care all’Espressionismo austriaco, della tensione filosofica di Wittgenstein e della psicoanalisi di Freud, stimoli che fungono da viatico per il visitatore, ricostruiscono una via crucis costellata di azioni “scandalose” e irritanti che trascinano all’interno di una dimensione visiva, mentale e corporale volta “all’intuizione delle nostre pulsioni, della nostra coscienza attraverso una drammaturgia analiticamente ontologica” (Hermann Nitsch). Le azioni impietosamente documentate restituiscono nella loro oggettività una mise en scène cruda e destabilizzante che si spinge fino all’oltraggio morale, sessuale, identitario e sociale, perseguendo l’obiettivo di rivolgere un violento attacco a tabù atavici e di mostrare contestualmente la valenza liberatoria della naturalità degli istinti. Una drammaturgia complessa e ridondante, dove sacro e profano, rituali a carattere catartico e cerimoniali apotropaici, morte e resurrezione, espiazione e dolore, concitazione dionisiaca e drammaturgia del martirio offrono un viaggio iniziatico nelle viscere delle pulsioni ancestrali rimosse, approdano alla mistica comprensione dell’Orgien-Mysterien Theater. Tra sostanze organiche, fluidi corporali e paramenti sacri si schiude, percorrendo le sale del museo, una nuova forma di Gesamtkunstwerk, di opera d’arte totale che “consuma definitivamente alcuni topoi dell’arte per affacciarsi nell’aperto del teatro della vita, della ‘pittura estatica dionisiaca’, del ‘processo reale’ e della festa” (Angelo Trimarco).
L’apertura del “Museo Nitsch” amplifica le molteplici azioni già perseguite dalla Fondazione Morra, da sempre caratterizzata da un’offerta culturale diversificata: dall’attività espositiva ed editoriale alla promozione di rassegne di musica elettronica e di video underground, come l’Independent Film Show affidato alle cure di Raffaella Morra. La neonata struttura si contestualizza adesso all’interno dell’esteso e intricato territorio metropolitano, contraddistinto da una serie di poli aggregati per sistemi omogenei e comune collocazione topografica; un insieme di strutture che per valore monumentale e prestigio delle sedi occupate è intimamente legato alla realtà storica della città e alla sua tradizione di grande centro di produzione artistico e culturale. In questo senso il Museo Nitsch, pur non obbedendo ai dettami della moderna museologia - che privilegia per le ragioni del nuovo strutture moderne perché aperte e flessibili - si collega al sistema dei castelli, delle residenze reali, dei complessi conventuali, dei palazzi e delle ville patrizie, da sempre contenitori privilegiati delle istituzioni museali napoletane.